Bimba in classe col niqab, la maestra invita i genitori a scoprirle il volto. La Lega insorge: “Va vietato”

La vicenda riguarda una bambina di quarta elementare di una scuola di Pordenone. A renderla nota sono stati i genitori degli altri alunni, che ora chiedono discrezione, ma la Lega avanza la proposta di divieto

di Redazione Luce!
5 marzo 2024
Una bambina di quarta elementare a scuola con in niqab

Una bambina di quarta elementare a scuola con in niqab

Si presenta in classe con il niqab, l’indumento tipico islamico che lascia scoperti solo gli occhi. Il caso della bambina di 10 anni, che frequenta la quarta elementare a Pordenone e che è stata mandata a a scuola interamente coperta da capo a piedi, ha suscitato scalpore, nonostante in un primo momento nessuno fosse intervenuto per renderlo noto.

Un caso che porta alla mente episodi simili di protesta per l’usanza di indossare il velo, ma mai così ‘radicali’ (di solito si parla di hijab, al massimo del burqa) e che non ricordiamo, almeno in Italia, aver coinvolto bambine così piccole. Ma al di là del contesto oggettivo, in cui comunque c’è da considerare che la bambina probabilmente non ha scelto di indossare quell’indumento così rigoroso, e che comunque la vicenda si è risolta senza alcuno scandalo, storie come questa riaprono un dibattito sull’integrazione di persone appartenenti a culture e fedi diverse che nel nostro Paese trova sempre una scintilla per far accendere il fuoco dell’intolleranza.

Il racconto dei genitori degli altri alunni

“Siamo stati noi a rendere nota la vicenda della bimba che si è recata a scuola con il niqab: la maestra ha sempre agito con saggezza e anche con grande discrezione”. A parlare sono i genitori degli altri alunni e alunne di una quarta elementare di Pordenone, in riferimento alla compagna di classe che, la scorsa settimana, si era presentata in classe con il niqab, che le lasciava scoperti solo gli occhi.

Un episodio che sarebbe passato inosservato, probabilmente, se non fosse a posteriori intervenuta la politica a strumentalizzarlo. 

“Questa bambina, originaria della Nigeria, è nata e cresciuta in Italia – hanno aggiunto – è bastato l'intervento della maestra perché il niqab venisse sostituito dall'hijab, normale foulard che copre i capelli e il collo delle persone adulte di sesso femminile. Visto che quella mattina la bambina era già arrivata, e l'insegnante non voleva farle perdere la lezione, per quell'unico giorno è rimasta in classe con il volto coperto e per i compagni è stato una sorta di gioco. Dalla mattina seguente nessuno è mai più tornato sul discorso”.

Almeno per quanto riguarda la classe, caso chiuso insomma, senza polemiche né problemi. Perché così dovrebbe essere, soprattutto quando ad essere coinvolti sono minori in piena fase di scoperta e apprendimento, perché imparino anche da scene come questa le diverse usanze e tradizioni, il valore della diversità e del rispetto

Poi però ci mette lo zampino l’ideologia e allora tutto lo scenario cambia. 

La Lega: “Inaccettabile, pensiamo al divieto”

“Abbiamo contattato telefonicamente i dirigenti scolastici degli Istituti comprensivi della città e nessuno ha riferito di essere a conoscenza della vicenda: per questo manderemo una lettera ufficiale affinché si accerti l'accaduto”. Lo ha detto all'Ansa il vice sindaco di Pordenone, Alberto Parigi, nella sua veste di assessore all'istruzione, in merito alla bambina di quarta elementare che si sarebbe recata a scuola con il niqab. “Forse la maestra non voleva comunicarlo per le vie istituzionali, avendo risolto personalmente la vicenda, ma resta l'episodio da verificare in tutti i suoi contorni, anche per un eventuale coinvolgimento dei servizi sociali”.

Ecco la strumentalizzazione: nessuno contesta tra chi si è trovato direttamente coinvolto nel fatto, i genitori per una volta fanno i genitori e lasciano nelle mani della maestra il compito di intervenire per far sì che la bambina – ricordiamoci che è lei la diretta interessata – possa vivere al meglio la permanenza all’interno della classe, magari parlando con la famiglia della stessa perché si raggiunga un compromesso o comunque un accordo sul vestiario, come poi accaduto. Ma no, non basta, la vicenda non può cadere nel dimenticatoio come se nulla fosse e addirittura si pensa di far intervenire i servizi sociali perché – scandalo! – una bambina è “costretta” a mettere il velo integrale. Sia mai!

Ecco quindi che puntuale arriva l’affondo della Lega: “Sono a Monfalcone al lavoro con la sindaca: stiamo lavorando con gli uffici legislativi visto che qui c'è già una circolare sul divieto” del niqab “per gli uffici pubblici e stiamo vedendo l'eventuale possibilità di estensione della norma alla scuola”. Così il senatore Andrea Dreosto. “È una questione che per quanto concerne i luoghi pubblici riguarda in primis la sicurezza” ma che sulla scuola va portata avanti perché “vengono meno i principi del minore” e il divieto è a “tutela della dignità delle donne” ha aggiunto Dreosto. “Ci stiamo lavorando con il legislativo qui e poi la porterò giù a Roma per confrontarmi anche con gli uffici in Parlamento” e presentare la proposta che “sarà a mia prima firma”.