Togliere gli smartphone agli adolescenti è la scelta giusta?

Per Telefono Azzurro è inutile e ha buon motivi per pensarlo. Il nodo della questione dovrebbe essere la formazione dei giovani e degli adulti, ma non lo è

di TERESA SCARCELLA
14 settembre 2024
Adolescenti-smartphone

Adolescenti e smartphone: un rapporto complicato

Telefono Azzurro dice quello che tutti pensano, ma che nessuno dice. Ovvero: “Come si pensa di riuscire a vietare gli smartphone agli adolescenti? E poi, ammesso che l’improbabile accada, siamo sicuri che il proibizionismo sia la strada giusta? Solitamente è quella più breve...

Il dato di fatto da cui partire è il seguente: 1 utente su 3 tra coloro che accedono alla rete e utilizzano quotidianamente tecnologie digitali è un minore e lo riferisce lo stesso Telefono Azzurro, che però sottolinea un altro elemento interessante: “spesso gli adulti non comprendono questa realtà parallela in cui vivono i ragazzi. Mancano accompagnamento e formazione per affrontare le sfide digitali, come il divario generazionale nei processi cognitivi ed emotivi. È essenziale che, oltre ai ragazzi, anche genitori e insegnanti acquisiscano competenze digitali per comprendere e supportare i minori nel mondo digitale in continua evoluzione”.

Per Telefono Azzurro (e non solo) “nella battaglia contro l'uso degli smartphone da parte dei minori viene sottovalutato il fatto che sia impossibile, oltre che controproducente, vietare l'uso di questi strumenti. Oggi le tecnologie offrono ai ragazzi opportunità digitali affascinanti, dal gaming alle realtà aumentate. I bambini si avvicinano al digitale fin dalla nascita e l'uso di dispositivi connessi è diffuso in tutto il mondo”.

In sostanza, si vuole togliere loro una possibilità per il rischio che essa comporta, invece di insegnargli a utilizzarla nel migliore dei modi? La risposta è sì, perché la tendenza politica sembra essere quella. Ma, come detto sopra, è forse la risposta più immediata ma non quella più corretta in un’ottica a lungo termine. Perché l’alternativa richiederebbe una formazione per i più giovani e, soprattutto, per gli adulti che avrebbero il compito di vigilare e che spesso e volentieri sanno ben poco sia di rischi del web e sia dell’utilizzo che ne fanno i propri figli. 

Siamo consapevoli che questa strada è la più faticosa da percorrere, che richiede investimenti e una strategia di azione più approfondita, ma la superficialità non ha mai portato da nessuna parte.