Ocean Viking, la testimonianza del rapper Kento: “Hanno trascorso anni nell’inferno libico”

La nave, gestita dalla Ong SOS Méditerranée, ha fatto sbarcare a Brindisi 48 migranti soccorsi nei giorni scorsi

di MARCO PILI
30 novembre 2024
Kento durante le operazioni di soccorso della SOS Méditerranée (Foto: Cecilia Palmieri)

Kento durante le operazioni di soccorso della SOS Méditerranée (Foto: Cecilia Palmieri)

“Avevano già accettato l’idea della morte, rassegnati a un destino che sembrava ormai inevitabile”, poi l’arrivo dell’Ocean Viking e la salvezza, contraddistinta da una forte incertezza. I contatti con le autorità, il porto sicuro a Ravenna, altri tre giorni di mare. Ma le condizioni meteo peggiorano, e il dirottamento su Brindisi – richiesto a gran voce dal capitano della nave – giunge come un dono. È questa l’Odissea conclusasi nei giorni scorsi per 48 migranti, soccorsi in acque internazionali al largo della Libia dalla nave gestita da SOS Méditerranée.

E a raccontare queste giornate di tanto ordinaria quanto triste follia ci ha pensato Kento, rapper palermitano da sempre politicamente schierato. Valori che, se solo non dovesse bastare una dose di umanità che dovrebbe – in un mondo ideale – contraddistinguere tutte e tutti, lo hanno spinto a salpare a bordo della nave battente bandiera norvegese ma, dal 2019, gestita grazie alla collaborazione tra il network di associazioni umanitarie e Medici senza frontiere.

“Quando siamo arrivati, abbiamo visto ragazzi giovanissimi, quasi surreale la loro calma”, ha affermato l’artista, raccontando gli attimi nei quali l’imbarcazione umanitaria ha raggiunto i 48 migranti, quasi tutti giovanissimi e senza accompagnatori. “Ci hanno raccontato di essere passati dall’inferno della Libia. Parecchi ci hanno detto di aver trascorso anni prima di riuscire a partire, il che significa che sono arrivati in Libia quando erano bambini. Qualcuno di loro ci ha raccontato di essere stato prigioniero nelle condizioni che potete immaginare”, ha aggiunto.

Il soccorso della Ocean Viking e la guardia costiera libica

L’intervento della nave è iniziato nella tarda serata di mercoledì, quando un aereo della Nato in pattugliamento marittimo, tramite un messaggio radio in VHF, ha segnalato la presenza di un’imbarcazione in difficoltà al largo delle coste libiche ma già in acque internazionali. Una richiesta di aiuto accolta dalla Ocean Viking, con il suo equipaggio desideroso di salvare più vite possibile da conseguenze potenzialmente fatali.

La motovedetta 660 della guardia costiera libica fiancheggia Aliseo (X: @marinamilitare)
La motovedetta 660 della guardia costiera libica fiancheggia Aliseo (X: @marinamilitare)

Ma, una volta terminato il soccorso, ad essersi opposta è stata – ancora una volta – la motovedetta 660 della Guardia costiera libica, rea di aver già sparato – nel 2018 – contro il peschereccio italiano Aliseo, ferendone lievemente il comandante. Un pattugliatore, in realtà, operato in precedenza dalla Guardia di Finanza, e donato dal governo italiano alla marina libica al fine di contenere i flussi migratori che, dalle sue coste, portano migliaia di persone l’anno a prendere il mare.

Il porto sicuro più vicino: Ravenna

Kento nella missione di salvataggio di SOS Mediterranee
Kento nella missione di salvataggio di SOS Mediterranee

Come se non bastasse, dopo interminabili giorni di paura trascorsi in mare, la burocrazia italiana ha messo ancora una volta i bastoni tra le ruote allo sbarco di 48 persone in difficoltà. Le autorità portuali, infatti, hanno designato Ravenna come porto sicuro più facilmente raggiungibile. Una decisione che, se rispettata, avrebbe imposto altri tre giorni di navigazione, distogliendo l’Ocean Viking dalla possibilità di effettuare ulteriori salvataggi.

Ma le condizioni del mare, in netto peggioramento, hanno spinto ad una veloce ritrattazione della decisione, fondamentale per garantire la sicurezza dei passeggeri. La salvezza, per coloro che hanno deciso di affrontare le innumerevoli insidie del mare alla ricerca di un futuro migliore, si è materializzata nella tarda serata di venerdì nel porto di Brindisi, speranza di una nuova vita.