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Home » Lifestyle » L’allarme degli psicologi: “I bambini dormono sempre meno a causa dei social”

L’allarme degli psicologi: “I bambini dormono sempre meno a causa dei social”

La dipendenza può creare ansia, problemi alimentari, sessuali e depressione. In Usa boom di cliniche per disintossicarsi dagli smartphone

Maurizio Costanzo
2 Gennaio 2023
Gli psicologi: "I bambini dormono sempre meno per uso dei social"

Gli psicologi: "I bambini dormono sempre meno per uso dei social"

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Un tempo c’erano le favole, ora invece ci sono gli smartphone. Le conseguenze sono preoccupanti e si ripercuotono sulla salute dei più piccoli. A lanciare l’allarme sono gli stessi psicologi: “I bambini dormono sempre meno per uso dei social”. La soluzione potrebbe essere quella di “introdurre fin dalla scuola primaria un’educazione al digitale”.

Giochi, notifiche, video: la dipendenza anche serale da smartphone e tablet riguarda sempre più persone. L’uso dei social media sta diminuendo le ore di sonno dei bambini, e non solo. Particolarmente significativa è la frequenza di accesso ai social media, soprattutto Tik Tok e Instagram, che vengono visualizzati anche a letto, prima di addormentarsi, e finiscono per ridurre il riposo di bambini e adolescenti. Da un punto di vista della salute mentale, come riferiscono gli psicologi, dormire poco può avere però effetti negativi sulla sfera comportamentale e cognitiva, riducendo i livelli di attenzione, la capacità di apprendimento, di memoria, e alterando le relazioni con il prossimo. “Già alcuni studi all’estero hanno dimostrato che l’utilizzo serale dei social media finisce per ridurre di circa un’ora, ogni giorno, il riposo dei bambini fin dai 10 anni – spiega Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana -. Un fenomeno che purtroppo rileviamo anche tra tanti nostri assistiti o che ci viene riportato dalle famiglie. Un tempo per addormentarsi c’erano le favole, ora rimpiazzate dagli smartphone. Gli schermi dei telefonini, sia per la tipologia di contenuti vivaci che per la luce blu emessa, riaccendono continuamente l’attenzione, anche nel momento in cui ci stiamo per addormentare e interrompono il naturale processo verso la prima fase del sonno. Un problema che tocca tanti adulti, ma che sta riguardando ormai anche numerosi giovanissimi e che non può quindi essere trascurato”.

I cellulari hanno preso il posto delle favole della buona notte
I cellulari hanno preso il posto delle favole della buona notte

“La qualità e la durata del sonno sono fondamentali per il corretto equilibrio psicofisico – aggiunge Maria Antonietta Gulino – per il benessere psicologico e per poter affrontare i numerosi appuntamenti che attendono la nostra quotidianità, anche a scuola. Un’abitudine che non può essere messa in secondo piano. Occorre introdurre fin dalle scuole primarie, oltre che in famiglia, un’educazione al digitale che è ormai parte integrante della quotidianità, anche tra i bambini. Nel momento in cui viene assegnato un dispositivo tecnologico a un ragazzo, e ha autonomia nel suo utilizzo, non si può fare a meno anche di formarlo e indicare regole di comportamento”.

I minori con “depressione da social”

Bombardati da pubblicità, sovraesposti a cyberbullismo e con sempre meno contatti faccia a faccia, bambini e adolescenti che usano troppo i social rischiano problemi di alimentazione e sessuali, oltre che fisici. A confermare i rischi crescenti della ‘depressione da Social‘ è una revisione della letteratura scientifica condotta dalla Società Italiana di Pediatria che ha analizzato 68 lavori condotti dal 2004 al 2022. Pubblicata sulla rivista “International Journal of environmental research of pubblic health, la review” ha individuato in 19 studi, pari al 27% di quelli presi in esame, un’associazione significativa tra depressione e uso dei social, in primis Instagram, Tik-Tok e Youtube. “Non è chiaro se l’uso dei social porti a una maggiore depressione o se questi sintomi depressivi inducano le persone a cercare di più i social. Comunque più tempo trascorrono sui dispositivi digitali, più alti sono i livelli di depressione, senza distinzioni geografiche”, spiega Rino Agostiniani, consigliere Sip. Non solo quindi disturbi del sonno, dipendenza, ansia, poca attività fisica, problemi alla vista o posturali, cefalea. I social e la tanta pubblicità pop-up possono alterare la percezione della sfera sessuale. Ma preoccupante è anche l’influenza sui disturbi dell’alimentazione, sia per la maggior esposizione al marketing di junk food, sia per la diffusione di messaggi pro-anoressia, “non più limitati a siti web, ma trasferiti su Snapchat, Facebook, Pinterest”.

