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Home » Economia » Lavoro a distanza, quando la scrivania è alle Canarie: una startup spiega come (e perché)

Lavoro a distanza, quando la scrivania è alle Canarie: una startup spiega come (e perché)

Female Startup Leaders, comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuove e incentiva lo smart working

Margherita Ambrogetti Damiani
30 Gennaio 2023
Female Startup Leaders, una comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuovendo e incentivando lo smart working

Female Startup Leaders, una comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuovendo e incentivando lo smart working

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La questione femminile è indubbiamente uno dei temi più dibattuti dell’epoca contemporanea. C’è chi teorizza la necessità di un welfare di genere capace di consentire alle donne di poter imboccare la strada della realizzazione personale senza dover rinunciare alla famiglia, chi scommette tutto su una rivoluzione culturale che, però, tarda ad arrivare, e chi sostiene che, forse, l’unica soluzione è fare meno figli. Se le risposte sono molte, le domande sono ancora di più e lo Stivale pare essere più di qualche passo indietro, nonostante modelli virtuosi e storie di successo che non possono che non spingere a fare sempre di più e meglio.

Female Startup Leaders, una comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuovendo e incentivando lo smart working

Di sicuro, un lavoro più flessibile potrebbe essere d’aiuto. Ma, al di là di una parentesi – peraltro neanche troppo ben gestita – in fase Covid-19, lo smart working pare essere solo un ricordo. Ma come stanno le cose nel resto d’Europa? Ad esclusione di qualche realtà particolarmente virtuosa, la strada è ancora in salita. Un percorso da conoscere e, perché no, moltiplicare viene dalle isole Canarie. Si tratta di Female Startup Leaders, una comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuovendo e incentivando lo smart working. Con il sostegno del Ministero del turismo, dell’industria e del commercio del Governo delle Canarie, il progetto, oltre a consentire all’arcipelago di affermarsi come una delle migliori destinazioni per smart workers provenienti da ogni angolo del mondo, rappresenta un punto di riferimento per tutte le donne (e gli uomini) che hanno intenzione non solo di provarci ma di riuscirci. Per le fondatrici, le Canarie rappresentano il luogo perfetto per mantenere in equilibrio il benessere emotivo con quello sociale, continuando a dedicarsi al proprio lavoro a distanza.

Female Startup Leaders, una comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuovendo e incentivando lo smart working
Female Startup Leaders, una comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuovendo e incentivando lo smart working

Ne abbiamo parlato con Esther Molina, co-fondatrice di Female Startup Leaders.

Leggendo il vostro manifesto, una questione appare subito chiara: ‘Abbiamo bisogno di una rivoluzione femminista’. Female Startup Leaders parla alle donne che hanno capito che per farsi strada nel mondo, prima di tutto, bisogna fare rete. Da dove nasce questa consapevolezza? Quando – e come – avete capito che il potere delle donne funziona davvero solo insieme?

“Il potere delle donne non funziona esclusivamente insieme. Una donna da sola è potente e perfettamente in grado di trasformare la propria carriera professionale in una storia di successo. È vero, la consapevolezza di poter contare su una “rete di supporto” fa la differenza quando si tratta di salire più in alto e indubbiamente sentirsi supportate da donne con un profilo simile al proprio rappresenta un importantissimo stimolo. “Vedersi riflesse nelle altre” e cercare di contribuire con ciò che è nel proprio potere per promuovere altre donne è un motore potente. Da quando abbiamo creato l’associazione, le donne che ne fanno parte hanno iniziato a collaborare per fare affari in proprio. Quando ciò accade, si ha la consapevolezza che più la rete è grande e forte e maggiore è l’impatto che si può ottenere”.

Parliamo della Spagna. Il magazine che vi sta intervistando è italiano. Nel nostro Paese, negli ultimi anni, c’è stato un vero e proprio risveglio delle coscienze rispetto alle questioni legate ai diritti delle donne. La strada, però, è ancora (molto) lunga. Qual è la situazione delle donne in Spagna?

