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Pro Vita: “Caso Careggi, l’Aifa vieti la Triptorelina”

Il ministro della Salute Schillaci risponde all’interrogazione di Gasparri evidenziando che dall’ispezione sul centro fiorentino emergono “criticità” di vario tipo, legate al supporto psicologico fornito ai minori e non solo

6 aprile 2024
Ministero Salute, "criticità a Careggi in disforia genere"

Ministero Salute, "criticità a Careggi in disforia genere"

A Careggi si riaccende la polemica (ad ora tutta politica, ma gli effetti sulla pelle delle persone sono innegabili) in tema di affermazione di genere. Ad essere messo sotto accusa, ormai da mesi, è il trattamento per la disforia per i minori che si rivolgono al centro specializzato fiorentino, che dopo le ultime novità emerse dai palazzi del potere a Roma, si prepara alla nuova ondata di botta e risposta sul tema, tra politici e famiglie, detrattori e favorevoli, sull’argomento interviene anche la onlus Pro Vita e Famiglia, immancabile ne difendere gli interessi più conservatori e tradizionalisti. 

Le criticità

“Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani si impegni a verificare il celere adeguamento dell'Ospedale Careggi di Firenze alle disposizioni giunte dal ministro della Salute Orazio Schillaci circa il trattamento di minori affetti da presunta disforia di genere”, dichiara il presidente Antonio Brandi. “È sconcertante pensare che minori incerti sulla loro identità possano essere stati avviati verso pesanti trattamenti ormonali –  aggiunge –, potenzialmente dannosi per la loro salute, senza una previa, adeguata indagine psichiatrica e psicologica sulle possibili cause di tale disagio”.

È questo il commento dei Pro Vita in merito a quanto contenuto nella risposta scritta del ministro all’interrogazione parlamentare del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri circa il trattamento per i/le giovani in età evolutiva nella struttura fiorentina, una delle pochissime in Italia ad offrire questa pratica. 

“Le criticità rilevate”, ha scritto Schillaci, attengono “al non corretto recepimento della determina Aifa n. 21756/2019, con particolare riguardo all'obbligo di esigere necessariamente il supporto psichiatrico per l'avviamento al trattamento con triptorelina”, alla mancata trasmissione dei dati all'Aifa, e “ad ulteriori criticità, anche di carattere organizzativo, in ordine al ruolo del neuropsichiatra infantile nell'ambito del percorso di presa in carico e gestione del paziente”.

“L’Aifa vieti la Triptorelina”

Da questi rilievi prende spunto ancora Bardi: “Rivolgiamo un accorato appello al nuovo presidente dell'Aifa Robert Giovanni Nisticò, affinché, in scienza e coscienza, alla luce delle più recenti ricerche ed evidenze medico-scientifiche, e sulla scia di quanto sta accadendo in tutto il mondo, vieti l'uso della Triptorelina per bloccare lo sviluppo puberale di minorenni, per via dei potenziali gravi e irreversibili danni alla salute”.

La risposta dei Pro Vita, come sempre, è di quelle semplicistiche, e non tiene conto dell’impatto che questo divieto potrebbe avere su centinaia di ragazzi e ragazze che iniziano, o pensano di iniziare il loro percorso di affermazione di genere e per i/le quali avere del tempo – perché è questo che fa il medicinale, blocca temporaneamente la manifestazione puberale dei caratteri sessuali – per capire cosa fare e chi sentono davvero di essere è qualcosa di vitale.