L’acqua, elemento primordiale per eccellenza, è ragione di vita per
Giuseppe La Spada ma anche massima espressione della natura attraverso la quale la sua arte prende forma e si realizza nella pienezza del gesto creativo. Palermitano di origini e milazzese d’adozione, La Spada è raffinato
fotografo e regista il cui stile assolutamente unico è riuscito a catturare l’attenzione del musicista di eccelsa fama
Ryuichi Sakamoto, scomparso il 28 marzo.
Il cuore sotto il mare immortalato dall'artista di Milazzo
L’amicizia nata tra i due artisti, all’insegna della stima e dell’apprezzamento reciproco, ci racconta di due mondi apparentemente distanti che, come per incanto, si incontrano e fondono nel segno della fenomenologia culturale più alta, e per questo capace di produrre la meraviglia delle armonie.
Chi è Giuseppe La Spada
Giuseppe è stato da sempre un specie di pellegrino del mondo, esperienza alla quale si è aperto sin da molto giovane per curiosità verso l’altro e l’altrove, sicuro che il suo viaggiare fosse ragione di una ininterrotta ricerca interiore. Un artista sensibile teso ad esplorare il
rapporto uomo-natura, con l'obiettivo di sensibilizzare il pubblico alle
tematiche ambientali, con particolare riferimento all’elemento acqua. Dopo la laurea in Digital Design conseguita a Roma, vince cinque anni dopo il prestigioso Webby Award per un progetto ecologico legato a un sito web collegato a Stop Rakkasho, canale tematico ideato proprio dal premio Oscar Ryuiki Sakamoto.
L'amicizia con Ryuiki Sakamoto
Il fotografo siciliano insieme al noto musicista Ryuichi Sakamoto
Da quel momento scatta un
feeling particolare tra i due artisti, che si traduce presto in importanti collaborazioni. Il maestro compone ed esegue le sue meraviglie in musica, il fotografo le racconta usando l’obiettivo su cui lascia che si imprimano immagini di suggestione dal fascino irresistibile. Nel 2008 incontra ancora una volta professionalmente Sakamoto, che si esibisce assieme al musicista austriaco Fennesz, in occasione della
tournèe Cendre, conclusasi con l'indimenticabile show al Ground Zero di New York. Quindi, dopo un periodo intenso costellato da numerose performance, La Spada presenta nel 2015, alla Triennale di Milano
Sublimis, un ‘racconto’ interdisciplinare legato a
Humans and Water e sviluppato con la cooperazione di eminenti scienziati e artisti internazionali. Sarà proprio in quella occasione che Ryuichi Sakamoto dà vita alla composizione musicale
Indent Shizen no Koe. L’anno successivo l’identico programma verrà presentato al Seaport Museum di New York riscuotendo grande accoglienza.
Una persona trasparente come acqua, finestra sul mondo mistico
La notorietà dello straordinario talento, unito alle appassionate battaglie a favore dell’ecosistema fanno letteralmente il giro del mondo. La fama di
persona trasparente come acqua, la stessa che ama accarezzare con la macchina da presa, lo precede. Giuseppe è l’immagine ideale del moderno mistico, una persona che riesce a comunicare la sua arte perché ne fa una finestra aperta alle ragioni dello spirito con messaggi così potenti da evocare l’assoluto.
Giuseppe La Spada, fotografo e regista siciliano
Innamorato dei testi e della musica di un altro immenso artista come
Franco Battiato, ha diretto nel 2019 il video della canzone
Torneremo Ancora. Dopo una lunga permanenza a Milano, Giuseppe La Spada ha deciso di tornare a Milazzo, per dare senso compiuto ai suoi principi e alle sue idee con il preciso intento di
mettersi a disposizione di quella comunità della quale ha sempre fatto parte. Lui. Un giovane uomo in cui si intuiscono tutte le caratteristiche delle persone perbene di un tempo, quei ‘vecchi’ siciliani che sapevano quando rimboccarsi le maniche al momento giusto, con l’innata sensibilità di chi i bisogni degli altri li anticipa e li indovina. Perché nessuno sia costretto all’umiliazione del chiedere.
Giuseppe, come nasce il suo rapporto con l’acqua? "Suppongo nel grembo materno, o forse prima… Credo esistano delle immagini 'prime' che ci condizionano per sempre. Sicuramente il fatto di essere nato in un posto di mare mi ha dato la possibilità di confrontarmi presto con questa grande massa blu, anche solo per l’impatto visivo, poi il legame è diventato pian piano da estetico a mistico. Il mare per noi occidentali è un elemento di grande confronto al fine di staccare lo sguardo dal mondo antropizzato e ambire a dimensioni più alte. In generale ho subìto sempre la fascinazione di questo elemento, perfino di una semplice goccia, perché niente come l’acqua può spiegare tutto della nostra esistenza.
La Spada nelle sue opere analizza il rapporto Uomo-Natura, attraverso la chiave dell'elemento acqua
Anni fa scrivevo: ‘L’acqua è un momento di sospensione, una sospensione tra dualismi ancestrali, la luce e l’oscurità, il visibile e l’invisibile, nel fluire di questo eterno movimento che è la vita'".
