Si fa presto a dire
Felicità. È facile riempirsi la bocca con proclami sulla
Gentilezza. Scalda il cuore pensare che il mondo sia un luogo bellissimo nel quale far crescere e vivere i nostri figli. Nella realtà, le cose vanno in modo un po’ diverso. Così, nella
Giornata internazionale della felicità, che cade il 20 marzo, il pensiero va ai giovani, passati dalla pandemia alla guerra, dalla depressione da Dad al peso di una crisi (anche economica) che si abbatterà inevitabilmente sulle nuove generazioni. E non da ora. Quanti contratti a termine, Co.Co.Co, stage, prestazioni occasionali, collaborazioni a tempo determinato dovranno fare una volta terminati gli studi prima di
trovare lavoro?
In Italia una giovane donna su due si sente chiedere al colloquio di lavoro: "Ha figli o ha intenzione di farli?"
E, senza lavoro, niente casa (chi può dare un mutuo o un appartamento in affitto a un eterno precario?): ed ecco che i bambini da adolescenti diventano bamboccioni, bambini viziati mai cresciuti,
hikikomori,
Neet, consumatori compulsivi di social e videogame, vittime di
disturbi alimentari,
alcolisti, consumatori abituali di
sostanze e tutta un’altra serie di etichette che ormai si trovano appiccicate addosso. Riflessione amara, in tempi non facili, scossi da venti di guerre e pandemie. L’augurio? Che venga trovata e indicata in tempi accettabili una via d’uscita capace di valorizzare le tante peculiarità di ragazze e ragazzi. Se
Greta Thunberg viene sbeffeggiata dai detrattori per il suo atteggiamento ’negativo’ e un’eccessiva esposizione mediatica, la maggioranza dei giovani viene tacciata di menefreghismo.
Il giusto equilibrio dove sta?
Le operazioni di soccorso e trasferimento in Italia da parte Cir e Save the Children di bambini e famiglie ucraine vulnerabili giunte al confine polacco in fuga dal conflitto
Boomer, millennial, generazione X, generazione Z... Ogni discorso su una generazione, ogni tentativo di definirne le caratteristiche principali e i tratti che accomunano chi vi appartiene è, per forza di cose, figlio di una generalizzazione e in quanto tale rischia di creare disappunto in chi di quella generazione è parte, volente o nolente, ma stenta a riconoscersi in simili ritratti. Fra
stereotipi e mezze verità, l’augurio in quello che, oltre ad essere il primo giorno di primavera, è anche la
Giornata internazionale della felicità, l’
International Day of Happiness stabilito dalle Nazioni Unite nel 2012, è nel prendere per buone le parole dell’Assemblea generale: che “consapevole che la ricerca della felicità sia uno scopo fondamentale dell’umanità, riconoscendo inoltre di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone" ha deciso di proclamare il 20 marzo una tale ricorrenza.
I numeri della felicità
Non conforta la classifica del
World Happiness Report, secondo la quale l’Italia è scesa di parecchio, perdendo ben sei posizioni rispetto al report del 2020: bisogna scorrere la graduatoria fino alla trentunesima posizione – la più bassa per l’Europa occidentale – dietro a Uruguay, Spagna e Romania, prima di trovare il Bel Paese.
L’Italia negli ultimi dieci anni, ovvero da quando esiste la classifica - non è mai riuscita a piazzarsi sul podio, e non consola il fatto che l’Afghanistan sia stato classificato come la nazione più infelice, dopo Libano, Zimbabwe, Ruanda e Botswana. Per stilare la classifica, i ricercatori - che hanno tenuto conto di determinati fattori, tra cui il Pil pro capite, la generosità degli abitanti, con quanta serenità si possono compiere le scelte di vita, l’aspettativa di vita e la percezione del livello di corruzione - hanno coinvolto un totale di 150 Paesi, ai quali sono stati assegnati dei punteggi basati su una scala da uno a dieci.
Russia e Ucraina, attualmente in guerra tra loro, si sono classificate rispettivamente all’80esimo e 98esimo posto, anche se la classifica è stata stilata prima dello scoppio della guerra
Ogni anno il
World Happiness Report presenta la classifica dei paesi più felici nel mondo e per il quinto anno consecutivo risulta la Finlandia al primo posto. Stilare una classifica sulla felicità dopo due anni di pandemia e una guerra in corso non è stato sicuramente un compito facile; e forse, proprio in questo momento storico, parlare di felicità mentre si
combatte su un fronte non sembra essere la parola più adatta.
I 10 paesi più felici del mondo
La felicità esiste e la prova sta negli occhi di un bambino che ride. lo ha detto Madre Teresa: “La pace comincia con un sorriso“
Secondo il World Happiness Report, la
Finlandia è il paese più felice del mondo seguito da Danimarca, Islanda, Svizzera e Paesi Bassi nella top 5. Lussemburgo, Svezia, Norvegia, Israele, Nuova Zelanda e Austria completano la top 10 dei paesi più felici del mondo. Russia e Ucraina, attualmente in guerra tra loro, si sono classificate rispettivamente all’80esimo e 98esimo posto, anche se la classifica è stata stilata prima dello scoppio della guerra.
L'augurio per il 2022
Se il 2020 non è stato di certo un anno facile - la pandemia ha influenzato pesantemente almeno dieci mesi su dodici, mettendo a dura prova l’economia del mondo e il benessere fisico e psichico delle persone - il 2021 ha dovuto cercare con fatica conferme e sicurezze per sviluppare la propria resilienza. Il 2022, iniziato sotto il peso delle bombe, non deve cedere.
La felicità esiste e la prova sta negli occhi di un bambino che ride. Lo ha detto Madre Teresa: "
La pace comincia con un sorriso".