“
L’istruttrice mi chiamava ippopotamo”. E’ la rivelazione choc di una ragazzina di 13 anni,
Ilaria, insultata dalla sua insegnante di
ginnastica ritmica. Dopo dichiarazioni terrificanti delle ex Farfalle della Nazionale,
Nina Corradini (19 anni) e Anna Basta (22 anni), a cui sono seguite quelle dell’ex campionessa mondiale di ritmica
Giulia Galtarossa (31 anni), e quelle della
campionessa pratese Marta Pagnini (31 anni), ex capitana delle Farfalle, plurititolata a livello olimpico, internazionale ed europeo, senza dimenticare il
commissariamento dell’Accademia internazionale di Desio, continuano le denunce pubbliche di ama questo sport e nel farlo ci ha sempre messo tutto l’impegno e la volontà necessarie. Stavolta a parlare non è una campionessa, è una atleta come tante che inseguendo la sua grande passione,
la ginnastica ritmica, si è ritrovata in una situazione di forte disagio. Tanto da non riuscire neppure a parlarne ma si è sfogata raccontando tutto in un
tema affidatole dalla professoressa. L’incipit del compito di italiano di
terza media era il seguente: “Quella volta che…”. Ilaria prende il foglio e la penna e racconta tutto: la palestra di ginnastica ritmica che da qualche tempo diventata teatro di
vessazioni e abusi verbali da parte della sua istruttrice. La sua professoressa di italiano legge il tema e avverte la madre. I genitori si attivano e portano il caso davanti alla Procura della Federginnastica. Dopo tanta burocrazia, esposti e ricorsi, la sentenza:
un mese di sospensione per l'istruttrice. La mamma di Ilaria e quella di una sua amica e compagna di ginnastica, Ginevra, raccontano la storia a
Daniela Simonetti, presidente dell'associazione
ChangeTheGame che combatte
abusi e violenze nello sport e ora chiedono: “
Denunciate”. Il tema risale a febbraio scorso e oggi le due ragazzine hanno cambiato società sportiva e sono tornate ad allenarsi e a credere nello sport.
Ginnasta 13enne in un tema racconta gli abusi e le vessazioni subite dall'istruttrice (Ansa)
Il tema di Ilaria: “Quella volte che…”
“...arrivata in palestra tutte le mie compagne erano insieme, l'istruttrice le aveva mandate a riscaldarsi;
io e la mia compagna G. eravamo le uniche che dovevano riscaldarsi velocemente per poi provare subito gli esercizi. Finito il riscaldamento, facciamo le spaccate dalle sedie, ci guardavamo, il nostro umore era cambiato perché sapevamo cosa ci aspettava. Finite anche le spaccate, prendiamo gli attrezzi, cominciamo a
ripassare gli esercizi; arriva il momento in cui dobbiamo farlo davanti a lei, alla nostra istruttrice che fino a quel giorno
ci aveva offeso e detto le peggio cose. Tocca a me, avevo ansia, ero spaventata. Durante l'esercizio comincia a urlare di tutto e di più, comincia a chiamarmi in tutti i modi: ‘
Maiale che si rotola nel fango’, ‘porchetta’, ‘ippopotamo’.
Ginnasta 13enne in un tema racconta gli abusi e le vessazioni subite dall'istruttrice (Ansa)
Già lì ero a pezzi, era solo metà esercizio, volevo fermarmi, non continuare l'esercizio (tanto sarebbe solo peggiorato), però non potevo. Alla fine dell’esecuzione mi dice tutte le correzioni, ma non si limita a questo, mi dice che non ero capace, che
ero pesante nei movimenti, che non andava bene, e soprattutto una cosa che mi fece stare davvero male: ‘
Cambia sport’. Quella voce risuonava nella mia testa. Andai in bagno e scoppiai a piangere, avevo le farfalle nello stomaco, ma in senso negativo. Mi stavo per sentire male, ero lì davanti a lei e non potevo fare niente,
non riuscivo neanche a parlare. Ho provato tante emozioni contrastanti. Non ce la facevo più!.
Non mi sentivo adatta, mi sentivo di troppo, mi sentivo brutta, volevo dimagrire, in quel momento volevo solo sparire, ero in imbarazzo. Tutte le mie compagne mi fissavano. Stavo male anche perché loro, durante le esecuzioni, le lodava. Faceva dei paragoni tra noi, anche se loro erano a un livello più basso. Nei giorni seguenti ero a pezzi. Tornata a casa ebbi un attacco di panico.
Volevo smettere con la ginnastica, non volevo più vedere nessuno. Ero come spenta e non mi sentivo a mio agio”.