“È molto simile. I numeri parlano chiaro: studi recenti come lo “Special GEM on female entrepreneurship” in Spagna spiegano che il gap tra imprenditori e imprenditrici si è ridotto del 30% negli ultimi dieci anni. Se, da una parte, le nuove imprenditrici sono state più di 650.000, pare che, però, abbiano meno opportunità di svilupparli a lungo termine a causa, tra le altre cose, della mancanza di sostegni finanziari. Lo scorso anno in Spagna le società di venture capital hanno investito solo il 2% del capitale totale in progetti di imprenditrici. Perché sta continuando a succedere? Dobbiamo fare qualcosa per invertire la rotta e dobbiamo ancora lavorare molto per conciliare vita familiare e professionale. Indubbiamente, abbiamo fatto qualche progresso e non mancano iniziative pubbliche a sostegno dei diritti delle donne, ma c’è ancora molto da fare. Dobbiamo fare in modo che le nuove generazioni possano scegliere il futuro che vogliono costruire e come guidare il cambiamento nei prossimi dieci anni”.

Female Startup Leaders, una comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuovendo e incentivando lo smart working

Qualche giorno fa, su Luce! abbiamo parlato di nomadi digitali. Le Isole Canarie sono la destinazione ideale per chi può lavorare fuori dal tradizionale ufficio e possono garantire un perfetto equilibrio tra benessere sociale ed emotivo? Come incoraggiare le persone a decidere di fare questa scelta di vita e considerarla un vero lavoro?

“Non c’è dubbio! Esattamente lo scorso anno, un gruppo di Female Startup Leaders si è recato alle isole Canarie per telelavorare per una settimana. Una delle nostre co-fondatrici ha viaggiato e telelavorato per un anno intero con il suo van. Abbiamo potuto toccare con mano quanto valore aggiunto quel territorio porti con sé agli imprenditori della nuova generazione. Offre tutto: una buona connessione, luoghi per il coworking, coliving per accogliere i nomadi digitali (che stanno diventando una nuova forza economica alle Canarie e in molti altri Paesi), paesaggi incredibili, cibo delizioso, bel tempo, la possibilità di praticare surf, pallavolo, etc. Molti liberi professionisti si sono già stabiliti nelle principali città, trasformandoli in piccoli hub per il business con interessanti profili professionali con cui lavorare. Le Canarie offrono inoltre condizioni fiscali speciali per le società tecnologiche e innovative con sede in loco. Essere un nomade digitale è un modo di vivere alternativo per le persone che possono svolgere il proprio lavoro dove vogliono, purché abbiano un computer e una connessione internet. Ecco perché possono vivere muovendosi e viaggiando senza vincoli fisici in luogo specifico. Se si è in possesso delle conoscenze e delle competenze per lavorare da remoto, a nostro avviso, le isole Canarie sono una delle scelte migliori. Per capirlo basta solo fare “il salto” e decidere di provare anche solo per una quindicina di giorni. Sarà difficile non rimanerne entusiasmati”.

Il lavoro del futuro, anche delle donne, è remoto?

