Elezioni Usa, Harris o Trump: per chi votano le comunità etniche?

Afroamericani e musulmani, ebrei e latini o ispanici, cattolici e asiatici. L’America multiculturale è chiamata alle urne per decidere chi sarà il o la prossima presidente

5 novembre 2024
Più di 60 milioni di voti anticipati,oltre record Usa 2020

Quale candidato sceglieranno le comunità etniche americane?

È il giorno del voto negli Usa. Nella serata/notte di oggi (orario italiano) i cittadini e le cittadine americane sono chiamati a eleggere il prossimo o la prossima presidente. I due candidati alla Casa Bianca, Kamala Harris e Donald Trump, corteggiano le minoranze etniche negli Usa che potrebbero far cambiare il risultato delle elezioni in alcuni Stati.

Tradizionalmente, infatti, queste comunità sembrerebbero orientate verso il lato democratico, ma il loro sostegno ultimamente va erodendosi a favore del tycoon. E mai come in questa occasione, in cui i due sfidanti sono testa a testa in praticamente ogni sondaggio, ogni voce conta. È per questo che, negli ultimi giorni sia Harris che Trump si sono concentrati nel convincere le minoranze inviando loro messaggi, sia durante gli eventi elettorali che tramite annunci pubblicitari: le comunità possono infatti svolgere un ruolo decisivo soprattutto negli stati chiave (swing states), capaci di far pendere da un lato o dall’altro la bilancia delle elezioni.

Kamala Harris e Donald Trump
Kamala Harris e Donald Trump: è il giorno delle elezioni in USA

Afroamericani divisi su Kamala Harris

Gli afroamericani non sono una certezza per la vice presidente, pur essendo uno dei pilastri dell’elettorato democratico. Di questo gruppo, che rappresenta il 13,7% della popolazione (secondo l'US Census Bureau), oltre il 90% nelle precedenti elezioni ha votato per Barack Obama, Hillary Clinton e Joe Biden. Ma non sembra esserci un così largo appoggio anche per Kamala Harris: secondo un sondaggio d’opinione del New York Times/Siena Poll Coverage pubblicato il 12 ottobre, solo il 78% degli afroamericani intende votare per lei.

La candidata democratica ha difficoltà soprattutto con gli uomini di questa comunità, dato che secondo lo stesso sondaggio solo il 69% di loro dichiara di sostenerla. Un divario di genere che in realtà rispecchia quello di tutta la popolazione, ma è ancora più evidente in un elettorato che solitamente vota in blocco per il campo democratico. Un fatto che ha spinto il primo presidente nero americano, Barack Obama, a lanciare un appello ai suoi "fratelli" indecisi perché si schierino per Harris. “Date ogni sorta di ragioni e di scuse. Ciò rappresenta per me un problema: mi fa pensare che non vi piace l'idea di avere una donna come presidente”, ha detto a Pittsburgh il 10 ottobre.

Nonostante l’endorsement di star come Stevie Wonder e Rihanna, la candidata è consapevole di queste difficoltà ed ha quindi sviluppato una serie di proposte che dovrebbero portare benefici diretti ai maschi afroamericani. Questo programma mira ad aiutarli ad avviare la loro piccola impresa o attività commerciale grazie a prestiti vantaggiosi, ma contiene anche aiuti alla formazione e all'apprendistato, oltre a un sistema di accesso agevolato alle professioni nel campo dell'istruzione. Il voto degli afroamericani sarà particolarmente cruciale in Georgia, dove rappresentano quasi un terzo della popolazione. Questo stato chiave è stato vinto da Joe Biden nel 2020, con un piccolo vantaggio di 12.000 voti su Donald Trump.

Donald Trump punta a ispanici e latini

Ispanici e latinoamericani sono invece tentati da Donald Trump. Secondo il Census Bureau, la categoria degli “ispanici e latini” costituisce il 19,5% della popolazione Usa e rappresenta il secondo gruppo etnico più numeroso dopo i bianchi. Quest’anno, secondo il Pew Research Center, si sono registrati per votare 36 milioni di latinoamericani, 4 milioni in più rispetto al 2020 e più del doppio rispetto al 2000.

