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In mezzo al braccio di ferro tra Comune e cooperative ci sono 800 bimbi e 500 operatori
Da una parte ci sono i bandi già vinti da cinque cooperative sociali - per 70 milioni circa e con scadenza nel 2026 - per i servizi all’infanzia del Comune di Milano e, in particolare, per il sostegno dei bimbi con disabilità. Dall’altra parte c’è il recente rinnovo del Contratto nazionale delle cooperative sociali, che ha imposto un aumento salariale per gli educatori. "Giusto e necessario" a detta di tutti.
In mezzo ci sono 800 bimbi e 500 lavoratori in sospeso. Perché cinque coop - Accento, Cadiai, Consorzio Blu, Nuova Assistenza e Orsa - hanno già suonato il campanello d’allarme: non riescono a sostenere da sole i nuovi costi, sarebbero pronte a rescindere il contratto prima del tempo. In una nota congiunta, hanno anticipato anche che "in assenza di una risposta immediata da parte del Comune, i gestori si troveranno costretti a ricorrere alla via di una tutela giudiziale per poter continuare a garantire il rispetto dei diritti contrattuali di oltre 500 lavoratrici e lavoratori impegnati su questi servizi". A Palazzo Marino chiedono una revisione delle tariffe e un intervento "urgente e condiviso" per "garantire la qualità e la stabilità del sistema educativo della città".
"Chiediamo un incontro con il Comune da tempo – spiega Elena Bertolini, presidente di Accento –, abbiamo avuto questo aumento contrattuale, un aumento dovuto: abbiamo bisogno di figure di cura, dobbiamo sostenerle. Come gestori abbiamo già provveduto, ma abbiamo anche bisogno che il Comune ci riconosca la possibilità di remunerare gli educatori altrimenti i servizi si bloccano”. “Come cooperative sociali abbiamo poca marginalità – prosegue Bertolini – a queste condizioni è difficile rimanere in piedi. Facciamo parte di un sistema che è come un “tandem”: se si ferma la cooperazione è a rischio tutto. Anche perché abbiamo già pochi giovani che si avvicinano a questo lavoro, la continuità educativa è fondamentale, soprattutto in situazioni di fragilità”.
"Se questa decisione dovesse concretizzarsi, circa 800 bambini con disabilità e le loro famiglie si troverebbero privi di un servizio essenziale, mettendo in crisi la già fragile rete di supporto all’infanzia e all’inclusione scolastica e 500 educatori delle cooperative coinvolte vedrebbero messo a rischio il proprio posto di lavoro, con un impatto significativo sul piano sociale ed economico”, conferma Salvatore Monteduro, Uil Milano-Lombardia: “Si parla di lavoro povero, lotta al precariato e applicazione di giusti contratti e poi chi dovrebbe sostenere tutto questo si affida a cooperative che vanno in direzione opposta. Sono i limiti delle esternalizzazioni”, aggiunge Monteduro.
La replica del Comune di Milano
"L’istanza di adeguamento contrattuale per lavoratori e lavoratrici delle cooperative è all’attenzione degli enti pubblici - spiega la vicesindaca e assessore Anna Scavuzzo - ed è stata la stessa Anci a esprimere in un documento il riepilogo normativo e l’interpretazione all’interno del cui perimetro tutti i Comuni sono tenuti a muoversi. Per Milano si tratta, fra gli altri, di appalti che permettono di offrire servizi di qualità a bambine e bambini ed è nell'interesse di tutti poter proseguire senza tensioni, criticità e problemi sia per bambini, bambine e famiglie che per le lavoratrici e i lavoratori".
"Allo stesso tempo - aggiunge -, non possiamo dimenticare che stiamo parlando di appalti assegnati tramite gare, che i termini contenuti nel Codice degli Appalti che regola tali gare non possono essere ignorati dalla Stazione Appaltante del Comune, e che la modifica dei termini di un appalto già assegnato va valutata in relazione alle norme".
L'appello va anche a Roma: "Laddove abbiamo potuto intervenire recependo il nuovo Ccnl lo abbiamo fatto e lo faremo, ovviamente, per tutte le gare a venire: sottolineo, allo stesso tempo, che non è stato previsto da parte del Governo alcun trasferimento aggiuntivo agli enti locali per andare incontro a questo evidente aggravio dei costi. Ancora una volta vediamo attribuire ai Comuni responsabilità che sono in capo ad altri, quali le previsioni normative per attuare le modifiche intercorse e adeguati trasferimenti per far fronte agli aumentati costi per erogare i servizi". Le interlocuzioni con gli operatori e con le cooperative sono in corso.