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Home » Attualità » Ginnastica ritmica, “L’istruttrice mi chiamava ippopotamo”: 13enne racconta gli abusi in un tema

Ginnastica ritmica, “L’istruttrice mi chiamava ippopotamo”: 13enne racconta gli abusi in un tema

La denuncia di Ilaria: "Non mi sentivo adatta, mi sentivo di troppo, mi sentivo brutta, volevo dimagrire, in quel momento volevo solo sparire"

Barbara Berti
5 Novembre 2022
Ginnasta 13enne in un tema racconta gli abusi e le vessazioni subite dall'istruttrice (Ansa)

Ginnasta 13enne in un tema racconta gli abusi e le vessazioni subite dall'istruttrice (Ansa)

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“L’istruttrice mi chiamava ippopotamo”. E’ la rivelazione choc di una ragazzina di 13 anni, Ilaria, insultata dalla sua insegnante di ginnastica ritmica. Dopo dichiarazioni terrificanti delle ex Farfalle della Nazionale, Nina Corradini (19 anni) e Anna Basta (22 anni), a cui sono seguite quelle dell’ex campionessa mondiale di ritmica Giulia Galtarossa (31 anni), e quelle della campionessa pratese Marta Pagnini (31 anni), ex capitana delle Farfalle, plurititolata a livello olimpico, internazionale ed europeo, senza dimenticare il commissariamento dell’Accademia internazionale di Desio, continuano le denunce pubbliche di ama questo sport e nel farlo ci ha sempre messo tutto l’impegno e la volontà necessarie.

Stavolta a parlare non è una campionessa, è una atleta come tante che inseguendo la sua grande passione, la ginnastica ritmica, si è ritrovata in una situazione di forte disagio. Tanto da non riuscire neppure a parlarne ma si è sfogata raccontando tutto in un tema affidatole dalla professoressa. L’incipit del compito di italiano di terza media era il seguente: “Quella volta che…”. Ilaria prende il foglio e la penna e racconta tutto: la palestra di ginnastica ritmica che da qualche tempo diventata teatro di vessazioni e abusi verbali da parte della sua istruttrice. La sua professoressa di italiano legge il tema e avverte la madre. I genitori si attivano e portano il caso davanti alla Procura della Federginnastica. Dopo tanta burocrazia, esposti e ricorsi, la sentenza: un mese di sospensione per l’istruttrice. La mamma di Ilaria e quella di una sua amica e compagna di ginnastica, Ginevra, raccontano la storia a Daniela Simonetti, presidente dell’associazione ChangeTheGame che combatte abusi e violenze nello sport e ora chiedono: “Denunciate”. Il tema risale a febbraio scorso e oggi le due ragazzine hanno cambiato società sportiva e sono tornate ad allenarsi e a credere nello sport.

Ginnasta 13enne in un tema racconta gli abusi e le vessazioni subite dall'istruttrice (Ansa)
Ginnasta 13enne in un tema racconta gli abusi e le vessazioni subite dall’istruttrice (Ansa)

Il tema di Ilaria: “Quella volte che…”

“…arrivata in palestra tutte le mie compagne erano insieme, l’istruttrice le aveva mandate a riscaldarsi; io e la mia compagna G. eravamo le uniche che dovevano riscaldarsi velocemente per poi provare subito gli esercizi. Finito il riscaldamento, facciamo le spaccate dalle sedie, ci guardavamo, il nostro umore era cambiato perché sapevamo cosa ci aspettava. Finite anche le spaccate, prendiamo gli attrezzi, cominciamo a ripassare gli esercizi; arriva il momento in cui dobbiamo farlo davanti a lei, alla nostra istruttrice che fino a quel giorno ci aveva offeso e detto le peggio cose. Tocca a me, avevo ansia, ero spaventata. Durante l’esercizio comincia a urlare di tutto e di più, comincia a chiamarmi in tutti i modi: ‘Maiale che si rotola nel fango’, ‘porchetta’, ‘ippopotamo’.

