Mentre a livello nazionale i conservatori portano avanti una proposta in Congresso per vietare in tutti i 50 Stati l’aborto, la Corte Suprema dell'Alabama ha stabilito che gli embrioni congelati sono persone e che quindi si può essere ritenuti responsabili della loro eventuale distruzione.
Una decisione che, secondo i sostenitori dei diritti riproduttivi, potrebbe mettere in pericolo la fecondazione in vitro e colpire le centinaia di migliaia di persone che dipendono da trattamenti come questo ogni anno. La sentenza, prima nel suo genere, arriva mentre almeno 11 governi statali hanno stabilito nelle loro leggi che l'essere umano è tale a partire dalla fecondazione, ed altri meditano di imporre ulteriori restrizioni sull'aborto e sulla riproduzione, rilanciando il dibattito in vista delle elezioni del 2024. Intanto è attesa anche la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti, che in questa sessione stabilirà se limitare l'accesso a un farmaco abortivo, pronunciandosi sull'argomento per la prima volta da quando ha ribaltato la Roe v. Wade nel 2022.
Il caso in Alabama
Nel caso dell'Alabama si doveva decidere se un paziente, che aveva erroneamente lasciato cadere e distrutto gli embrioni congelati di altre coppie, potesse essere ritenuto responsabile in una causa per omicidio colposo. La corte ha stabilito che sì, era da ritenersi responsabile, perché da tempo ritiene che "i bambini non ancora nati sono 'persone'" e che ciò è vero anche per gli embrioni congelati, che garantiscono agli ovuli fecondati la stessa protezione prevista per i minori nei casi di applicazione della legge sull'omicidio colposo.
La norma "Si applica a tutti i bambini, nati e non nati, senza limitazioni", hanno scritto i giudici. “Non è compito di questa Corte definire una nuova limitazione basata sulla nostra visione di ciò che è o non è saggio per l'ordine pubblico. Ciò è particolarmente vero quando, come in questo caso, il popolo di questo Stato ha adottato un emendamento costituzionale che mira direttamente a impedire ai tribunali di escludere la 'vita non nata' dalla protezione legale”.
La ‘personalizzazione’ del feto
In passato, attivisti e legislatori antiabortisti hanno cercato di rendere illegale la distruzione degli embrioni, anche se nessun'altra Corte Suprema di uno Stato si è pronunciata in tal senso. In Tennessee, per esempio, un'attivista contraria all’interruzione volontaria di gravidanza ha detto ai legislatori repubblicani di aspettare qualche anno prima di regolamentare la fecondazione in vitro, secondo una registrazione ottenuta da ProPublica. La spinta a definire lo stato giuridico di ‘persona’ ha persino influenzato una norma fiscale in Georgia, dove oggi si riconosce un "bambino non ancora nato" come dipendente dopo sei settimane di gravidanza. Il Kansas, invece, ha preso in considerazione una legge che vieterebbe la distruzione degli embrioni, anche se per il momento giace in una commissione.
In Alabama, nel 2018, gli elettori hanno approvato con voto popolare una misura che concedeva ai feti pieni diritti personali, ma non menzionava gli embrioni congelati. Dopo l’abolizione della Roe v. Wade, nello Stato è entrato in vigore un divieto quasi totale di aborto.
Secondo i dati di Pregnancy Justice, qui si concentra quasi la metà di tutti i procedimenti penali legati alla gravidanza in tutti gli USA. La sentenza della Corte Suprema locale, infatti, potrebbe avere implicazioni più ampi per i trattamenti di fertilità come la fecondazione in vitro – la procedura medica con cui i medici estraggono gli ovuli dalle ovaie e li fecondano con spermatozoi al di fuori del corpo, formando embrioni che possono poi essere trasferiti nell'utero – e persino sui contraccettivi.
"Questa è una naturale prosecuzione della marcia verso la personalizzazione del feto", ha dichiarato Dana Sussman, vicedirettrice esecutiva di Pregnancy Justice. “È sufficiente che uno Stato sia il primo ad aprire la strada, e quello successivo si sentirà meno estremista nel seguirla. Ed è motivo di grande preoccupazione per chiunque abbia a cuore i diritti riproduttivi delle persone e il diritto all'aborto”.