Se il campo democratico è tradizionalmente favorito da questo elettorato etnico, questo sostegno sembra sgretolarsi man mano che passano gli anni: nel 2012 il 71% dei latinoamericani ha votato per Barack Obama, nel 2020 solo il 59% ha scelto Joe Biden e la curva all’ingiù sembra accentuarsi ancora per Kamala Harris, a cui all’inizio di settembre veniva attribuito il 57% delle intenzioni di voto in questo gruppo elettorale. 

Il mancato miglioramento della situazione economica dei latini in questi anni potrebbe spiegare la tentazione di scegliere il candidato repubblicano. E sebbene l’immigrazione occupi un posto centrale nella campagna, l’ostilità mostrata da Donald Trump nei confronti dei migranti può paradossalmente attrarre questa fetta elettorale. Secondo un sondaggio del New York Times/Siena Poll Coverage realizzato all'inizio di ottobre, la maggior parte dei latinoamericani non si preoccupa quando il tycoon accusa i migranti di essere criminali e di “avvelenare il sangue” del Paese. Tuttavia la battuta razzista del comico Tony Hinchcliffe in uno dei comizi finali, contro il territorio di lingua spagnola di Porto Rico, descritto come “un’isola galleggiante di spazzatura” potrebbe avere delle gravi conseguenze, contando che sono quasi 4 milioni gli americani di origine portoricana, anche se il candidato del Gran Old Party si è dissociato dall’affermazione.

Chi sceglieranno gli asiatici?

Anche gli asiatici-americani, un elettorato in crescita e terza comunità – in termini numerici – del Paese, vedono aumentare il proprio peso demografico e politico. Di origine prevalentemente cinese, filippina o indiana, nel 2023 rappresentavano il 6,4% della popolazione americana e circa 15 milioni di questi avranno diritto di voto nel 2024, una cifra in aumento del 15% rispetto alle elezioni del 2020 (+12% per i latinoamericani e +7% per gli afroamericani). A lungo trascurato dai sondaggisti, il comportamento politico degli asiatici americani è meno noto. Nel 2020, la maggioranza di loro (tra il 60 e il 70% secondo diversi exit poll) ha dato il proprio voto a Joe Biden. Figlia di un oncologo e ricercatore indiano, Kamala Harris può sperare di ottenere voti in questa comunità e secondo recenti indagini, beneficia di dinamiche a suo favore.

Schieramenti religiosi 

Infine un peso non trascurabile potrebbero avere le minoranze religiose, in un contesto di conflitti in Medio Oriente e movimenti di protesta nelle strade e nei campus americani. Classificati come “bianchi” nel censimento federale, gli arabi americani rappresentano una piccola minoranza di 3 milioni di persone. Un numero piccolo ma che, ad esempio in michigan, questo potrebbe fare la differenza. In questo Stato altalenante vinto da Joe Biden nel 2020, Kamala Harris deve affrontare la sfiducia di parte dell’elettorato musulmano, che critica la sua amministrazione per il suo sostegno armato a Israele nel conflitto mediorientale. Il movimento filo-palestinese “Uncommitted” si è posizionato contro Donald Trump, senza però sostenere esplicitamente l’avversaria.

Demograficamente più numerosa, la minoranza ebraica - circa 7 milioni di americani - storicamente tende verso l’ala democratica. Secondo uno studio il 65% degli ebrei afferma di voler votare per Kamala Harris. Trump irritato è arrivato ad affermare che gli ebrei avrebbero dovuto “farsi visitare” se votassero democratico e “avrebbero molto a che fare con” una possibile sconfitta repubblicana. Infine, i 50 milioni di cattolici americani costituiscono la più grande comunità di fede del Paese, pari al 20% della popolazione. Secondo il Pew Research Center, una piccola maggioranza (52%) prevede di votare per Trump, il cui vicepresidente JD Vance è cattolico. Kamala Harris, che si è opposta alla Chiesa cattolica sul tema dell'aborto, sembra avere meno presa su questo elettorato. 

Insomma negli stati Uniti è testa a testa e non resta che attendere, spettatori di una serata che potrà davvero cambiare le sorti del mondo intero. In meglio o in peggio sarà tutto da vedere.