Ginnasta 13enne in un tema racconta gli abusi e le vessazioni subite dall'istruttrice (Ansa)
Ginnasta 13enne in un tema racconta gli abusi e le vessazioni subite dall’istruttrice (Ansa)

Già lì ero a pezzi, era solo metà esercizio, volevo fermarmi, non continuare l’esercizio (tanto sarebbe solo peggiorato), però non potevo. Alla fine dell’esecuzione mi dice tutte le correzioni, ma non si limita a questo, mi dice che non ero capace, che ero pesante nei movimenti, che non andava bene, e soprattutto una cosa che mi fece stare davvero male: ‘Cambia sport’. Quella voce risuonava nella mia testa. Andai in bagno e scoppiai a piangere, avevo le farfalle nello stomaco, ma in senso negativo. Mi stavo per sentire male, ero lì davanti a lei e non potevo fare niente, non riuscivo neanche a parlare. Ho provato tante emozioni contrastanti. Non ce la facevo più!. Non mi sentivo adatta, mi sentivo di troppo, mi sentivo brutta, volevo dimagrire, in quel momento volevo solo sparire, ero in imbarazzo. Tutte le mie compagne mi fissavano. Stavo male anche perché loro, durante le esecuzioni, le lodava. Faceva dei paragoni tra noi, anche se loro erano a un livello più basso. Nei giorni seguenti ero a pezzi. Tornata a casa ebbi un attacco di panico. Volevo smettere con la ginnastica, non volevo più vedere nessuno. Ero come spenta e non mi sentivo a mio agio”.

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  • La questione femminile è indubbiamente uno dei temi più dibattuti dell’epoca contemporanea. C’è chi teorizza la necessità di un welfare di genere capace di consentire alle donne di poter imboccare la strada della realizzazione personale senza dover rinunciare alla famiglia, chi scommette tutto su una rivoluzione culturale che, però, tarda ad arrivare.

Di sicuro, un lavoro più flessibile potrebbe essere d’aiuto. Ma, al di là di una parentesi – peraltro neanche troppo ben gestita – in fase Covid-19, lo smart working pare essere solo un ricordo. Ma come stanno le cose nel resto d’Europa? 

Un percorso da conoscere e, perché no, moltiplicare viene dalle isole Canarie. Si tratta di Female Startup Leaders, una comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuovendo e incentivando lo smart working. Con il sostegno del Ministero del turismo, dell’industria e del commercio del Governo delle Canarie, il progetto rappresenta un punto di riferimento per tutte le donne (e gli uomini) che hanno intenzione non solo di provarci ma di riuscirci. Per le fondatrici, le Canarie rappresentano il luogo perfetto per mantenere in equilibrio il benessere emotivo con quello sociale, continuando a dedicarsi al proprio lavoro a distanza.

"Il lavoro del futuro e il futuro del lavoro passano attraverso la soluzione mista, né 100% remoto né 100% in loco. Di sicuro, però, non esistono soluzioni standard. Ottimo sarebbe che ogni azienda scegliesse il modo più efficiente per far lavorare i propri team, che sia in loco, misto o remoto. Il lavoro a distanza porta più libertà e autonomia al lavoratore. Se gestito correttamente, aiuta a fare una vita più equilibrata e ciò vale sia per gli uomini che per le donne”.

Una cosa è certa: il lavoro del futuro è sempre più nomade. Trasferirsi alle Canarie non è cosa facile, ma viene da pensare che anche l’Italia offre location d’eccezione quantomeno paragonabili a Tenerife. Perché non iniziare a guardare in questa direzione?

✍ Margherita Ambrogetti Damiani 

#lucenews #lucelanazione #femalestartupleaders
  • È morta all’età di 64 anni l’attrice Lisa Loring, famose per aver interpretato Mercoledì Addams nella sitcom La famiglia Addams nella metà degli anni Sessanta. 

