A Piacenza la sindaca registra la bimba di due mamme, a Padova la procura dichiara illegittimo un atto nascita con due mamme.
Le coppie omogenitoriali continuano a essere nel ‘mirino’ del governo. In assenza di una legge nazionale, il governo da marzo scorso ha iniziato a bloccare i sindaci che riconoscono le famiglie arcobaleno.
Con una circolare del Ministero dell’Interno e una precisazione della Prefettura, il Comune di Milano è stato il primo a interrompere le registrazioni. Ma solo sulla carta perché il primo cittadino Beppe Sala è uno tra i più agguerriti sindaci disobbedienti. Poi sono arrivate anche le procure, seguendo il vento della Cassazione.
Così si verificano situazioni controverse (e pericolose): in un comune il sindaco sfida il governo e registra, in un altro la procura blocca la registrazione.
Qui Piacenza: la sindaca registra la figlia di due mamme
Nel comune di Sarmato, nel Piacentino, la sindaca Claudia Ferrari, nelle ultime ore ha registrato la piccola Ginevra, una bimba nata la settimana scorsa all’interno di una coppia omo-affettiva di donne, che ha già un altro bambino. E’ la stessa sindaca a darne notizia dopo che lo aveva promesso in occasione del Pride di Piacenza lo scorso 27 maggio.
In quella circostanza, la prima cittadini aveva detto che avrebbe registrato entrambe le mamme nonostante il vento contrario della Cassazione e del ministro Piantedosi. Al momento la piccola Ginevra ha due mamme sulla carta, primo e unico caso nella provincia di Piacenza.
Qui Padova: illegittimo atto di nascita con due mamme
Tra Piacenza e Padova intercorrono appena 230 chilometri, un viaggio in auto di due ore e mezzo. Eppure, sono due città agli antipodi. Almeno in fatto di diritti.
Lo scorso 19 giugno, infatti, la Procura di Padova ha dichiarato illegittimo un atto nascita con due mamme. Ma è solo il primo di una lunga serie.
“Le notifiche dell'impugnazione arriveranno a tutte le 33 coppie per le quali abbiamo chiesto al Comune, ad aprile, gli atti anagrafici” conferma la procuratrice di Padova facente funzioni, Valeria Sanzari. “Io sono tenuta a far rispettare la legge e con l'attuale normativa non posso fare altro” aggiunge.
Un atto di nascita registrato con “due mamme”, per la legge italiana, è illegittimo. Così la coppia di donne gay di Padova si è vista notificare l’atto giudiziario con il quale il Procuratore chiede al Tribunale la rettifica dell'atto di nascita della bambina della coppia (registrato il 30 agosto 2017).
La rettifica significa la “cancellazione” del nome della madre non biologica, e la “rettifica” del cognome attribuito alla figlia, tramite cancellazione di quello della "seconda mamma". Il caso specifico riguarda una bimba che compirà fra poco 6 anni. Il Tribunale ha fissato l'udienza per la discussione del ricorso al 14 novembre prossimo.
La coppia, 40enne, sposatasi all'estero, ha un secondo bimbo, figlio biologico dell'altra donna, all'anagrafe il secondo genitore della bambina.
I due bambini hanno pochi mesi d’età di differenza, e sottolinea la donna cui è indirizzato il ricorso della Procura, sono a tutti gli effetti “due fratelli”, lo stesso doppio cognome, seppur con due mamme diverse.
Roccella: “La strada giusta è la stepchild adoption”
Il caso-Padova ha immediatamente infuocato il dibattito politico. La ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, pur non volendo entrare nel merito delle decisioni dei magistrati, dichiara: “Mi pare chiara però la cornice in cui questa vicenda si inserisce: in Italia si diventa genitori solo in due modi: per rapporto biologico o per adozione”.
E sottolinea: “Lo ha ribadito anche la Cassazione. La genitorialità per contratto in Italia non esiste”.
La ministra suggerisce anche la soluzione: “Ora le le coppie omogenitoriali possono seguire la procedura adottiva. Stiamo parlando della stepchild adoption, che qualche anno fa veniva richiesta a gran voce. Perché adesso non va bene più? Non è una procedura discriminatoria”.
Nel caso di una famiglia già costituita una mamma perde la genitorialità e ne rimane senza fino all'adozione.
“È sicuramente un disagio e un dispiacere per l'adulto, ma non credo che i bambini si accorgeranno del cambiamento che probabilmente durerà pochi mesi. E nel frattempo nessuno escluderà la persona che hanno conosciuto come genitore dall'accompagnamento a scuola e dalle normali attività del bambino” dichiara ancora Roccella.
Mamme gay sul piede di guerra: il 23 la manifestazione
“Stiamo subendo un attacco politico” tuona Iryna Shaparava, referente delle Famiglie arcobaleno in Veneto.
“La Procura ha sempre avuto in mano gli atti di nascita: come mai tutto quanto accade ora, guarda caso con l'arrivo della nuova procuratrice?” dice ancora in merito al caso-Padova.
Mamme gay ed associazioni al momento stanno ragionano sulla strategia difensiva, in vista della presentazione (entro il 7 luglio) delle memorie difensive da depositare in Tribunale per opporsi alla decisione della Procura.
Si sa già che non c'è la strada di una eventuale class action. “Non sarà possibile immaginare una class action che riunisca legalmente tutte le coppe. L'annullamento di un atto amministrativo come l'atto di nascita non può essere fatta con una azione legale collettiva. Ogni famiglia dovrà costituirsi in giudizio, assistita da un avvocato” spiega Shaparava.
Intanto le mamme si stanno preparando per la manifestazione di venerdì 23 giugno a Padova (dalle ore 10) promossa dall'Associazione delle Mamme Arcobaleno contro le impugnazioni dei certificati di nascita dei figli di coppie omogenitoriali decise dalla Procura.
Si tratterà di un flash mob, una manifestazione statica e silenziosa, che si svolgerà davanti alla sede del Tribunale cittadino.
Qui, infatti, dal 14 novembre prossimo, le mamme gay saranno chiamate a sfilare come parti in causa nel provvedimento della Procura, che chiede ai giudici di pronunciarsi sulla richiesta di “cancellazione” e “rettifica” dei certificati anagrafici, nell'indicazione del nome del genitore intenzionale e del doppio cognome attribuito ai bambini.
Il Pd al fianco delle famiglie arcobaleno, Fratelli d’Italia no
Al fianco delle mamme gay si è schierata la segretaria del Pd, Elly Schlein. “Sono vicina al sindaco di Padova e alle famiglie colpite da questa decisione".
"Non si capisce cosa questa destra abbia contro i bambini e perché voglia privarli delle loro famiglie” dice la segretaria dem.
Non mancano, tuttavia, le reazioni opposte. “Da che mondo è mondo - afferma Elena Donazzan, assessore veneto all'Istruzione (Fdi) - la madre è una e da qualche parte sulla terra c'è un padre, il volersi sostituire alla natura e a Dio è un delirio di onnipotenza”.
Il caso-Padova in Europa
Il caso-Padova è arrivato anche in Europa. “La decisione italiana è mostruosa, perché equivale alla sottrazione amministrativa di un bambino a uno dei suoi genitori per motivi di omosessualità” sostiene l'eurodeputato Pierre Karleskind, del Gruppo Renew Europe.
Poi aggiunge: “Non possiamo permettere che siano vittime di questa spregevole crociata di estrema destra”.