La mancanza di modelli di riferimento e gli stereotipi non aiutano le giovani
Neet (Not in Education, Employment or Training), per cui l’Italia detiene il record europeo negativo. Le italiane
Neet, ossia che non studiano e non lavorano tra i 15 e i 29 anni, sono ben il 25%.
Il dossier
Le italiane neet, ossia che non studiano e non lavorano tra i 15 e i 29 anni, sono ben il 25%
Come racconta il dossier 2022 dell’Osservatorio indifesa realizzato da
Terre des Hommes e OneDay Group, che quest’anno ha coinvolto oltre
2000 ragazze adolescenti dai 14 ai 26 anni, la situazione è determinata da un lato, da convenzioni o vere e proprie
pressioni sociali che tendono a dare una maggiore importanza al ruolo delle donne all’interno della famiglia; dall’altro da un
mercato del lavoro che privilegia l’assunzione di giovani uomini rispetto alle giovani donne, e rende difficile conciliare l’attività lavorativa con la cura dei figli. Una ragazza su due si sente
limitata, nelle scelte sul futuro, da stereotipi e retaggi maschilisti. Se il presente è complesso, le giovani sono consapevoli che, in futuro, da adulte, dovranno lottare anche di più. Ritengono, infatti, che il luogo in cui si assiste a più discriminazione o violenza di genere sia il lavoro: è al primo posto nelle loro risposte seguito dal web e dai mass media. Le ragazze di oggi
fanno fatica a sognare, ma neanche progettano “in grande” il loro futuro. Più della metà delle intervistate, il 53,96%, ritiene che le scelte riguardo agli studi futuri o alla carriera lavorativa, le
ambizioni e le passioni vengano limitate dagli stereotipi e retaggi maschilisti. Al secondo posto viene indicata l’
assenza di una rete di sostegno, al terzo la
mancanza di modelli a cui ispirarsi. Una mancanza sottolineata anche dal fatto che per il 20% di loro “non c’è nessun modello di riferimento” e per il 30% il principale modello è la propria mamma. In sostanza una su 2 non ha modelli esterni alla famiglia a cui riferirsi “idealmente” per progettare il proprio futuro.
Le italiane neet, ossia che non studiano e non lavorano tra i 15 e i 29 anni, sono ben il 25%
Il
divario di genere nell’educazione non finisce qui, denuncia il dossier indifesa 2022. Sebbene le ragazze rappresentino quasi il 60% dei laureati in Italia – una quota stabile da dieci anni a questa parte – la loro presenza all’interno dei corsi di
laurea Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics) è decisamente più ridotta a vantaggio di percorsi di studio in ambito linguistico, medico e umanistico. Secondo il Ministero della Pubblica Istruzione, nell’anno accademico 2020/2021 le studentesse immatricolate nei corsi di laurea Stem sono il 21%, la metà rispetto agli uomini. Eppure, la laurea in una disciplina Ict, come ingegneria o più in generale nelle materie scientifiche, permette di avere migliori sbocchi occupazionali e maggiori possibilità di guadagno.
Le italiane neet, ossia che non studiano e non lavorano tra i 15 e i 29 anni, sono ben il 25%
Se il futuro è in pericolo, il presente è già compromesso. Basti pensare che il 47,78% delle giovani ha dichiarato all’Osservatorio indifesa di aver assistito a una
violenza fisica. Non va meglio con la
violenza psicologica: 7 ragazze su 10 ha assistito ad episodi di questo tipo. La realtà non è rassicurante per le nuove generazioni: le giovani percepiscono il rischio della solitudine e dell’isolamento sociale (23,14%), il pericolo della violenza psicologica (19,72%), del
bullismo (17,90%) e della
violenza sessuale (17,39%). Per l’82,90% il web non è un ambiente sano e sicuro. Tra i rischi mettono al primo posto il
cyberbullismo. Non migliora la situazione nella vita offline: il 23,14% sente il pericolo della
solitudine e dell’isolamento sociale il 19,72% quello della violenza psicologica, il 17,70% del bullismo e il 17,39% della violenza sessuale. Per quasi il 34% delle intervistate, d’altra parte, non si stanno facendo passi avanti nella
parità di genere.