“Il lavoro del futuro e il futuro del lavoro passano attraverso la soluzione mista, né 100% remoto né 100% in loco. Di sicuro, però, non esistono soluzioni standard. Le aziende sono molte e ciascuna ha una propria politica gestionale. Ottimo sarebbe che ogni azienda scegliesse il modo più efficiente per far lavorare i propri team, che sia in loco, misto o remoto. Per i professionisti funziona allo stesso modo, conoscere se stessi aiuta a decidere con quale tipo di azienda è meglio lavorare, tenendo conto delle proprie esigenze. Tuttavia, in un mondo globale e interconnesso, prevalentemente digitale, il lavoro a distanza è considerato un’opzione perfetta per le aziende più tecnologiche, consentendo loro di poter assumere ovunque nel mondo e essere più competitive. Talvolta, aiuta anche a ridurre i costi fissi dell’azienda relativi alle strutture e agli spazi di lavoro. Come professionista, il lavoro a distanza offre la flessibilità di scegliere dove si vuole vivere in via prioritaria, piuttosto che trasferirsi nel luogo in cui si trova il lavoro. Per non pensare poi al risparmio di tempo per raggiungere il posto di lavoro. A seconda che si tratti di lavoro più o meno asincrono, è possibile addirittura pianificare a proprio piacimento le giornate. Insomma, il lavoro a distanza porta più libertà e autonomia al lavoratore. Se gestito correttamente, aiuta le a fare una vita più equilibrata e ciò vale sia per gli uomini che per le donne. In sintesi, nella nostra opinione le aziende più competitive nel prossimo futuro saranno “first remote”, offrendo diverse soluzioni affinché i loro dipendenti e collaboratori possano cimentarsi più spesso nelle interazioni digitali o fisiche in modo tale da mantenere e coltivare la stabilità del gruppo”.

Una cosa pare certa: il lavoro del futuro sarà sempre più nomade

Una cosa è certa: il lavoro del futuro è sempre più nomade. Continuare a incasellarlo in un luogo fisico rischia di essere un errore soprattutto per le donne che con la questione della conciliazione ancora non hanno fatto pace. Prendere armi e bagagli e trasferirsi alle Canarie non è cosa facile, è vero. Ma viene da pensare che anche l’Italia offre location d’eccezione quantomeno paragonabili a Tenerife. Perché non iniziare a guardare in questa direzione?

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
La questione femminile è indubbiamente uno dei temi più dibattuti dell’epoca contemporanea. C’è chi teorizza la necessità di un welfare di genere capace di consentire alle donne di poter imboccare la strada della realizzazione personale senza dover rinunciare alla famiglia, chi scommette tutto su una rivoluzione culturale che, però, tarda ad arrivare, e chi sostiene che, forse, l’unica soluzione è fare meno figli. Se le risposte sono molte, le domande sono ancora di più e lo Stivale pare essere più di qualche passo indietro, nonostante modelli virtuosi e storie di successo che non possono che non spingere a fare sempre di più e meglio.
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Di sicuro, un lavoro più flessibile potrebbe essere d’aiuto. Ma, al di là di una parentesi - peraltro neanche troppo ben gestita - in fase Covid-19, lo smart working pare essere solo un ricordo. Ma come stanno le cose nel resto d’Europa? Ad esclusione di qualche realtà particolarmente virtuosa, la strada è ancora in salita. Un percorso da conoscere e, perché no, moltiplicare viene dalle isole Canarie. Si tratta di Female Startup Leaders, una comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuovendo e incentivando lo smart working. Con il sostegno del Ministero del turismo, dell’industria e del commercio del Governo delle Canarie, il progetto, oltre a consentire all’arcipelago di affermarsi come una delle migliori destinazioni per smart workers provenienti da ogni angolo del mondo, rappresenta un punto di riferimento per tutte le donne (e gli uomini) che hanno intenzione non solo di provarci ma di riuscirci. Per le fondatrici, le Canarie rappresentano il luogo perfetto per mantenere in equilibrio il benessere emotivo con quello sociale, continuando a dedicarsi al proprio lavoro a distanza.
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Female Startup Leaders, una comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuovendo e incentivando lo smart working
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Una cosa è certa: il lavoro del futuro è sempre più nomade. Continuare a incasellarlo in un luogo fisico rischia di essere un errore soprattutto per le donne che con la questione della conciliazione ancora non hanno fatto pace. Prendere armi e bagagli e trasferirsi alle Canarie non è cosa facile, è vero. Ma viene da pensare che anche l’Italia offre location d’eccezione quantomeno paragonabili a Tenerife. Perché non iniziare a guardare in questa direzione?
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