La sua morte è stata annunciata da Laure Jacobson, un
  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

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“L’istruttrice mi chiamava ippopotamo”. E’ la rivelazione choc di una ragazzina di 13 anni, Ilaria, insultata dalla sua insegnante di ginnastica ritmica. Dopo dichiarazioni terrificanti delle ex Farfalle della Nazionale, Nina Corradini (19 anni) e Anna Basta (22 anni), a cui sono seguite quelle dell’ex campionessa mondiale di ritmica Giulia Galtarossa (31 anni), e quelle della campionessa pratese Marta Pagnini (31 anni), ex capitana delle Farfalle, plurititolata a livello olimpico, internazionale ed europeo, senza dimenticare il commissariamento dell’Accademia internazionale di Desio, continuano le denunce pubbliche di ama questo sport e nel farlo ci ha sempre messo tutto l’impegno e la volontà necessarie. Stavolta a parlare non è una campionessa, è una atleta come tante che inseguendo la sua grande passione, la ginnastica ritmica, si è ritrovata in una situazione di forte disagio. Tanto da non riuscire neppure a parlarne ma si è sfogata raccontando tutto in un tema affidatole dalla professoressa. L’incipit del compito di italiano di terza media era il seguente: “Quella volta che…”. Ilaria prende il foglio e la penna e racconta tutto: la palestra di ginnastica ritmica che da qualche tempo diventata teatro di vessazioni e abusi verbali da parte della sua istruttrice. La sua professoressa di italiano legge il tema e avverte la madre. I genitori si attivano e portano il caso davanti alla Procura della Federginnastica. Dopo tanta burocrazia, esposti e ricorsi, la sentenza: un mese di sospensione per l'istruttrice. La mamma di Ilaria e quella di una sua amica e compagna di ginnastica, Ginevra, raccontano la storia a Daniela Simonetti, presidente dell'associazione ChangeTheGame che combatte abusi e violenze nello sport e ora chiedono: “Denunciate”. Il tema risale a febbraio scorso e oggi le due ragazzine hanno cambiato società sportiva e sono tornate ad allenarsi e a credere nello sport.
Ginnasta 13enne in un tema racconta gli abusi e le vessazioni subite dall'istruttrice (Ansa)
Ginnasta 13enne in un tema racconta gli abusi e le vessazioni subite dall'istruttrice (Ansa)

Il tema di Ilaria: “Quella volte che…”

“...arrivata in palestra tutte le mie compagne erano insieme, l'istruttrice le aveva mandate a riscaldarsi; io e la mia compagna G. eravamo le uniche che dovevano riscaldarsi velocemente per poi provare subito gli esercizi. Finito il riscaldamento, facciamo le spaccate dalle sedie, ci guardavamo, il nostro umore era cambiato perché sapevamo cosa ci aspettava. Finite anche le spaccate, prendiamo gli attrezzi, cominciamo a ripassare gli esercizi; arriva il momento in cui dobbiamo farlo davanti a lei, alla nostra istruttrice che fino a quel giorno ci aveva offeso e detto le peggio cose. Tocca a me, avevo ansia, ero spaventata. Durante l'esercizio comincia a urlare di tutto e di più, comincia a chiamarmi in tutti i modi: ‘Maiale che si rotola nel fango’, ‘porchetta’, ‘ippopotamo’.
Ginnasta 13enne in un tema racconta gli abusi e le vessazioni subite dall'istruttrice (Ansa)
Ginnasta 13enne in un tema racconta gli abusi e le vessazioni subite dall'istruttrice (Ansa)
Già lì ero a pezzi, era solo metà esercizio, volevo fermarmi, non continuare l'esercizio (tanto sarebbe solo peggiorato), però non potevo. Alla fine dell’esecuzione mi dice tutte le correzioni, ma non si limita a questo, mi dice che non ero capace, che ero pesante nei movimenti, che non andava bene, e soprattutto una cosa che mi fece stare davvero male: ‘Cambia sport’. Quella voce risuonava nella mia testa. Andai in bagno e scoppiai a piangere, avevo le farfalle nello stomaco, ma in senso negativo. Mi stavo per sentire male, ero lì davanti a lei e non potevo fare niente, non riuscivo neanche a parlare. Ho provato tante emozioni contrastanti. Non ce la facevo più!. Non mi sentivo adatta, mi sentivo di troppo, mi sentivo brutta, volevo dimagrire, in quel momento volevo solo sparire, ero in imbarazzo. Tutte le mie compagne mi fissavano. Stavo male anche perché loro, durante le esecuzioni, le lodava. Faceva dei paragoni tra noi, anche se loro erano a un livello più basso. Nei giorni seguenti ero a pezzi. Tornata a casa ebbi un attacco di panico. Volevo smettere con la ginnastica, non volevo più vedere nessuno. Ero come spenta e non mi sentivo a mio agio”.
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