Guerra Ucraina: le storie dei profughi raccolte dall'influencer del bene

Filippo Poletti presenta la raccolta di testimonianze "Ucraina: grammatica dell'inferno", per celebrare la volontà del popolo di andare avanti e guardare al futuro

di CATERINA CECCUTI -
6 marzo 2023
Filippo_Poletti_Ucraina_grammatica_inferno_2023_libro_2©Moreno_Pirovano

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Sul nostro canale abbiamo già parlato di lui e di quella sua speciale capacità di raccontare il buono che ci circonda, attraverso una rubrica quotidiana su LinkedIn che gli è valsa il soprannome di “Influencer del bene”. Questa volta però Filippo Poletti, milanese classe 1970, giornalista e speaker di professione, è andato a cercare la "luce" laddove di luce, almeno apparentemente, proprio non ce n'è: in guerra. Il suo ultimo libro, uscito il 20 febbraio scorso per l'Editore Lupetti, s'intitola infatti “Ucraina: grammatica dell'inferno” e contiene le testimonianze delle profughe accolte a Milano da Progetto Arca, oltre alla prefazione del console generale dell'Ucraina a Milano Andrii Kartysh, del presidente della Fondazione Arca Alberto Sinigallia e del presidente della Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali. Filippo, partiamo dalla luce nel tunnel che lei, da "influencer del bene", ricerca tutti i giorni su LinkedIn: dove è riuscito a trovarla nella guerra in Ucraina? "L'ho trovata nella volontà di andare avanti e guardare al futuro degli ucraini. Solo nei primi 20 giorni di guerra sono stati celebrati 10.683 matrimoni. Immortale la proposta di matrimonio fatta a Fastiv, il 7 marzo 2022: una Volkswagen con quattro passeggeri a bordo venne fermata a un posto di blocco e il soldato innamorato consegnò all'innamorata, che indossava una giacca viola, l’anello di fidanzamento e un mazzo di fiori tra gli applausi dei militari ucraini. Sempre nei primi 20 giorni del conflitto sono nati 10.767 bambini. Tra di loro c’è Mia, nome che in italiano significa 'Amata': è nata il 25 febbraio 2022 alle ore 20:30 nella metropolitana di Kiev. Per questa ragione la piccola è stata ribattezzata 'Metroslav'. Quando tutto è buio, da qualche parte splende la luce”. Perché ha deciso di scrivere questo libro? "Il libro nasce dal volantino distribuito da Nicole, una studentessa di 9 anni della quarta elementare: il 18 marzo 2022, nella piazza centrale di San Donato Milanese, la bambina, con mamma ucraina e papà italiano, distribuì un volantino a tante persone. Sopra c'era scritto: 'Sos Ucraina. I miei nonni abitano al 13esimo piano di Cherson e vedono file immense di carri armati che vengono a bombardare'. Fu allora che pensai: se Nicole è scesa in piazza, anch’io devo farlo scrivendo un libro sull’Ucraina assieme a Progetto Arca, che ha accolto a Milano più di 10 mila profughi ucraini".

"Ucraina: grammatica dell'inferno", il libro che raccoglie le testimonianze dei profughi ucraini

