Narges Mohammadi è stata rilasciata dal carcere di Evin, a Teheran, per motivi di salute. Le autorità iraniane hanno rimesso in libertà per tre settimane l’attivista iraniana che da tre anni si trovava in cella per le sue battaglie a favore dei diritti delle donne e contro il regime.
“Alla luce del parere del medico legale, la Procura ha sospeso la pena del carcere nei confronti di Narges Mohammadi per tre settimane. È stata rilasciata dal carcere”, ha scritto su X il suo legale, Mostafa Nili. La 52enne stata insignita del premio Nobel per la Pace nel 2023 “per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e la sua lotta per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti”. Da quando era finita in carcere l’attivista non aveva mai cessato di far sentire la sua voce, continuando a portare avanti la sua protesta anche attraverso i suoi scritti, raccolti nel libro “Più ci rinchiudono, più diventiamo forti. Voci di donne iraniane in lotta per la libertà”.
In più occasioni aveva anche annunciato scioperi della fame per ribadire il suo impegno; proteste che, unite alle terribili condizioni in cui si trova come detenuta a Evin, hanno portato il suo corpo allo stremo delle forze e le hanno causato gravi problemi di salute.
“È una decisione positiva quella di concedere tre settimane di permesso per motivi medici a Narges Mohammadi, ma è evidente che questa decisione è stata presa a seguito della pressione dell'opinione pubblica, della tenacia dei suoi familiari e dell'avvocato”, afferma Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. E aggiunge: “È altrettanto vero che non bastano tre settimane di cure mediche per rimetterla in sesto. Quindi la speranza - anche se lo dico a bassa voce - è che si scordino di richiamarla. Sì perché le condizioni mediche di Narges Mohammadi necessitano di un trattamento opposto al carcere”.
“In prigione – prosegue Noury – non sarebbe mai dovuta entrarci, sono decenni che entra ed esce, ora speriamo veramente che queste tre settimane siano il preludio a una scarcerazione definitiva e incondizionata e che possa avere tutte le cure mediche di cui ha bisogno per una salute che si è aggravata proprio a causa del carcere”. Lo stesso appello che viene oggi rilanciato dal comitato per il Nobel, che in una noya ha esortato l'Iran a rilasciare definitivamente la vice-presidente del Centro dei Difensori dei Diritti Umani. "Chiediamo alle autorità iraniane di porre fine definitivamente alla sua prigionia e di garantire che riceva cure mediche adeguate per le sue malattie", ha detto ai giornalisti il capo del comitato, Jorgen Watne Frydnes.