Sono sempre più i minori con depressione da social
Sono sempre più i minori con depressione da social

La rete facilita poi il diffondersi del cyberbullismo (rilevato in 15 studi, il 22%) con una crescente divulgazione di messaggi aggressivi tramite immagini e video. “Un uso non responsabile dei social può creare problemi sia dal punto di vista della gestione delle emozioni che delle difficoltà relazionali e scolastiche”, afferma la presidente Sip, Annamaria Staiano. “Il dialogo con amici e famiglie nonché l’attività fisica sono i migliori antidoti contro l’overdose da social e da chat online” in cui “gli spazi virtuali sostituiscono il contatto faccia a faccia”, conclude Elena Bozzola, consigliere Sip.

Usa, boom di cliniche per disintossicarsi dai social

Aumentano i centri per il trattamento delle dipendenze da social media, diffuse tra i ragazzi americani: nonostante non sia un disturbo ancora ufficialmente riconosciuto, l’assuefazione dei giovanissimi americani ai messaggini, snap-chat, twitter, facebook, instagram, sta finendo per spedirne sempre di più nei rehab center, centri per la riabilitazione, dove gli adolescenti vengono lasciati senza smartphone e internet e indirizzati a seguire programmi specializzati.

Negli States è boom di cliniche dove i teenager possono disintossicarsi dai social
Negli States è boom di cliniche dove i teenager possono disintossicarsi dai social

Secondo le analisi di Common-Sense Media, una organizzazione che monitora l’uso dei social, il 50% dei ragazzi Usa si sente dipendente da telefonini e tablet. Il Centro “Paradigm” in California, sostiene per esempio di avere un tasso di successo pari all’80% sui teenager che arrivano assuefatti a usare gli smartphone 6-7 ore al giorno. La retta può arrivare a costare 50.000 dollari, ma alcune assicurazioni sanitarie ne rimborsano una parte. Alcuni ragazzi intervistati dalle tv Usa hanno raccontato l’ansia, la vergogna, lo stress causato dal continuo uso dei social media. “Avevo ansia intensa e non me ne rendevo conto – ha raccontato David Mayer, 17 anni dell’Ohio – avevo creato identità immaginarie di me stesso sui social, stavo collegato 7 ore al giorno. I miei genitori mi hanno spedito in clinica. Ora, dopo 30 giorni senza internet e iPhone, sono quasi pronto a cancellare le mie presenze sui principali siti”.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Un tempo c’erano le favole, ora invece ci sono gli smartphone. Le conseguenze sono preoccupanti e si ripercuotono sulla salute dei più piccoli. A lanciare l’allarme sono gli stessi psicologi: "I bambini dormono sempre meno per uso dei social". La soluzione potrebbe essere quella di “introdurre fin dalla scuola primaria un'educazione al digitale". Giochi, notifiche, video: la dipendenza anche serale da smartphone e tablet riguarda sempre più persone. L'uso dei social media sta diminuendo le ore di sonno dei bambini, e non solo. Particolarmente significativa è la frequenza di accesso ai social media, soprattutto Tik Tok e Instagram, che vengono visualizzati anche a letto, prima di addormentarsi, e finiscono per ridurre il riposo di bambini e adolescenti. Da un punto di vista della salute mentale, come riferiscono gli psicologi, dormire poco può avere però effetti negativi sulla sfera comportamentale e cognitiva, riducendo i livelli di attenzione, la capacità di apprendimento, di memoria, e alterando le relazioni con il prossimo. "Già alcuni studi all'estero hanno dimostrato che l'utilizzo serale dei social media finisce per ridurre di circa un'ora, ogni giorno, il riposo dei bambini fin dai 10 anni – spiega Maria Antonietta Gulino, presidente dell'Ordine degli Psicologi della Toscana -. Un fenomeno che purtroppo rileviamo anche tra tanti nostri assistiti o che ci viene riportato dalle famiglie. Un tempo per addormentarsi c’erano le favole, ora rimpiazzate dagli smartphone. Gli schermi dei telefonini, sia per la tipologia di contenuti vivaci che per la luce blu emessa, riaccendono continuamente l'attenzione, anche nel momento in cui ci stiamo per addormentare e interrompono il naturale processo verso la prima fase del sonno. Un problema che tocca tanti adulti, ma che sta riguardando ormai anche numerosi giovanissimi e che non può quindi essere trascurato".
I cellulari hanno preso il posto delle favole della buona notte
I cellulari hanno preso il posto delle favole della buona notte
"La qualità e la durata del sonno sono fondamentali per il corretto equilibrio psicofisico – aggiunge Maria Antonietta Gulino - per il benessere psicologico e per poter affrontare i numerosi appuntamenti che attendono la nostra quotidianità, anche a scuola. Un'abitudine che non può essere messa in secondo piano. Occorre introdurre fin dalle scuole primarie, oltre che in famiglia, un'educazione al digitale che è ormai parte integrante della quotidianità, anche tra i bambini. Nel momento in cui viene assegnato un dispositivo tecnologico a un ragazzo, e ha autonomia nel suo utilizzo, non si può fare a meno anche di formarlo e indicare regole di comportamento".

