Quanto costa essere donne? Più nello specifico, donne in età riproduttiva, che ogni mese hanno quell'appuntamento fisso chiamato
ciclo mestruale. Ogni giorno, in tutto il mondo, sono più di
300 milioni le persone che hanno le mestruazioni, ma a 'problema' - chiamiamolo così - comune, la risposta cambia, da donna a donna. Anche e soprattutto per questioni economiche. Perché in molte parti del mondo, ironia della sorte, il ciclo è ancora un lusso. E se in Italia si va avanti, a piccoli passi, verso l'azzeramento dell'Iva sui prodotti per l'igiene femminile (assorbenti e affini sono ora
tassati al 10% ma con la prossima Legge di Bilancio
l'aliquota scenderà al 5%), in
Portogallo è stata lanciato un progetto pilota che punta ad aiutare tutte coloro che, loro malgrado, sono costrette a convivere con il ciclo, ma non possono permetterselo, economicamente parlando.
Assorbenti gratis per le donne a basso reddito
In Scozia i prodotti igienici femminili saranno disponibili gratuitamente in molti luoghi pubblici
Durante la discussione, in Parlamento, del bilancio dello Stato per il 2023 è stata infatti accettata la proposta avanzata dal
Pan, partito animalista ed ecologista, che prevede la
distribuzione di assorbenti gratuiti per le persone a basso reddito, in modo da far fronte alla "povertà mestruale" di chi ha difficoltà ad avere accesso a questi prodotti e a servizi igienici adeguati. Respinta, invece, l'iniziativa parlamentare del Bloco de Esquerda, che chiedeva di garantire assorbenti e tampax gratuiti nei centri sanitari, nelle scuole, nelle carceri e tra le persone socialmente escluse. Il governo portoghese però si impegna anche sul fronte della
sensibilizzazione: insieme ad associazioni pubbliche e organizzazioni istituzionali punta a diffondere informazioni su una corretta igiene intima, per contrastare la sempre presente disinformazione sul tema ma soprattutto i tabù che circondano ancora le mestruazioni. Per la proposta della sinistra è ancora troppo presto, forse, ma il Portogallo si appresta a compiere almeno un passo in avanti in termini di parità e di giustizia sociale sul modello illustre della
Scozia, che già nel 2020 è stato il
primo Stato al mondo ad aver approvato la
Period Products (Free Provision) Scotland Bill, entrata in vigore pochi mesi fa dopo un lungo iter legislativo. Ora infatti nel Paese i prodotti igienici femminili sono
distribuiti gratuitamente nei luoghi pubblici selezionati, che possono essere scuole, università, biblioteche e farmacie. Insomma lì la dignità mestruale è stata pienamente sdoganata, altrove invece sono ancora troppe le persone che lottano contro la "povertà mestruale" e contro gli stereotipi sul ciclo mestruale.
Verso la cancellazione della Pink Tax
La Pink Tax è il sovrapprezzo pagato dalle donne per i prodotti di igiene e cura personale rispetto agli stessi prodotti e servizi per uomo
Inoltre, nel 2023, il Parlamento avvierà uno studio sulla cosiddetta "
Pink Tax", ossia il
sovrapprezzo pagato dalle consumatrici per i prodotti e i servizi dedicati a loro: da uno studio governativo statunitense, che ha analizzato
800 prodotti - di quasi 100 marchi differenti - è emerso che deodoranti e rasoi, ad esempio, alle donne
costano il 13% in più rispetto agli uomini. L'obiettivo, ha spiegato il Pan, è "stimare le differenze di prezzo che gli acquirenti di sesso maschile e femminile devono affrontare quando acquistano prodotti con caratteristiche simili". Anche perché, al momento, a farne le spese sono le donne, discriminate dalle stesse leggi di mercato. Nel report si evidenzia infatti che "le donne stanno pagando migliaia di dollari in più nel corso della loro vita". Motivo per cui anche l'Onu ha invitato i Paesi a fare tutto il possibile per eliminare l'onerosa tassa e garantire alle donne un accesso pieno ed equo alla partecipazione economica. Il che risulta già più difficile per la platea femminile, viste le
disuguaglianze presenti anche a livello salariale con i colleghi maschi (stando al
Global Gender Gap 2022, pubblicato dal World Economic Forum, tra i Paesi dell'Ue le lavoratrici
guadagnano il 13% in meno).