Georgia, un giudice annulla il divieto di aborto: “Nessuno può imporre alle donne di essere incubatrici umane”

La legge vietava la possibilità di interrompere la gravidanza dopo sei settimane. L'ufficio del procuratore generale dello Stato ha dichiarato che la sentenza sarà impugnata.

1 ottobre 2024
Un giudice statale ha annullato il divieto d'aborto dopo sei settimane in Georgia

Un giudice statale ha annullato il divieto d'aborto dopo sei settimane in Georgia

In Georgia un giudice dello Stato ha abolito il divieto di aborto dopo la sesta settimana di gravidanza. La legge statale, nota come LIFE Act, è stata firmata dal governatore repubblicano Brian Kemp nel 2019 ma era entrata in vigore soltanto a luglio 2022, dopo aver affrontato una sfida legale particolarmente accesa e dopo l’annullamento della sentenza Roe v. Wade da parte della Corte Suprema.

Tutelare la libertà della donna

Nel motivare la sua decisione, il giudice Robert McBurney della contea di Fultoh ha spiegato che una revisione del concetto di “libertà” dimostra che in Georgia questa include nel suo significato, nelle tutele e nel complesso dei diritti il potere di una donna di controllare il proprio corpo, di decidere ciò che accade ad esso e in esso, e di rifiutare l'interferenza dello Stato nelle sue scelte sanitarie. “Questo potere, tuttavia, non è illimitato – ha aggiunto nella sentenza –. Quando un feto che si sviluppa all'interno di una donna raggiunge lo stadio di vitalità, quando la società può assumersi la cura e la responsabilità di quella vita distinta, allora - e solo allora - la società può intervenire”.

McBurney ha scritto che la modifica sostanziale della normativa rispetto alle leggi statali precedenti è “l'estrema riduzione della finestra temporale entro la quale le donne hanno la possibilità legale di interrompere una gravidanza da circa venti settimane (cioè la vitalità) a sole sei settimane, un punto in cui molte – se non la maggior parte – sono completamente inconsapevoli o al massimo incerte di essere incinte”.

Il caso giudiziario

Kara Murray, portavoce del procuratore generale Christopher Carr, ha replicato: “Riteniamo che il LIFE Act della Georgia sia pienamente costituzionale e faremo immediatamente appello alla decisione della corte di primo grado”.

Il caso è nato da una causa intentata dal SisterSong Women of Color Reproductive Justice Collective e da altri querelanti nel 2019, subito dopo la firma della norma che vietava l’aborto dopo sei settimane. Mentre affrontava la sfida legale, nel 2022, McBurney ha stabilito che la legge violava la Costituzione degli Stati Uniti e l'ha annullata. La Corte Suprema dello Stato, tuttavia, ha permesso che rimanesse in vigore.

Il caso è stato quindi rinviato al tribunale statale, che ha di nuovo rilevato l’incostituzionalità. “Il diritto alla libertà di privacy di un georgiano comprende anche il diritto di prendere decisioni personali in materia di assistenza sanitaria? Chiaramente sì”, ha scritto.

“Solo le donne possono decidere se servire da incubatrici umane”

Secondo il giudice gli atti sono chiari: “Per molte donne, la gravidanza è involontaria, inaspettata e spesso sconosciuta fino a molto tempo dopo l'inizio del battito cardiaco embrionale. Ma a quel punto è troppo tardi per le disposizioni del LIFE Act: a queste è ora vietato annullare quel cambiamento di circostanze che ha cambiato la loro vita – prima ancora di sapere che il cambiamento era avvenuto”.

E prosegue: “Per queste donne, la libertà significa che solo loro possono scegliere se servire da incubatrici umane per i cinque mesi che precedono la vitalità. Non spetta a un legislatore, a un giudice o a un comandante di The Handmaid's Tale (la celebre serie tv tratta dai romanzi di Margaret Atwood, ndr) dire a queste donne cosa fare del loro corpo durante questo periodo in cui il feto non può sopravvivere al di fuori dell'utero, così come la società non potrebbe - o dovrebbe - costringerle a servire come banca di tessuti umani o a rinunciare a un rene a beneficio di altri”, ha sentenziato.