I minori con "depressione da social"

Bombardati da pubblicità, sovraesposti a cyberbullismo e con sempre meno contatti faccia a faccia, bambini e adolescenti che usano troppo i social rischiano problemi di alimentazione e sessuali, oltre che fisici. A confermare i rischi crescenti della 'depressione da Social' è una revisione della letteratura scientifica condotta dalla Società Italiana di Pediatria che ha analizzato 68 lavori condotti dal 2004 al 2022. Pubblicata sulla rivista "International Journal of environmental research of pubblic health, la review" ha individuato in 19 studi, pari al 27% di quelli presi in esame, un'associazione significativa tra depressione e uso dei social, in primis Instagram, Tik-Tok e Youtube. "Non è chiaro se l'uso dei social porti a una maggiore depressione o se questi sintomi depressivi inducano le persone a cercare di più i social. Comunque più tempo trascorrono sui dispositivi digitali, più alti sono i livelli di depressione, senza distinzioni geografiche", spiega Rino Agostiniani, consigliere Sip. Non solo quindi disturbi del sonno, dipendenza, ansia, poca attività fisica, problemi alla vista o posturali, cefalea. I social e la tanta pubblicità pop-up possono alterare la percezione della sfera sessuale. Ma preoccupante è anche l'influenza sui disturbi dell'alimentazione, sia per la maggior esposizione al marketing di junk food, sia per la diffusione di messaggi pro-anoressia, "non più limitati a siti web, ma trasferiti su Snapchat, Facebook, Pinterest".
Sono sempre più i minori con depressione da social
Sono sempre più i minori con depressione da social
La rete facilita poi il diffondersi del cyberbullismo (rilevato in 15 studi, il 22%) con una crescente divulgazione di messaggi aggressivi tramite immagini e video. "Un uso non responsabile dei social può creare problemi sia dal punto di vista della gestione delle emozioni che delle difficoltà relazionali e scolastiche", afferma la presidente Sip, Annamaria Staiano. "Il dialogo con amici e famiglie nonché l'attività fisica sono i migliori antidoti contro l'overdose da social e da chat online" in cui "gli spazi virtuali sostituiscono il contatto faccia a faccia", conclude Elena Bozzola, consigliere Sip.

Usa, boom di cliniche per disintossicarsi dai social

Aumentano i centri per il trattamento delle dipendenze da social media, diffuse tra i ragazzi americani: nonostante non sia un disturbo ancora ufficialmente riconosciuto, l'assuefazione dei giovanissimi americani ai messaggini, snap-chat, twitter, facebook, instagram, sta finendo per spedirne sempre di più nei rehab center, centri per la riabilitazione, dove gli adolescenti vengono lasciati senza smartphone e internet e indirizzati a seguire programmi specializzati.
Negli States è boom di cliniche dove i teenager possono disintossicarsi dai social
Negli States è boom di cliniche dove i teenager possono disintossicarsi dai social
Secondo le analisi di Common-Sense Media, una organizzazione che monitora l'uso dei social, il 50% dei ragazzi Usa si sente dipendente da telefonini e tablet. Il Centro "Paradigm" in California, sostiene per esempio di avere un tasso di successo pari all'80% sui teenager che arrivano assuefatti a usare gli smartphone 6-7 ore al giorno. La retta può arrivare a costare 50.000 dollari, ma alcune assicurazioni sanitarie ne rimborsano una parte. Alcuni ragazzi intervistati dalle tv Usa hanno raccontato l'ansia, la vergogna, lo stress causato dal continuo uso dei social media. "Avevo ansia intensa e non me ne rendevo conto - ha raccontato David Mayer, 17 anni dell'Ohio - avevo creato identità immaginarie di me stesso sui social, stavo collegato 7 ore al giorno. I miei genitori mi hanno spedito in clinica. Ora, dopo 30 giorni senza internet e iPhone, sono quasi pronto a cancellare le mie presenze sui principali siti".
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