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Home » Attualità » Orfani di femminicidio, a Milano il galà di beneficienza per ricostruire le vite di chi ha perso tutto

Orfani di femminicidio, a Milano il galà di beneficienza per ricostruire le vite di chi ha perso tutto

A Palazzo Parigi, venerdì 21 ottobre alle 19, la serata evento di Feminin Pluriel Italia per raccogliere fondi a favore dei minori, vittime secondarie della violenza di genere, attraverso le associazioni Edela, Andrea Bocelli Foundation e Ara Lumiere

Marianna Grazi
18 Ottobre 2022
Benedetta Albanese, Tommaso Sacchi, Diana Palomba, Sara Funaro e Roberta Beolchi

Benedetta Albanese, Tommaso Sacchi, Diana Palomba, Sara Funaro e Roberta Beolchi

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Oltre 2.100 bambini rimasti orfani a causa del femminicidio delle loro madri. Saranno loro i beneficiari, attraverso le associazioni Edela, Andrea Bocelli Foundation e Ara Lumiere, dei fondi e dei contributi raccolti in occasione della serata charity, venerdì 21 ottobre alle ore 19, a Milano, a Palazzo Parigi (per prenotarsi scrivere a segreteria@fpitaly.it) . Un evento di beneficenza organizzato da Feminin Pluriel Italia (FPI), il club italiano fondato e attualmente presieduto dall’avvocata Diana Palomba, che richiama ospiti e sostenitori, con l’obiettivo di aiutare (economicamente e non solo) questi giovani, le cui vite sono state spezzate dall’uccisione della madre da parte di chi diceva di amarla, uomini che spesso si rivelano mostri e che coincidono la maggior parte delle volte con i loro (ex) compagni o mariti, padri di questi bambini e bambine e adolescenti.

Orfani di femminicidio: persa la prima e più importante rete sociale

Le scarpe rosse simbolo delle migliaia di vittime della violenza di genere. Ma a farne le spese sono anche i figli delle donne

Giovani e giovanissimi che, oltre ad essere chiamati a superare il pesante lutto, si ritrovano quindi orfani dell’intero nucleo familiare, di quella primaria rete sociale che permette loro di crescere, di studiare, di crearsi un’esistenza. Perdono i punti di riferimento, ma perdono anche quella serenità, quella spensieratezza tipica della loro età, di chi da un momento all’altro viene catapultato in un mondo adulto, fatto anche di violenza. Rifarsi una vita, proseguire gli studi, trovare un lavoro, avere un supporto anche economico per andare avanti: questi i pilastri che, chi parteciperà alla serata chiamato a contribuire a ricostruire. Dando un sostegno indispensabile a Feminin Pluriel Italia, network internazionale tutto “al femminile” che promuove, tra l’altro, attività mirate all’educazione, alla formazione e alla protezione di donne e bambini, oltre appunto ai progetti di sensibilizzazione a sostegno degli orfani di femminicidio.

Un galà di beneficienza per aiutarli a ricostruire le loro vite

Un galà esclusivo nel segno della solidarietà, patrocinato dal Comune di Milano, i cui proventi verranno devoluti interamente a Edela, associazione che tutela e sostiene tutte le persone coinvolte nella violenza di genere (orfani e famiglie affidatarie) guidata da Roberta Beolchi, al progetto Andrea Bocelli Foundation, nato per aiutare le persone che affrontano difficoltà dovute a gravi malattie, povertà ed emarginazione sociale (attraverso progetti nazionali e internazionali che favoriscano il superamento delle barriere) e ad Ara Lumiere, il brand Made in India, nato da un collettivo di donne sopravvissute alle aggressioni con l’acido. “Feminin Pluriel si pone come promotrice di un dialogo costruttivo e concreto – ha detto la presidente Diana Palomba –, volto al sostegno e alla diffusione del rispetto di genere, partendo dai banchi di scuola, per arrivare alla famiglia e agli ambienti di lavoro. Quest’anno interagiamo con tre importanti associazioni che si occupano di realtà ai margini: i bambini, le donne in difficoltà sono la priorità di Feminin Pluriel. La politica e la scuola si occupano troppo poco di sensibilizzare al tema del rispetto – sottolinea ancora Palomba -. I femminicidi aumentano, così leggiamo sulla cronaca ogni giorno, e così gli orfani. Ogni anno – conclude la presidente dell’associazione – organizziamo iniziative charity lungo tutta l’Italia: da Napoli a Firenze e la prossima tappa è Milano. Vi aspettiamo il 21 ottobre”.

