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Usa, stop alla legge contro le drag ma crociata contro gay e trans

Un giudice del Tennessee ritiene la norma "vaga e troppo estesa". La Florida vieta agli studenti di scegliere il pronome da usare nel caso che “non corrisponda con il sesso della persona”

di BARBARA BERTI -
2 aprile 2023
In America i diritti della comunità queer sono sotto attacco

In America i diritti della comunità queer sono sotto attacco

In Tennessee stop alla legge che vieta le esibizioni delle drag queen, in Florida continua la crociata contro gay e trans con una nuova la legge per vietare agli studenti di scegliere il pronome da usare. In America la comunità queer si trova in una situazione in cui ogni giorno i diritti civili vengono messi in dubbio o addirittura cancellati. Il governatore repubblicano Bill Lee del Tennessee il mese scorso ha firmato una legge che criminalizza le esibizioni di drag queen in luoghi pubblici o dove ci sono bambini. Ma il giorno prima dell’entrate in vigore della controversa misura, il giudice distrettuale, Thomas Parker, ha ordinato per due settimane la sospensione della legge considerata “vaga e troppo estesa”. Il giudice Parker (che è stato nominato da Donald Trump) ha concordato con il gruppo teatrale Lgbt che ha presentato il ricorso contestando alla legge di usare “una formulazione che praticamente indica ogni luogo”. Il giudice, nella sua sentenza, scrive: “La residenza di un privato cittadino conta? Ed invece l'area campeggio di un parco nazionale? E se invece un minore cerca su Internet da una biblioteca pubblica video di performance di cabaret per adulti? Alla fine la formulazione ampia della legge è in contrasto con i limiti del primo emendamento”. Per il giudice federale, quindi se “il Tennessee desidera esercitare i suoi poteri di polizia nel restringere un'espressione che considera oscena lo deve fare nei limiti e nel quadro della Costituzione Usa”.

L'artista drag Vidalia Anne Gentry durante una conferenza contro la legge anti-drag in Tennessee (Afp)

In Florida, invece, continua la crociata di Ron DeSantis contro gay e transgender, accanto a quella contro l'aborto e l’insegnamento nelle scuole di corsi sulla storia afroamericana. La maggioranza repubblicana dell'assemblea legislativa ha approvato una misura che vieterà ai dirigenti scolastici di chiedere agli studenti di scegliere il pronome da usare nel caso che “non corrisponda con il sesso della persona”. Nel testo si afferma che tutte le scuole pubbliche devono operare seguendo la linea che “il sesso di una persona è un tratto biologico immutabile e che è falso attribuire ad una persona un pronome che non corrisponde al suo sesso”. La legge allarga quindi le restrizioni imposte dalla famigerata “Don't Say Gay” che vieta di parlare nelle scuole di orientamento sessuale e identità di genere.
L'utilizzo dei pronomi sta cambiando per rispettare chi non si riconosce nel genere maschile e neppure in quello femminile

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L’ondata oscurantista che il governatore repubblicano (considerato il principale avversario di Donald Trump nelle primarie repubblicane) sta imponendo nelle scuole pubbliche della Florida non si ferma qui: nelle scorse settimane è stata presentata una legge che imporrebbe di vietare di parlare di mestruazioni e altri argomenti collegati all'educazione sessuale nelle classi dei bambini fino a 12 anni. Ed in generale il materiale usato dalle scuole per i corsi di educazione sessuale dovrà essere approvato direttamente dal governo statale. Il voto sulla legge dei pronomi in Florida è avvenuto polemicamente proprio nel giorno in cui si è osservato il Transgender Day of Visibility, in occasione del quale il presidente Joe Biden ha diffuso una dichiarazione in cui ha accusato gli stati a guida repubblicana di prendere di mira i transgender americani, in particolare i giovanissimi. “Insieme, dobbiamo continuare a sfidare centinaia di leggi statali d'odio che sono state introdotte in tutto il Paese – le parole di Biden - per essere sicuri che ogni bambino sappia di essere stato fatto a immagine di Dio, che è amato e che lo difenderemo”.