“Nella Nazionale italiana ci sono uno o due calciatori gay non dichiarati”. Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale, sgancia la bomba dai microfoni de La Zanzara su Radio 24: secondo lui, insomma, ci sono giocatori omosessuali in maglia azzurra (e quindi nei massimi campionati italiano e di altri Paesi europei) che però non hanno reso pubblico il loro orientamento sessuale.
“Per un calciatore è ancora difficile fare coming out, in Italia c’è solo Jankto”, prosegue Marrazzo, evidanziando uno di quei tabù effettivamente più radicati nel mondo ancora machista e maschilista del calcio. Per abbatterlo, invece sarebbe importante fare una scelta opposta: “Dovrebbero fare dichiarazioni pubbliche, sarebbe importante in quell’ambiente”.
Il tabù: “Fare coming out porta svantaggi”
Ricordiamo che fare coming out è e deve rimanere sempre una scelta libera, personale e assolutamente non obbligatoria. Ma, come spiega l’ex presidente di Arcigay al programma radiofonico La Zanzara, condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, “Dire che sei omosessuale porta solo svantaggi. Per esempio nella Nazionale italiana in Germania ci sono uno o due calciatori gay che non hanno ancora fatto coming out”.
Non è il primo a parlare di omosessualità all’interno del settore calcistico italiano: prima dell’Europeo del 2012 Alessandro Cecchi Paone fece delle dichiarazioni analoghe, provocando la risposta divenuta poi famosa di Antonio Cassano (“Froci in Nazionale? Speriamo non ci siano, problemi loro…”). Il mondo è andato avanti, la società, bene o male pure, e dopo 12 anni speriamo che le razioni questa volta possano essere meno superficiali e omofobe. Anche se c’è da temere, siamo onesti, che potrebbero esserci uscite molto simili, quasi a voler prendere le distanze da quell’ipotesi, come se fosse una sorte di lettera scarlatta della vergogna.
Il caso Jankto insegna: “La loro carriera sarebbe influenzata”
“In Italia – dice il portavoce del Partito Gay – abbiamo solo Jankto dichiarato al Cagliari, che non è italiano, e nel passato Hitzlsperger che era alla Lazio e si dichiarò solo dopo essere andato via. Hanno entrambi detto che dirsi LGBT in quel mondo purtroppo porta svantaggi”.
Ma che vuol dire "uno o forse due”, chiedono i conduttori?: “Sicuramente ce n’è uno omosessuale, sull’altro stiamo facendo verifiche. Stiamo cercando di capire se le informazioni che abbiamo sono corrette. Loro non possono dirlo perché sennò la loro carriera sarebbe influenzata. Essere LGBT non significa essere Giovanna d’Arco, ma la carriera andrebbe in declino specie per il rapporto coi tifosi. L’unico calciatore in Italia, Jankto, è stato pure condannato dal ministro Abodi per aver fatto coming out”.
Dopo il coming out del giocatore ceco, infatti, il ministro dello Sport si era lasciato andare a un commento – poi ritrattato – non proprio solidale nei confronti di chi aveva scelto di rompere quel muro di silenzio e di essere il primo a dichiararsi gay nel campionato italiano di Serie A. "Se devo essere sincero non amo, in generale, le ostentazioni”, aveva detto Abodi, poi però sostenendo di non essere omofobo e di rispettare la scelta dell’allora 27enne. “Se si sentissero di fare coming out sarebbe meglio – conclude Fabrizio Marrazzo a La Zanzara – ma è una scelta privata”. E come tale dovrebbe rimanere, andrebbe ricordato anche a lui. Senza che si indaghi troppo…