“Con informazione provvisoria n. 18/2024, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno chiarito che la vittima di violenza domestica e di genere deve essere necessariamente sentita in sede di incidente probatorio. Si tratta di un significativo passo avanti verso l'eliminazione del fenomeno della cosiddetta vittimizzazione secondaria già auspicato nella relazione sulla ricognizione degli assetti normativi in materia di prevenzione e contrasto della violenza di genere per la redazione di un testo unico, approvata alla unanimità dalla Commissione da me presieduta il 31 luglio scorso”. Ad affermarlo, in una nota, è la presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, Martina Semenzato. La deputata di Coraggio Italia e del gruppo parlamentare Noi Moderati, ha specificato che “la donna che denuncia deve essere sentita subito, nel contraddittorio tra le parti, così da evitare di farle rivivere, a distanza di anni, le sofferenze patite”.
Una svolta importante che porta a una maggiore tutela nei confronti delle donne che sono vittime di violenza e che, allo stato attuale delle cose, vengono sentite in sede dibattimentale, molto spesso ad anni di distanza dal trauma subito. Questo porta la persona offesa a dover, inevitabilmente, rivivere quanto successo con una sofferenza psicologica notevole. Molto spesso le donne evitano di denunciare proprio per paura di dover rivivere, a distanza di molto tempo, la violenza subita riattivando così il trauma. La deputata Semenzato parla, proprio in questo senso, del concetto di vittimizzazione secondaria: si tratta di una situazione in cui la donna diventa vittima una seconda volta.
Può avvenire nel contesto sociale, sui giornali per come viene raccontata la violenza maschile, durante la fase di denuncia alle forze dell’ordine, quando si entra in contatto con i servizi sociali o con gli ospedali, all’interno dei percorsi giudiziari nei tribunali civili, penali o minorili. È un’espressione spesso utilizzata per definire una ‘cultura’ all’interno della quale la violenza di genere non solo è molto diffusa, spesso minimizzata e normalizzata, ma normalizzati sono anche gli atteggiamenti che incoraggiano e giustificano quella violenza sempre sulla base del concetto che la donna viene vista come inferiore all’uomo. Fanno parte della vittimizzazione secondaria tutti quegli atteggiamenti che tendono a sminuire la violenza subita da una donna e, successivamente, provano a far ricadere su di lei la colpa del trauma subito. Un esempio fra i tanti che è passato agli onori delle cronache è quello che ha visto protagonista Andrea Giambruno, ex compagno della premier Giorgia Meloni, che durante la conduzione del suo programma su Rete 4 in cui si stava parlando degli stupri di Palermo e Caivano, disse: "Se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di ubriacarti, non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento e nessun tipo di inciampo. Ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi”.