È passato un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin. Una morte violenta che ha scosso con forza la nostra coscienza assuefatta alla violenza di genere. Che ci ha fatte arrabbiare, anzi no, proprio incazzare. Un crimine orrendo che ha segnato in profondità come mai prima la società italiana, moltiplicando le iniziative contro la violenza sulle donne e alzando un'onda emotiva di indignazione che non accenna a placarsi.
Un anno fa - nella notte dell' 11 novembre - moriva Giulia Cecchettin, colpita a morte con 75 fendenti inferti dall'ex fidanzato, Filippo Turetta. Reo confesso, andrà a sentenza il 3 dicembre prossimo davanti alla Corte d'Assise di Venezia.
Ma l'anno trascorso non è stato solo quello del processo all'assassino di Giulia. È stato un anno di attivismo contro la violenza di genere, di occhi aperti e grida in strada contro un fenomeno che non è più tollerato ma che non accenna a fermarsi. Merito anche dei familiari di Cecchettin, la sorella Elena e soprattutto Gino, il papà della ragazza, che dopo il libro dedicatole, "Cara Giulia", presentato in decine di incontri nelle Università, nelle scuole, in tv, ha lanciato la "Fondazione per Giulia", che inizia in questi giorni la propria attività per formare le giovani generazioni contro la violenza di genere.
In occasione del primo anniversario del femminicidio, ripercorriamo le tappe della vicenda, per non dimenticare Giulia Cecchettin, perché non sia morta invano come tante, troppo prima e dopo di lei.