Tra le testimonianze ucraine quale non potrà mai dimenticare? "Quella di Vladislava Palashovskaia, detta Vlada, allieva dell’Accademia ucraina di balletto di Milano che è fuggita da Kiev dopo il 24 febbraio 2022. Ha 18 anni, capelli neri e una straordinaria forza di volontà. Dice: 'A scuola do il massimo, perché voglio diventare una ballerina famosa. Un giorno danzerò sui palcoscenici di tutto il mondo. Non lascerò che la guerra spezzi i miei sogni'. Io sto con Vlada e la sua determinazione a non cambiare i propri sogni". Quali sono i sentimenti delle donne che ha intervistato? "Il dolore o, come lo chiamo io, il 'permadolore', un dolore permanente per aver dovuto lasciare la propria terra. 'Chiudo gli occhi e penso alla mia famiglia, ai miei figli prima di tutto e poi ai miei genitori. Il 24 febbraio 2022 è stato l’inizio della fine', confida Caterina, una delle profughe ucraine scappate dalla guerra. Parole toccanti anche da parte di Aliona: 'Ogni volta che inciampo in un telegiornale italiano è come tornare al 24 febbraio 2022, quando la casa iniziò a tremare e una bomba cadde a poche vie da noi. Quel giorno è iniziato l’inferno'. A scaldare il cuore dei profughi è stata l’accoglienza ricevuta nel nostro Paese, ricordata da tutti a partire da Giulia: 'Grazie: questo è il primo pensiero che mi viene in mente. Grazie all’Italia e all’Europa che dicono di no, in tutti i modi, a questa guerra'". Tra le testimonianze c’è anche quella "rivoluzionaria" di Natalia... “Rivoluzionaria, dice bene. Natalia è una maestra d’asilo con 18 anni di esperienza, lavorava vicino a Mariupol. In 'Ucraina: grammatica dell’inferno' dice: 'Se il mondo fosse in mano ai bambini, la guerra non esisterebbe. Lavoro con i bambini da anni: loro sanno che la guerra è brutta e che basta incrociare le mani e gli sguardi per fare la pace. Il mondo deve essere dei bambini'. Questa è la proposta rivoluzionaria di Natalia: consegnare il mondo in mano ai piccoli”. Dopo un anno di guerra, qual è il bilancio? "Tragico. Più di 10 milioni di persone (pari al numero degli abitanti della Lombardia o a quasi tre volte quelli della Toscana) sono fuggite di casa, tra cui 4,8 milioni registrate per la protezione temporanea in Europa e 5,4 milioni sfollate. Oltre 17 milioni hanno avuto e hanno bisogno di assistenza. L’Italia ha accolto 145.829 profughi, l’84% donne e bambini. È un numero rilevante, che, all’incirca, corrisponde alla popolazione di Foggia, Cagliari o al 40 per cento di Firenze. Più del 60 per cento di loro ha trovato rifugio nel nord del nostro Paese. Tra di loro c’è Halyna che nel libro dice: 'Ho 36 anni: la notizia dell’attacco all’ospedale di Mariupol del 9 marzo 2022 mi ha spinto a lasciare il mio Paese. Ho pensato che se non c’era pietà per i bambini, che sono il futuro, non ci sarebbe stata neanche per me. Ho preso l’essenziale, chiuso la porta e sono scappata in Italia'".

Presentazione del libro "Ucraina: Grammatica dell'Inferno" di Filippo Poletti, realizzato in collaborazione con Fondazione Progetto Arca, al Teatro Lirico di Milano. Da sinistra Stanislàv Plakhòtnyi, (console d’Ucraina a Milano), Alberto Sinigallia (presidente Fondazione Progetto Arca), Enrica Baccini (dirigente Fondazione Fiera Milano), Filippo Poletti

Putin e Zelensky hanno in comune il nome di battesimo, Vladimiro, in italiano. Nel libro si parla anche di un altro Vladimiro, chi è? "È Vladimiro Vida, direttore della cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale di Padova. Fu lui il 21 aprile 2022 a compiere un miracolo, salvando la vita all’undicenne Kirill, trasportato da Kharkiv in Italia dopo che era stato colpito da una scheggia di razzo. Su Facebook sono ancora presenti le reazioni a questo intervento, tra cui questa: “Vladimiro stava per ammazzare il piccolo Kirill. Vladimiro lo ha salvato". A proposito di parole, perché parla di "grammatica dell’inferno"? "La ricostruzione della guerra va a comporre un vero e proprio 'disciplinare dell’inferno'. Penso a orrori come quelli di Bucha, Irpin, Kharkiv, Kramatorsk, Mariupol e Zaporizhzhia. Messi insieme formano le 'regole dell’inferno'". A chi dice "basta parlare della guerra in Ucraina", cosa risponde? "Le parole servono per pensare: no parole, no pensiero. Continuiamo, dunque, a tenere i riflettori accesi sulla guerra in Ucraina a partire dalle persone che ne subiscono le conseguenze". Da ultimo, se il suo no alla guerra fosse un brano musicale, il musicologo e musicista che c’è in lei cosa risponderebbe? "La canzone 'Stand up for Ukraine' dei Måneskin e, in particolare, le parole del ritornello: 'Balleremo sulla benzina'. La benzina è la guerra russa. Non può più piovere benzina in Ucraina. Questo è quello che vuole dire il libro 'Ucraina: grammatica dell’inferno' assieme ai profughi".