Femminicidio Carol Maltesi, "sentenza che offende le donne"

Sdegno bipartisan per la decisione dei giudici di non condannare all'ergastolo l'assassino: "Inaccettabili le giustificazioni e i preconcetti contenuti all'interno del pronunciamento"

di BARBARA BERTI
14 luglio 2023
Carol Maltesi

Carol Maltesi

Femminicidio di Carol Maltesi, “una sentenza che offende le donne”. Solo pochi giorni fa, il Tribunale di Roma ha assolto il bidello 67enne accusato di violenza sessuale da una studentessa, la quale ha raccontato di essere stata palpeggiata dall’uomo a scuola. I giudici hanno ritenuto che “il fatto non costituisce reato”, visto che il toccamento sarebbe durato meno di dieci secondi. femminicidio-carol-maltesi-sentenza Una motivazione che ha indignato l’opinione pubblica e sta ancora facendo discutere, tanto che sui social è partito il trend #10secondi. Adesso arriva un’altra sentenza, dove la vittima è ancora una ragazza. E anche in questo caso quello che scrivono i giudici provoca profondo sdegno nel mondo civile e politico. Si tratta del femminicidio di Carol Maltesi. I fatti risalgono all’11 gennaio 2022 e il delitto avvenne a Rescaldina, nel Milanese. Il corpo della donna, fatto a pezzi e messo in alcuni sacchi dell’immondizia fu ritrovato mesi dopo nel Bresciano. L’assassino è Davide Fontana, 44 anni, bancario, all’epoca amico e vicino di casa di Carol.
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Carol Maltesi, 26 anni, fatta a pezzi e gettata in un dirubo a Borno nel Bresciano da Davide Fontana

Femminicidio, perché non è stato concesso l'ergastolo

La sentenza emessa dal Tribunale di Busto Arsizio per il femminicidio condanna a 30 anni di carcere e non all’ergastolo (come chiedeva il pm) Davide Fontana per aver ucciso a martellate e con una coltellata alla gola la ragazza. Secondo i giudici non vi fu premeditazione e nemmeno le aggravanti dei motivi futili o abietti e della crudeltà. E sempre per i giudici, il movente non è la gelosia: la ragazza aveva anche altri rapporti che l'uomo accettava e insieme realizzavano video hard postati su OnlyFans.
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L'assassino e la vittima

Il movente, per i giudici, è da ricercarsi nel fatto che, come ha riportato il quotidiano “La Prealpina” l'uomo “si rese conto che ormai, dopo averlo in qualche misura usato, Maltesi si stava allontanando da lui, scaricandolo” e andando a vivere altrove. “Si è reso conto che la giovane e disinibita Carol Maltesi si era in qualche misura servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e che lo avesse usato e ciò ha scatenato l'azione omicida” scrivono i giudici per spiegare l'assenza di motivi futili o abietti. femminicidio-carol-maltesi-sentenza Perdere una persona dalla quale “dipendeva, poiché gli aveva permesso di vincere la sostanziale solitudine in cui si consumava in precedenza e di vivere finalmente in modo diverso e gratificante, si è rivelata insopportabile”. E questa è anche l'opinione del perito e dei consulenti psichiatrici che hanno studiato il “funzionamento mentale e la personalità” di Fontana. In senso tecnico-giuridico, ad avviso della Corte, quindi, non si è in presenza di motivi futili e abietti che, per la Cassazione, sussistono quando l'azione criminosa “più che una causa determinante dell'evento” è “un mero pretesto per lo sfogo di un impulso violento”. L'omicidio, inoltre, non fu premeditato dal momento che non vi è prova che fu organizzato né altri elementi fanno pensare il contrario.
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I Carabinieri mentre pongono i sigilli ad uno degli appartamenti della corte in cui viveva la vittima

I giudici della Corte d'assise hanno analizzato la fase successiva del “depezzamento” del corpo e hanno scritto che "non si può fare il grave errore di desumere la crudeltà nel realizzare l'omicidio dalla raccapricciante, orripilante condotta successiva e in particolare dall'agghiacciante gestione del cadavere e dello spaventoso scempio fattone, che tanto orrore ha suscitato nell'opinione pubblica”. “Fontana compiuto l'omicidio, voleva liberarsi del cadavere definitivamente, definitivamente distruggendolo” sostiene sempre la Corte.

L’indignazione della Casa Internazionale delle Donne

“La sentenza emessa dal Tribunale di Busto Arsizio per il femminicidio di Carol Maltesi offende profondamente tutte le donne e non rende giustizia a Carol e a chi come lei è stata vittima di un femminicidio” sostiene la Casa Internazionale delle Donne, il centro culturale romano, in una nota. E aggiunge: “Le giustificazioni e i preconcetti contenuti all'interno del pronunciamento, che hanno portato la Magistratura a rigettare l'ergastolo e a diminuire così la pena al colpevole, sono assolutamente inaccettabili”. L’associazione, quindi, “esprimere la più profonda indignazione” e sottolinea “che sentenze di questo tipo non fanno altro che rivittimizzare le donne”. “Purtroppo, in un Paese in cui la seconda carica dello Stato attacca una ragazza che denuncia la violenza subita, minandone la credibilità, quanto accaduto non ci stupisce” continua. “Ciò che è certo è che non ci fermeremo nella nostra battaglia per la difesa dei diritti delle donne, nella nostra lotta quotidiana contro una cultura maschilista, sessista e mistificatrice” conclude la nota della Casa Internazionale delle Donne.
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La senatrice del Pd Valeria Valente (Facebook)

La politica contro la sentenza

La sentenza che riduce la pena (30 anni contro l'ergastolo richiesto dalla pubblica accusa) all’assassino di Carol Maltesi sdegna anche il mondo politico. “Le donne nelle aule giudiziarie diventano purtroppo vittime due volte” commenta la senatrice del Pd, Valeria Valente. “Giustificare in qualche modo l'uomo autore del reato, comprenderne le motivazioni e colpevolizzare la donna vittima, persino se ha subito un femminicidio, è raccapricciante” dice la senatrice. E aggiunge: “E’ questa la cultura sbagliata, ingiusta, inaccettabile in cui nasce e si perpetua la violenza maschile, è questa la cultura che va cambiata”.
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Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera (Facebook)

Anche Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, non è assolutamente d’accordo con la decisione dei giudici. “Se tredici martellate in testa non rappresentano crudeltà e se fare a pezzi quel corpo non lo è, ci chiediamo cosa sia la crudeltà. La sentenza su Davide Fontana ci lascia attoniti” afferma. Quindi aggiunge: “Ci auguriamo che la procura faccia appello perché Fontana merita l'ergastolo e già la perizia psichiatrica ha smascherato le sue simulazioni. Messa così tra dieci anni un assassino del genere sarà certamente libero per buona condotta e questa cosa fa inorridire nel rispetto di Carol”.