Orfani e femminicidi, due facce della stessa medaglia

I dati sulle altre vittime dei femminicidi (Ansa)

Rimanere orfani di madre perché questa viene uccisa dallo stesso uomo che, nella maggior parte dei casi, le aveva invece promesso amore e rispetto è uno dei risvolti della violenza di genere di cui si sente meno parlare. I numeri, però, ci ricordano che ad essere estirpata, distrutta spenta, non è solo la vita della vittima, ma spesso le conseguenze pesanti ricadono anche a chi rimane della sua famiglia. Finora in Italia nel 2022 sono già 77 le donne uccise: più di una ogni 3 giorni. Di queste 42 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex, con un incremento del 5% circa rispetto all’anno scorso. Un fenomeno endemico, frutto della cultura patriarcale e ancora maschilista che permea le società, nel nostro Paese come all’estero. Ma a fare le spese di un sistema che colpevolizza le vittime e, dall’altro, lato continua a giustificare i comportamenti violenti, misogini, predatori dell’uomo sono anche i più giovani, i minori, figli e quindi orfani innocenti.  A loro l’intera società deve dare un supporto concreto, oltre che un aiuto morale, risposte ma anche solidarietà. Ci provano le associazioni come Feminin Pluriel, ma è un’impegno richiesto a tutti. Perché per interrompere quella catena d’odio e di violenza che ha portato alla morte di decine di donne bisogna iniziare costruendo nei più piccoli una coscienza rispettosa, fin dalla scuola, fin dall’ambito familiare stesso.

 

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  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
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Orfani di femminicidio: persa la prima e più importante rete sociale

Le scarpe rosse simbolo delle migliaia di vittime della violenza di genere. Ma a farne le spese sono anche i figli delle donne
Giovani e giovanissimi che, oltre ad essere chiamati a superare il pesante lutto, si ritrovano quindi orfani dell'intero nucleo familiare, di quella primaria rete sociale che permette loro di crescere, di studiare, di crearsi un'esistenza. Perdono i punti di riferimento, ma perdono anche quella serenità, quella spensieratezza tipica della loro età, di chi da un momento all'altro viene catapultato in un mondo adulto, fatto anche di violenza. Rifarsi una vita, proseguire gli studi, trovare un lavoro, avere un supporto anche economico per andare avanti: questi i pilastri che, chi parteciperà alla serata chiamato a contribuire a ricostruire. Dando un sostegno indispensabile a Feminin Pluriel Italia, network internazionale tutto "al femminile" che promuove, tra l’altro, attività mirate all'educazione, alla formazione e alla protezione di donne e bambini, oltre appunto ai progetti di sensibilizzazione a sostegno degli orfani di femminicidio.

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Orfani e femminicidi, due facce della stessa medaglia

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Rimanere orfani di madre perché questa viene uccisa dallo stesso uomo che, nella maggior parte dei casi, le aveva invece promesso amore e rispetto è uno dei risvolti della violenza di genere di cui si sente meno parlare. I numeri, però, ci ricordano che ad essere estirpata, distrutta spenta, non è solo la vita della vittima, ma spesso le conseguenze pesanti ricadono anche a chi rimane della sua famiglia. Finora in Italia nel 2022 sono già 77 le donne uccise: più di una ogni 3 giorni. Di queste 42 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex, con un incremento del 5% circa rispetto all'anno scorso. Un fenomeno endemico, frutto della cultura patriarcale e ancora maschilista che permea le società, nel nostro Paese come all'estero. Ma a fare le spese di un sistema che colpevolizza le vittime e, dall'altro, lato continua a giustificare i comportamenti violenti, misogini, predatori dell'uomo sono anche i più giovani, i minori, figli e quindi orfani innocenti.  A loro l'intera società deve dare un supporto concreto, oltre che un aiuto morale, risposte ma anche solidarietà. Ci provano le associazioni come Feminin Pluriel, ma è un'impegno richiesto a tutti. Perché per interrompere quella catena d'odio e di violenza che ha portato alla morte di decine di donne bisogna iniziare costruendo nei più piccoli una coscienza rispettosa, fin dalla scuola, fin dall'ambito familiare stesso.  
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