Violenza sulle donne: fermato un 35enne per l'aggressione alla psichiatra

La dottoressa, presa a colpi di spranga davanti all’ospedale Santa Chiara di Pisa dove lavora, era stata operata alla testa ed è in condizioni gravissime. L'uomo, Gianluca Paul Seung, era stato un suo paziente

di LETIZIA CINI
23 aprile 2023
È morta Barbara Capovani, la psichiatra di 55 anni che era stata aggredita a martellate da un uomo all’uscita dall’ospedale Santa Chiara di Pisa dove lavorava

È morta Barbara Capovani, la psichiatra di 55 anni che era stata aggredita a martellate da un uomo all’uscita dall’ospedale Santa Chiara di Pisa dove lavorava

Violenza contro una donna. Ancora un caso. È ancora in fin di vita Barbara Capovani, la psichiatra di 55 anni che ieri intorno alle 18 era stata aggredita a colpi di spranga da uno sconosciuto vestito di nero e con il volto coperto da una mascherina all’uscita dall’ospedale Santa Chiara di Pisa dove lavorava.

La svolta

Un uomo di 35 anni di Viareggio - Gianluca Paul Seung, che era stato paziente della psichiatra - è stato fermato alle 4 di sabato notte dalla Polizia di Pisa come sospetto autore del tentato omicidio premeditato della dottoressa Barbara Capovani. Dal profilo social dell’uomo emergono frasi sconnesse e deliranti: si definisce “sciamano” e non si contano i post complottisti che ha pubblicato o condiviso. "Avrebbe diversi precedenti e anche fogli di via dalle province di Prato e Lucca, oltre a un procedimento penale pendente per un’aggressione avvenuta in tribunale a Lucca", spiega l'edizione di Pisa de lanazione.it

Le condizioni della psichiatra

Come riporta ancora il sito nazione.it "la psichiatra versa in condizioni disperate in ospedale: l’ultimo bollettino della tarda serata di sabato dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana e della Asl Toscana nord-ovest riferiva di una prognosi riservata in un quadro clinico di estrema gravità”. "Condizioni gravissime, disperate anche se alcuni incauti annunci (anche per mano di fonti pur qualificate...) avevano sparso la voce del decesso di Capovani già sabato sera, notizia rilanciata perfino da un sindaco", recita il quotidiano online.

Il fatto

Rischiare la vita per fare il proprio lavoro. È quanto è accaduto a una professionista in ambito sanitario, la psichiatra 55enne responsabile dell’unità funzionale Salute mentale adulti e Spdc dell’ospedale Santa Chiara di Pisa: la donna è stata aggredita venerdì sera da un uomo vestito di nero che è poi è riuscito a fuggire. L’episodio, avvenuto intorno alle 18.30 del 21 aprile, era stato reso noto dalla polizia. Soccorsa dall'autoambulanza, la dottoressa era stata ricoverata in gravi condizioni e - operata alla testa -  è in prognosi riservata - le sue condizioni sono tutt'ora definite dai sanitari 'gravissime' - dopo essere stata trasferita al pronto soccorso dell’ospedale di Cisanello in stato di incoscienza.
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È morta Barbara Capovani, la psichiatra di 55 anni che era stata aggredita a martellate da un uomo all’uscita dall’ospedale Santa Chiara di Pisa dove lavorava

All’aggressione, secondo quanto riportato dalla questura, “avrebbe assistito un unico testimone, che ha visto sommariamente la scena: un uomo vestito di nero ha aspettato la dottoressa all’uscita dell’edificio che ospita Psichiatria, l’ha aggredita e poi è scappato”. Quasi sicuramente la donna è stata colpita con un corpo contendente. , Al momento però non è stato ancora reperito, secondo quanto riferito dagli investigatori, sul luogo in cui è avvenuta l’aggressione ai danni della donna, ora ricoverata in gravi condizioni.

L'agguato

Un uomo, vestito di nero, venerdì 21 aprile si era appostato e poi ha aggredito la responsabile della struttura di psichiatria, l’unità funzionale Salute Mentale Adulti. Erano circa le 18.30, quando il medico è uscito dall’ospedale, probabilmente alla fine del proprio turno di lavoro. Accanto a lei non c’era nessun altro. L’aggressore, nascosto fino a quel punto, l’ha vista e afferrata. Poi l’ha iniziata a picchiare con un’arma contundente che aveva portato con sé. Si tratta probabilmente di una mazza o una sbarra, qualcosa che non c’era sul posto. Gli investigatori stanno setacciando la zona alla ricerca di indizi utili. Secondo altre informazioni, tuttavia, la donna presenterebbe ferite compatibili con oggetti contundenti anche se le indagini sono tuttora in corso e gli inquirenti mantengono il massimo riserbo. Ha i tratti di un agguato quanto avvenuto nel tardo pomeriggio di oggi, 21 aprile, nel perimetro dell’area dell’ospedale Santa Chiara a Pisa.

Il testimone

Ci sarebbe un testimone. Secondo la ricostruzione sulla quale stanno lavorando gli inquirenti ad agire sarebbe stato un uomo, vestito di nero, che avrebbe aspettato la dottoressa fuori l’edificio di Psichiatria. Una volta che la vittima è uscita è scattato il pestaggio, inizialmente pareva a mani nude, mentre in realtà avrebbe usato un corpo contundente, non ancora trovato. Poi l’aggressore, che al momento dell'agguato indossava cappellino e mascherina, è fuggito.
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E' morta la psichiatra aggredita da uomo fuori da reparto Pisa

Da subito gli investigatori si sono messi al lavoro per ricostruire la dinamica dei fatti, setacciando la zona alla ricerca di indizi utili per dare un nome e un volto al colpevole. Il testimone che ha assistito alla scena prima della fuga del responsabile dell'agguato ai danni della psichiatra 55enne, ha riferito di aver sentito delle parole in italiano pronunciate dall’aggressore. Un dettaglio che potrebbe essere importante per cercare di risalire all’identità dello sconosciuto.

