Cosa è la sologamia, il matrimonio con se stessə che sta arrivando in Italia

Questa pratica esiste già da decenni in Giappone e sbarca ora anche nell'arte con la performance digitale di Ketra: "L'inclusione sociale parte prima di tutto da noi"

di EDOARDO MARTINI
10 luglio 2023

La sologamia, ovvero il matrimonio con se stessə, è arrivata anche in Italia (Instagram)

Sologamia, ovvero il matrimonio con se stessə. E' questo il nuovo termine che si sta affacciando sul panorama italiano e che ha tutti i connotati per diventare un autentico fenomeno sociale contemporaneo.

Lo stesso vocabolo non ha però per il momento una definizione ufficiale nemmeno nella Treccani, l'enciclopedia italiana più famosa.

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Per il momento il termine sologamia non è riconosciuto nell'enciclopedia Treccani (Instagram)

La Sologamia in Giappone e nell'arte

In realtà, la sologamia è una pratica che esiste da decenni in Giappone, ed è fondata su una filosofia intimista volta alla cura del sé e del proprio benessere interiore. Proprio a Kyoto infatti troviamo un'agenzia che propone pacchetti per matrimoni "self-wedding".

Ma non è tutto qui. Questa usanza ha fatto una timida comparsa sul piccolo schermo all'interno della serie Sex and the City e recentemente un'indiana si è spostata con se stessa facendo parlare di se a livello internazionale.

Questo nuovo concetto è arrivato anche nell'arte grazie alla performance digitale, chiamata "Sologamy" (www.sologamy.org), ideata dall'artista vicentina Elena Ketra.

La performance sarà presentata dalla Fondazione Solares delle Arti, in collaborazione con la galleria romana Supermartek in anteprima internazionale dal 13 al 16 luglio a Videocittà, il Festival della visione e della cultura digitale, al Gazometro di Roma.

Nella sezione dedicata all'arte contemporanea chiamata "Agorà Expo", sarà allestita un'area per il progetto Sologamy. Chi vorrà sposarsi con se stessə, inserendo i propri dati grazie ad uno schermo touchscreen, "in virtù dell’arte e dell’amore", potrà farlo con tanto di certificato che attesta il proprio matrimonio sologamico.

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L'attestato di matrimonio

"Amare se stessi è necessario per poter amare in modo libero"

La stessa artista ha voluto spiegare la poetica che l'ha ispirata nella realizzazione della sua performance digitale: "Imparare ad amare se stessi è necessario per poter amare in modo libero ogni altro essere umano".

E ancora: "E' l'affermazione della propria indipendenza affettiva, la presa di coscienza di sé e delle proprie capacità, forza e bellezza, al di là di diktat estetici, sociali e sessuali uniformanti. L'inclusione sociale parte prima di tutto da noi stessə".

Le prime opere attorno a questo concetto risalgono al 2021. Una serie di lastre specchianti sulle quali è impressa una torta nuziale stilizzata a più piani sopra la quale troneggia un pezzo degli scacchi femminile, maschile e neutro, e sotto la definizione della parola sologamia, in dialogo con un'altra opera-specchio "Nontiscordardite".

Il filo conduttore della ricerca dell’artista è l'empowerment femminile e l'inclusione sociale, ponendo come centro della riflessione il sé come persona, oltre stereotipi di genere. Questa performance ne è il manifesto più limpido e sincero, in quanto esiste solo grazie all'interazione e abbraccia tutti i generi.

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L'artista Elena Ketra al Museo Madre (Instagram)

Chi è Elena Ketra

La donna è un'artista visiva che, grazie alla sua ricerca, affronta temi sociali come l'empowerment femminile e l'inclusione di genere.

Le sue opere da "Girlpower 4010", un tirapugni a dondolo per bambine feroci, la serie "Serialmirrors", specchi feticcio che riflettono storie di donne assassine fino a Utereyes, l'utero con gli occhi che non subisce ma sceglie, sono accomunate da quell'indole chiara alla ribellione ai ruoli assegnati e agli stereotipi di genere.

Ketra ha esposto in numerose mostre personali e collettive, tra cui al Museo Madre di Napoli, al MAM di Mantova, al Silesian Museum di Katowice (PL) e alla Stichting Artes di Amsterdam.

Nel 2022 ha vinto l'exibart prize nella sezione dedicata all'inclusione. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private tra cui quella della Fondazione Solares delle Arti (www.ketra.it).

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"Imparare ad amare se stessi è necessario per poter amare in modo libero", così l'artista sulla soligamia (Instagram)

Il primo caso di Sologamia

In Occidente si racconta che il primo caso sia avvenuto negli Stati Uniti nel 1993, quando una certa Linda Baker per festeggiare il suo quarantesimo compleanno decise di sposare sé stessa, come atto di amore profondo per la propria persona.

Successivamente ci sono stati altri casi nel mondo, ma non richiamano l'attenzione, visto che si tratta di episodi unici e sporadici.

Come accennato precedentemente approda poi - in sordina - sul grande schermo nel 2003 in un episodio della serie televisiva "Sex and the City", quando la protagonista Carrie Bradshaw, interpretata da Sarah Jessica Parker, annunciò che si sarebbe sposata con se stessa. Erano tutti i primi segnali di un fenomeno sociale sul nascere.

E arriviamo ai giorni nostri, dove troviamo diversi matrimoni sologamici soprattutto all'estero. Uno su tutti ha fatto il giro del mondo: quello di Kshama Bindu, la ventiquattrenne di Vadodara, che è entrata nella storia dell'India rompendo un tabù e affermando che tale scelta è stata dettata per condurre "uno stile di vita che mi aiuti a crescere e fiorire nella persona più viva, bella e profondamente felice che possa immaginare".