Si scrive
Aya si legge
miracolo. E' questa la storia della neonata trovata viva sotto le macerie del
terremoto in
Siria ancora attaccata al
cordone ombelicale della madre. E ora in migliaia, da varie parti del globo, si fanno avanti per
adottarla visto che la piccola
non ha nessuno: oltre alla madre il sisma ha ucciso anche il padre e quattro fratelli.
Il momento del salvataggio della neonata (Ansa)
La neonata delle macerie: l'unica luce nel disastro del terremoto
"Non volevamo più che venisse chiamata la
neonata nelle macerie, così abbiamo deciso di darle un nome. Si chiama Aya, che in arabo significa 'miracolo, segno di Dio'", così uno zio del padre, unico parente rimasto in vita della famiglia della piccola. Quando i soccorritori l'hanno tirata fuori dalle macerie, il suo
battito, anche se flebile, era ancora vivo. Adesso la neonata è stata portata in ospedale in condizioni stabili. "È arrivata lunedì in pessime condizioni, aveva protuberanze, lividi, aveva freddo e respirava a malapena", ha detto Hani Marouf, il pediatra che si occupa di lei. Da quel momento sono arrivate chiamate da tutto il mondo per
adottarla. "Vorrei adottarla e darle una vita decente", scrivano sui social network. Un conduttore televisivo kuwaitiano in diretta ha dichiarato: "Sono pronto a prendermi cura e ad adottare questo bambino... se le procedure legali me lo consentiranno". Ma è arrivato subito lo stop da parte del direttore dell'ospedale: "Non permetterò a nessuno di adottarla per ora. Fino a che i suoi parenti più lontani abbiano modo di farsene carico, la tratterò come se
fosse una della mia famiglia". Una piccola luce, ma non una situazione unica visto che saranno migliaia gli
orfani del terremoto.
I resti del terremoto che ha devastato la Turchia e la Siria (Ansa)
Le ricerche continuano
Nella città natale della piccola,
Jindires, come nella maggior parte dei luoghi colpiti dal sisma, si continua a scavare per cercare di salvare i sopravvissuti. Come ha spiegato un giornalista locale, Mohammed al-Adnan, la situazione è drammatica: "
È un disastro. Ci sono così tante persone sotto le macerie. Credo che il 90% della città sia stato distrutto. E la maggior parte degli aiuti fino ad oggi sono arrivati dalla popolazione locale". Supporti arrivati soprattuto dall’organizzazione White Helmets, che da un decennio tira fuori ogni giorno persone dalle macerie causate dalla
guerra. Come spiega il portavoce del gruppo Mohammed al-Kamel: "Anche noi possiamo essere vittime a causa dell’instabilità dell’edificio e dei crolli. Qui a Jindayris abbiamo appena tirato fuori tre corpi da queste macerie e pensiamo che ci sia una famiglia ancora viva, continueremo a lavorare." Nel frattempo i
vigili del fuoco di Antalya, dopo un lavoro di 7 ore tra le macerie, sono riusciti a salvare una bambina di 10 anni trovata viva tra i resti di un palazzo nella provincia turca di Hatay. Anche un altro bambino di 10 anni è stato estratto vivo dalle macerie a 90 ore dal crollo, ma per soccorrerlo è stato necessario amputargli un braccio. Infine, un ragazzo di 17 anni è stato estratto vivo, e in gran parte illeso, da sotto le macerie di un edificio crollato dopo il terremoto nella città turca di Gaziantep.