L'aggressore

Una sola persona sarebbe stata testimone dell’accaduto vedendo “sommariamente la scena”: un uomo vestito di nero “ha aspettato la dottoressa all’uscita dell’edificio che ospita Psichiatria, l’ha aggredita, colpendo la donna a colpi di spranga, e poi è scappato”, la ricostruzione dei fatti. La caccia all'uomo è proseguita, anche sulla spinta del rischio di un nuovo episodio violento da parte del responsabile, mentre fra tutte le ipotesi investigative al vaglio degli inquirenti, la più probabile era che un paziente o un ex paziente avesse atteso la dottoressa fuori dal reparto per poi far esplodere una rabbia insensata.

Il Governatore della Toscana: "Forza dottoressa"

“Episodio gravissimo, i nostri sanitari stanno facendo tutto il possibile per curare la dottoressa aggredita. Grazie alle forze dell’ordine impegnate a ricostruire l’accaduto, spero venga al più presto arrestato l’ignobile aggressore e assicurato alla giustizia pagando per questo atto vigliacco e inaudito“. Così il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani sull’aggressione avvenuta a Pisa. “Esprimendo il mio profondo dolore - aggiunge in una nota - dico anche che dobbiamo fare tutti di più per tutelare i nostri operatori sanitari e il loro quotidiano immane sacrificio. Ma in questo momento non posso che dire: forza dottoressa“.

I dati della violenza sulle donne

Il 2022 si è concluso con 120 femminicidi, dei quali 100 compiuti in ambito familiare e ben 62 a opera del partner o ex-partner. Nell’anno appena iniziato sono già 3 le donne uccise. A questi numeri va aggiunto il sommerso di un disagio mai denunciato: solo il 12% denuncia maltrattamenti, minacce, violazioni della libertà e tentati omicidi. Lo rende noto Meritocrazia Italia che spiega: “Fondamentali sono campagne di sensibilizzazione, informazione e rieducazione. E, a tal fine, è fondamentale un’azione sinergica tra gruppi politici, servizi sociali, forze dell’ordine, magistratura, sistema sanitario e scolastico. Si accoglie con favore la decisione di accelerare e semplificare l’iter di indagine per alcuni delitti, le cui notizie di reato saranno riferite dalla polizia giudiziaria al p.m. immediatamente e, in prima battuta, anche a voce. Tali modifiche anche sul piano investigati-vo e giudiziario consentiranno di ricorrere ad una sorta di ‘corsia preferenziale’ per gestire gli allarmi”.

La situazione della violenza di genere in Italia

Per fotografare meglio la situazione in Italia è utile analizzare i dati che emergono dallo studio condotto da  AvantGrade.com, agenzia Seo, Sea e Web analytics, che ha studiato approfonditamente le ricerche fatte su Google. I risultati sono davvero allarmanti: “come picchiare” e “come violentare una donna“, “droga dello stupro” e “come difendersi dalla violenza maschile“. Queste sono solo alcune delle ricerche fatte, ma il peggio deve ancora venire.
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Finire in fin di vita per fare il proprio lavoro. È quanto è accaduto alla psichiatra responsabile dell’unità funzionale Salute mentale adulti e Spdc dell’ospedale Santa Chiara di Pisa

Infografica di AvantGrade sulla Giornata contro violenza sulle donne

“La tutela della sicurezza delle donne è un dovere di tutti”

Dall’indagine emerge come negli ultimi 12 mesi il totale delle ricerche svolte su Google in Italia con le parole “uomo violento” siano state ben 33.000, come ad esempio “uomo violento cosa fare”, “come comportarsi con un uomo violento” e “come allontanare un uomo violento”.

Lo studio rivela anche ricerche più specifiche relative a situazioni coniugali difficili. Tra quelle più frequenti, spicca “mio marito quando beve diventa cattivo” (3.840 ricerche in un anno), “mio marito ha scatti d’ira” (2.520 volte l’anno) e “mio marito mi picchia” (2.040 volte l’anno). I dati sono ancora più allarmanti fuori dalle mura domestiche e potrebbero riguardare coppie più giovani.

La conferma arriva in particolare da una ricerca molto frequente: “è normale che il mio ragazzo mi picchi” è cercata 7.080 volte l’anno.

L’altro dato scioccante è la ricerca “come stuprare”, cliccata per 840 volte in un anno. Un numero che deve far riflettere e che mostra una certa propensione a commettere il reato, come anche le ricerche su “droga dello stupro” (118.800 volte in un anno) oppure “droga dello stupro come si fa”, cercata 1.080 volte in un anno.

Il bisogno di sicurezza si evince anche da ricerche di metodi per difendersi: “Spray al peperoncino” è la ricerca più frequente, con un volume pari a 177.600 ricerche in un anno, ma anche “Corso difesa personale femminile” cercata 2.040 volte l’anno.

Ale Agostini CEO di AvantGrade.com, ha commentato così la situazione: “La tutela della sicurezza delle donne è un dovere di tutti. Ognuno di noi ha il dovere morale di dare un contributo e soprattutto anche di puntare i riflettori sulle gravi condizioni delle donne rifugiate, perché è solo attraverso maggiore sensibilizzazione e divulgazione che le cose cambieranno davvero”.