Mancava solo il via libera definitivo del Parlamento spagnolo perché la cosiddetta "legge trans" e una riforma della normativa sull'aborto venissero approvate. Il "sì" finale è arrivato il 16 febbraio, in entrambi i casi dopo un ultimo passaggio al Congresso dei deputati.
La Ley Trans e le polemiche del movimento femminista
La "Ley trans", per l'uguaglianza effettiva delle persone trans* e diritti delle persone Lgtbi, ha ricevuto 191 voti favorevoli, 60 contrari e 91 astensioni. La norma, promossa in particolare dalla ministra delle Pari Opportunità Irene Montero (Unidas Podemos) e richiesta a gran voce da diversi collettivi della comunità, stabilisce nuovi diritti per le persone transgender come quello "all'autodeterminazione": vi è contemplata la possibilità di chiedere la modifica del proprio sesso all'anagrafe attraverso una doppia dichiarazione, a distanza di tre mesi l'una dall'altra, senza che siano richieste prima autorizzazioni giudiziarie o mediche, a partire dai 16 anni (dai 14 previo assenso genitoriale). Il Congresso dei deputati ha approvato definitivamente il testo, dopo i via libera preliminari già espressi tra dicembre e la settimana scorsa dalla stessa Camera e dal Senato. Il voto finale, dunque, non ha risentito delle polemiche in merito ad alcuni aspetti della legge, come quello dell'età delle persone a cui applicarla e non solo, che hanno provocato divisioni profonde all'interno del vasto e influente movimento femminista spagnolo. In particolare, una parte di esse si è detta contraria a questa norma, in quanto vi riscontrano problemi potenziali di "insicurezza giuridica", di applicazione di politiche contro la discriminazione delle donne e per quanto riguardo l'autodeterminazione dei minori di 18 anni. La legge inoltre non contempla questioni riguardanti processi ormonali, che sono invece trattati in misura regionali, spiega La Vanguardia.Un sincero agradecimiento del Gobierno a las personas trans y LGTBI 🏳️⚧️🏳️🌈💜 pic.twitter.com/xJVSVis6Vu
— Irene Montero (@IreneMontero) February 16, 2023