La Spagna approva i congedi climatici: niente lavoro in caso di allerta

Il governo ha introdotto permessi retribuiti per le allerte meteo, garantendo la sicurezza di lavoratrici e lavoratori. Una risposta concreta alla crisi climatica, modello per l’intera Europa.

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
30 novembre 2024
Congedi climatici retribuiti in Spagna in caso di allerta

Congedi climatici retribuiti in Spagna in caso di allerta

Tanto tuonò che - in tutti i sensi - piovve. E in Spagna ha piovuto talmente tanto che ha preso il largo una misura che finalmente risponde a una delle più grandi sfide dei nostri tempi: l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Il governo spagnolo, a seguito dell’alluvione che ha colpito Valencia, ha infatti approvato l’istituzione di permessi di lavoro climatici retribuiti. In pratica, in caso di allerta meteo, le lavoratrici e i lavoratori spagnoli potranno assentarsi per quattro giorni, evitando di esporsi ai rischi legati agli spostamenti verso il luogo di lavoro. Si tratta di una modifica allo Statuto dei lavoratori che guarda al futuro e che dovrà essere ratificata dal Parlamento entro i prossimi 30 giorni.

Alluvione a Valencia
Alluvione a Valencia

Troppo spesso, la violenza degli eventi climatici estremi viene sottovalutata. Nella Comunità Valenciana, ad esempio, nonostante gli effetti della Gota fría siano tutt’altro che sconosciuti, si è verificato un fenomeno emblematico: molte aziende hanno chiesto ai dipendenti di recarsi sul posto di lavoro, nonostante le allerte rosse e i ripetuti avvisi diffusi dalle autorità. La giustificazione è stata la presunta mancanza di comunicazioni efficaci e tempestive da parte delle autorità locali e nazionali. Sta di fatto, però, che in troppe realtà nel mondo si continua a pensare che la crisi climatica sia gestibile a colpi di ombrello da borsetta.

Con le nuove regole, in Spagna sarà sempre più difficile fare spallucce. Addirittura, nel caso in cui le allerte meteo dovessero prolungarsi oltre i quattro giorni previsti, sarà possibile lavorare con orari ridotti. Le polemiche, come prevedibile, non si sono fatte attendere: i contrarissimi hanno subito chiesto una maggiore tempestività nei sistemi di allarme, puntando il dito contro le istituzioni. Del resto, il sistema Es-Alert, che invia messaggi di emergenza sugli smartphone, è stato attivato, in occasione dell’alluvione di Valencia, solo dopo le 20, ben dodici ore dopo l’emissione dell’allerta rossa da parte dell’Agenzia statale di meteorologia. Un ritardo che ha permesso a molte persone di sottovalutare i rischi, spingendole a uscire di casa e recarsi al lavoro.

A prescindere dalle migliorie necessarie, l’approvazione della norma rappresenta una svolta epocale. La Spagna ha dato il buon esempio, dimostrando che non possiamo più trattare la crisi climatica come l’elefante nella stanza. È tempo di riconoscerla e affrontarla con misure che consentano di contenere i danni e proteggerci dai suoi effetti. Un approccio che si colloca all’esatto opposto di quello propugnato dai negazionisti, che continuano a liquidare gli eventi estremi come semplice maltempo.

Per i cugini spagnoli il dado è tratto. Resta ora da capire se l’Europa deciderà di allinearsi o se, al contrario, continuerà a tentennare sul fronte climatico. Una cosa è certa: le parole creano la realtà. Una legge sui congedi climatici segna un passo importante verso la consapevolezza collettiva e racconta la storia di un’umanità che ha ancora molto da fare per salvare il futuro, ma che inizia a intraprendere la giusta strada. L’iniziativa spagnola ha tracciato la rotta.