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Disforia di genere, no alle associazioni nel tavolo tecnico dei ministri Roccella e Schillaci

Sul tavolo dei ministeri della Famiglia e della Salute il dossier sull’utilizzo dei farmaci bloccanti la pubertà, dopo ‘il caso Careggi’ e l’inchiesta correlata. Ma i gruppi per i diritti Lgbtq+ insorgono: “doveroso il coinvolgimento diretto delle nostre realtà”

29 marzo 2024
Disforia di genere

Disforia di genere

La questione dell’affermazione di genere delle persone trans è un tema è sempre più attuale, tanto che non passa giorno ormai che non se ne parli. Tanto che, da questione privata, praticamente di nicchia, è ora persino sui tavoli della politica, dei ministeri della Salute e della Famiglia, per la precisione. Ma questo non rassicura le associazioni che difendono i diritti Lgbtq+ o le persone coinvolte e le loro famiglie.

La nota di Roccella e Schillaci sul tavolo interministeriale

Tuttavia, in una nota congiunta, i ministri Eugenia Roccella e Orazio Schillaci ci tengono a precisare che “Sono del tutto immotivate le preoccupazioni espresse in queste ore da alcune associazioni e da altri soggetti in merito al tavolo interministeriale sull'utilizzo dei farmaci bloccanti la pubertà nel trattamento della disforia di genere dei minori”. 

“Le notizie giornalistiche sul caso Careggi, con le successive interrogazioni parlamentari e la conseguente ispezione, e i mutamenti di indirizzo da parte di altri Paesi che avevano promosso un utilizzo estensivo di questi farmaci e ora stanno rivedendo le proprie posizioni – affermano ancora i titolari di cattedra dei due ministeri –, hanno reso non solo necessaria, ma anche urgente, una ricognizione tanto della letteratura scientifica quanto dei cambiamenti a livello procedurale, regolatorio ed eventualmente legislativo intervenuti all'estero, segnalati anche in atti parlamentari come quelli delle onorevoli Zanella e Madia. Questa ricognizione –  aggiungono – affidata a esperti di alta e riconosciuta qualificazione scientifica, potrà fornire elementi conoscitivi a garanzia dei minori e dell'adeguatezza dei percorsi terapeutici, elementi che siamo certi stanno a cuore a tutti. Si tratta – concludono – di un lavoro tecnico-scientifico e non di una consultazione associativa, sicché nessuna ‘esclusione’ può essere lamentata e anche le contestazioni di metodo sono totalmente prive di fondamento".

L’appello delle associazioni 

Le associazioni e i collettivi di persone transgender, con una nota congiunta, avevano invece chiesto di essere convocati al tavolo tecnico, annunciato dai ministri della Salute Schillaci e della Famiglia e Natalità Roccella, sulla disforia di genere dei minori, a partire dall'uso della triptorelina, il farmaco bloccante della pubertà. "L'istituzione del tavolo tecnico governativo non ha visto, al momento, alcuna interlocuzione con quelle realtà associative che da decenni si occupano della salute delle persone trans", si legge nel comunicato firmato da diverse associazioni tra cui Movimento Identità Trans, Libellula, Acigay, Mario Mieli, Gay Net, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Casa delle Donne Lucha y Siesta.

Secondo uno studio del 2016, ricordano le associazioni, "a fronte del 40% di giovani persone trans a rischio suicidio, la terapia con triptorelina riduce del 70% tale drammatica possibilità". Pertanto, aggiungono i firmatari, "riteniamo doveroso il coinvolgimento diretto delle nostre realtà, onde evitare il rischio che il tavolo possa esser diretto e condotto da chi fino ad oggi ha guidato una crociata ideologica contro la nostra comunità, negando e marginalizzando i bisogni delle persone trans più piccole", conclude la nota.