In Norvegia il governo di centrosinistra ha proposto di estendere il limite legale per l’aborto da 12 a 18 settimane. Una proposta in controtendenza rispetto a quanto sta accadendo nel resto del mondo, visto che tanti altri Paesi non solo europei stanno cercando di limitare l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. Uno su tutti gli Stati Uniti, dove questo tema è al centro della campagna elettorale di Kamala Harris e Donald Trump che porterà, a novembre, all’elezione del prossimo presidente.
L'attuale legge norvegese sull’aborto invece, che risale al 1978, ha svolto un ruolo importante per “le donne nel Paese per molti decenni, e il mio obiettivo è che la nuova legge... sia valida per molti decenni a venire”, ha affermato il ministro della Sanità Jan Christian Vestre. Il nuovo disegno di legge mira quindi a garantire “il diritto all'autodeterminazione della donna incinta” e a “salvaguardare” in generale suoi diritti fondamentali, secondo il governo.
La proposta prevede inoltre che le donne incinte di più di un figlio contemporaneamente abbiano il diritto di decidere se ridurre il numero dei feti – cosa che verrebbe definita aborto – fino alla 18esima settimana, “entro i limiti di ciò che è giustificabile dal punto di vista medico”.
La proposta ha tuttavia diviso il governo di minoranza, composto dal partito laburista del primo ministro Jonas Gahr Store e dal partito di centro. Anche se è a favore di alcuni degli aggiornamenti inclusi nella legislazione proposta, il partito di centro ha affermato che “dopo una valutazione complessiva siamo giunti alla conclusione che vogliamo mantenere l'attuale limite di 12 settimane per il diritto all’aborto autodeterminato”.
Per diventare legge il testo ha bisogno di 85 voti su 169 per l’approvazione e l'agenzia di stampa norvegese Ntb ha riferito che finora si prevedeva che almeno 80 parlamentari avrebbero sostenuto la legislazione. Non si conosce la data prevista per il voto.