A Torino nasce il primo corso universitario di “Queer studies” in Italia

L’insegnamento prenderà il via nel corso del secondo semestre dell’anno accademico in corso

di MARCO PILI
3 dicembre 2024
L'immagine con la quale il Dipartimento di Giurisprudenza ha lanciato il corso (UniTo)

L'immagine con la quale il Dipartimento di Giurisprudenza ha lanciato il corso (UniTo)

I “Queer studies” si affacceranno per la prima volta in un ateneo italiano, a Torino per essere precisi. Come comunicato dall’università piemontese, infatti, a partire dal secondo semestre dell’anno accademico 2024-2025 il corso verrà stabilmente inserito all’interno del piano Global Law and Transntional Legal Studies, che viene erogato dal dipartimento di Giurisprudenza.

Una svolta storica per una corrente di studi ormai affermatasi da anni nel mondo accademico e che, nel Belpaese, non aveva ancora trovato un posizionamento adeguato. Nonostante ciò, il Comitato unico di garanzia ha comunicato che il corso potrà essere seguito da studenti e studentesse provenienti da ogni corso di studio.

Un impegno, quello dell’ateneo torinese, che vede nel corso di Queer studies uno dei momenti tangibili di un impegno ben più ampio, volto ad inserire le tematiche trattate nel background valoriale di ogni dipartimento. Come riportato da Torino Today, infatti, la presidente del Comitato, la professoressa Mia Caielli, ha affermato: “Il corso conferma l’impegno del nostro ateneo su questi temi e aggiunge un tassello importante alla didattica e alla ricerca su genere, orientamento sessuale e identità di genere”.

Uno sforzo notevole, per il quale il professor Antonio Vercellone è stato individuato come figura cardine del progetto. Saranno lui e numerosi esperti ed esperte, infatti, a tenere le lezioni del corso, che verrà erogato interamente in inglese. Le tematiche trattate verteranno su teoria queer, stereotipi sessuali e di genere nei media, disabilità, sessualità e abilismo, medicina di genere, ma anche rapporto tra cristianesimo e omosessualità. Un corso che propone di analizzare ogni tematica in chiave interdisciplinare e intersezionale, cogliendo le varie sfaccettature che caratterizzano una tematica ritenuta particolarmente importante da studenti e studentesse di ogni grado.

I precedenti, tra polemiche e contestazioni

La tematica, si sa, è particolarmente divisiva al di fuori degli ambienti universitari, laddove è ampiamente condivisa e diffusa tra le aule dei diversi corsi di studio. E in Sardegna, l’università di Sassari era già finita al centro delle polemiche a causa di un seminario che, secondo l’ex sottosegretario all’istruzione Rossano Sasso, aveva costretto la Lega ad “erigere barricate contro l’ideologia gender”. Ma se, già nella regione insulare, l’insegnamento tenuto dal professor Zappino non solo era rimasto ben saldo all’interno dell’offerta didattico, ma si era espanso presso l’ateneo cagliaritano, anche il corso del professor Vercellone è destinato a segnare un prima e un dopo nell’istruzione universitaria italiana.

L’insegnamento di Zappino, come è possibile leggere dalla scheda d’esame, inserita all’interno del percorso di studi in Scienze politiche dell’ateneo sardo, “mira a introdurre nell'offerta formativa il contributo critico delle teorie di genere e queer allo studio del potere, della politica e della società. Più nello specifico, il corso si propone di offrire strumenti volti a indagare i presupposti strutturali della discriminazione, della diseguaglianza e della violenza di genere e sessuale, anche in relazione ad altre (es. razziali; abiliste; di classe); di favorire l’acquisizione di competenze teoriche di genere e queer, anche in chiave storica; di agevolare l'applicazione di tali competenze all’analisi di casi e problemi, con particolare attenzione al rapporto fra la dimensione materiale e culturale delle questioni affrontate”.