Ragazze Neet, il triste record europeo delle italiane. Tutta colpa degli stereotipi

Nel nostro Paese sale al 25% la percentuale di donne e ragazze tra i 15 e i 29 anni che non studia e non lavora. Motivi? "Ambizioni e passioni limitate da retaggi maschilisti"

di MAURIZIO COSTANZO
19 marzo 2023
Ragazze Neet, il triste record europeo delle italiane

Ragazze Neet, il triste record europeo delle italiane

La mancanza di modelli di riferimento e gli stereotipi non aiutano le giovani Neet (Not in Education, Employment or Training), per cui l’Italia detiene il record europeo negativo. Le italiane Neet, ossia che non studiano e non lavorano tra i 15 e i 29 anni, sono ben il 25%.

Il dossier

Le italiane neet, ossia che non studiano e non lavorano tra i 15 e i 29 anni, sono ben il 25%

Le italiane neet, ossia che non studiano e non lavorano tra i 15 e i 29 anni, sono ben il 25%

Come racconta il dossier 2022 dell’Osservatorio indifesa realizzato da Terre des Hommes e OneDay Group, che quest’anno ha coinvolto oltre 2000 ragazze adolescenti dai 14 ai 26 anni, la situazione è determinata da un lato, da convenzioni o vere e proprie pressioni sociali che tendono a dare una maggiore importanza al ruolo delle donne all’interno della famiglia; dall’altro da un mercato del lavoro che privilegia l’assunzione di giovani uomini rispetto alle giovani donne, e rende difficile conciliare l’attività lavorativa con la cura dei figli. Una ragazza su due si sente limitata, nelle scelte sul futuro, da stereotipi e retaggi maschilisti. Se il presente è complesso, le giovani sono consapevoli che, in futuro, da adulte, dovranno lottare anche di più. Ritengono, infatti, che il luogo in cui si assiste a più discriminazione o violenza di genere sia il lavoro: è al primo posto nelle loro risposte seguito dal web e dai mass media. Le ragazze di oggi fanno fatica a sognare, ma neanche progettano “in grande” il loro futuro. Più della metà delle intervistate, il 53,96%, ritiene che le scelte riguardo agli studi futuri o alla carriera lavorativa, le ambizioni e le passioni vengano limitate dagli stereotipi e retaggi maschilisti. Al secondo posto viene indicata l’assenza di una rete di sostegno, al terzo la mancanza di modelli a cui ispirarsi. Una mancanza sottolineata anche dal fatto che per il 20% di loro “non c’è nessun modello di riferimento” e per il 30% il principale modello è la propria mamma. In sostanza una su 2 non ha modelli esterni alla famiglia a cui riferirsi “idealmente” per progettare il proprio futuro.
Le italiane neet, ossia che non studiano e non lavorano tra i 15 e i 29 anni, sono ben il 25%

Le italiane neet, ossia che non studiano e non lavorano tra i 15 e i 29 anni, sono ben il 25%

Il divario di genere nell’educazione non finisce qui, denuncia il dossier indifesa 2022. Sebbene le ragazze rappresentino quasi il 60% dei laureati in Italia – una quota stabile da dieci anni a questa parte – la loro presenza all’interno dei corsi di laurea Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics) è decisamente più ridotta a vantaggio di percorsi di studio in ambito linguistico, medico e umanistico. Secondo il Ministero della Pubblica Istruzione, nell’anno accademico 2020/2021 le studentesse immatricolate nei corsi di laurea Stem sono il 21%, la metà rispetto agli uomini. Eppure, la laurea in una disciplina Ict, come ingegneria o più in generale nelle materie scientifiche, permette di avere migliori sbocchi occupazionali e maggiori possibilità di guadagno.
Circa 2,1 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni in Italia non cerca lavoro

Le italiane neet, ossia che non studiano e non lavorano tra i 15 e i 29 anni, sono ben il 25%

Se il futuro è in pericolo, il presente è già compromesso. Basti pensare che il 47,78% delle giovani ha dichiarato all’Osservatorio indifesa di aver assistito a una violenza fisica. Non va meglio con la violenza psicologica: 7 ragazze su 10 ha assistito ad episodi di questo tipo. La realtà non è rassicurante per le nuove generazioni: le giovani percepiscono il rischio della solitudine e dell’isolamento sociale (23,14%), il pericolo della violenza psicologica (19,72%), del bullismo (17,90%) e della violenza sessuale (17,39%). Per l’82,90% il web non è un ambiente sano e sicuro. Tra i rischi mettono al primo posto il cyberbullismo. Non migliora la situazione nella vita offline: il 23,14% sente il pericolo della solitudine e dell’isolamento sociale il 19,72% quello della violenza psicologica, il 17,70% del bullismo e il 17,39% della violenza sessuale. Per quasi il 34% delle intervistate, d’altra parte, non si stanno facendo passi avanti nella parità di genere.