Quale messaggio contiene il suo legame profondo con gli abissi ? "Sicuramente quello di individuare la possibile connessione con dimensioni inusuali, dove tutto è regolato da altre leggi. Dalla gravità alla percezione sonora tutto muta sott’acqua: il nostro respiro a cui prestiamo poca attenzione sulla terra ci restituisce con evidenza il fatto di essere costantemente circondati da una bolla di aria. Nell’interscambio tra Acqua e Uomo, mi sono immerso per cercare forme che l’acqua ha impresse nella sua memoria atavica. Dunque per me è sempre stato l’elemento principe nel quale immergermi, una specie di scatola nera dove vedere meglio e ritrovarsi in una assoluta dilatazione sensoriale".
Le sue immagini fotografiche sono frutto di capacità tecnica o piuttosto espressione di un suo personale iter spirituale? "Le mie immagini sono sempre state curate sotto l’aspetto tecnico e sin dagli inizi l’estetica è stata la principale chiave d’accesso. Tuttavia, proprio per il fatto di non essere un subacqueo, ho finito col privilegiare la ricerca interiore, che è il
passepartout di tutto.
"L’acqua è un momento di sospensione, una sospensione tra dualismi ancestrali"
L’acqua per me è un teatro dove creare figure simboliche in relazione tra noi e la natura e perfino tra noi e l’invisibile. In un progetto del 2015 mi sono confrontato con un astrobiologo dell’università di Yale sul tema dell’origine della vita, cercando possibili risposte alla nostra evidente piccolezza di fronte all’immensità della natura".
Molti dei suoi progetti vedono come protagonisti i bambini. Che ruolo affida loro? "Credo che sia la più importante fascia della società su cui investire è indispensabile offrendo loro
strumenti di lettura che possano aiutarli a formare un corretto grado di consapevolezza utile alle scelte del domani, allorché saranno attori decisionali. Per questo non dobbiamo mai sottovalutare la loro grande capacità di restituire a noi adulti quella purezza che andiamo via via perdendo, perché un bambino è limpida acqua di sorgente non ancora inquinata da contaminazioni e convenzioni sociali".
Verso quali obiettivi punta il suo progetto Essere Ecosophia? "Il concetto dell’ecologia che sta alla base di
Essere Ecosophia non esprime solo un principio di tipo ambientale. Credo in una sorta di ecologia del pensiero che mi fa considerare come il
vero inquinamento risieda dentro di noi per il fatto di vivere in netta separazione dalla Natura e dalla stessa nostra vera natura.
Una ricerca anche mistica, quella dell'artista originario di Palermo, che ricerca nell'elemento dell'acqua valori ancestrali
Occorre quindi arginare l’attuale decadenza culturale e valoriale di una società sempre più priva di etica e rispetto nelle relazioni verso il mondo esterno".
Per molte persone il mare è un soggetto 'da cartolina'. Perché tanta indifferenza nei confronti della sua ricchezza, dei suoi tesori, del suo antico mistero? "Come per tanti altri aspetti della natura, anche il mare non lo percepiamo più nella sua complessa interezza: nel nostro quotidiano queste bellezze finiscono per fare al massimo da sfondo da computer. L’uomo ha sempre visto questi elementi nella migliore delle ipotesi come cartoline, nelle peggiori alla stregua di risorse da sfruttare o addirittura
facendone discariche".
Lei ha avuto la fortuna di incontrare artisti che hanno avuto un preciso significato per la sua vita e la sua arte: in modo particolare Franco Battiato e Ryuichi Sakamoto. Cosa vi ha legato? "Li ho incontrati in veste di traduttore, tradurre la musica in immagini è il mio lavoro.
Battiato, siciliano come me, è diventato per i messaggi della sua arte poliedrica una specie di modello esistenziale; inoltre posso affermare di aver imparato di più ascoltando le sue interviste che leggendo qualunque libro. Sakamoto invece è stato un padre, una figura di riferimento totale, come uomo, artista e attivista ambientale. In diciassette anni di amicizia e collaborazioni mi ha trasferito l’importanza della relazione che lega Arte e Natura, insistendo sulla grande responsabilità dell’artista nei confronti del mondo in cui vive. Da orientale mi ha insegnato la capacità di vedere l’invisibile, le piccole cose, mentre considero il suo più grande regalo la composizione scritta da lui
Shizen no Koe (La voce della natura), proprio in occasione di una mostra che parlava di Acqua".
La Spada cerca di promuovere, attraverso l'espressione artistica, una maggior consapevolezza ambientale
Le nostre acque, la nostra terra soffrono di mali ormai incurabili oppure siamo ancora in tempo? “Difficile rispondere a questa domanda,
siamo troppo piccoli per intuire un macro disegno del pianeta: la terra potrebbe sistemare tutto, mentre noi abbiamo la percezione di questa ‘febbre’ momentanea. Sicuramente le prospettive non sono bellissime, i nostri comportamenti degli ultimi 150 anni hanno accelerato processi sfavorevoli. Nel 2006 ho affrontato il mio primo progetto internazionale, premiato a New York, sulle tematiche ambientali: da allora ad adesso è mutata solo la percezione che abbiamo sullo stato delle cose ma non vedo grandissime azioni tese a radicali cambiamenti".
Lo scenario dei devastanti incendi di questi giorni, spesso di origine dolosa, sottolineano la gravità di drammi estivi che puntualmente si ripetono. È possibile intervenire con una più efficace prevenzione? "L’unica cosa possibile è quella di educare le nuove generazioni a
una nuova consapevolezza nei riguardi della cosa pubblica. La nostra casa non è solo quel centinaio di metri in cui viviamo, è tutto quello che ci circonda: sono le piante che mangeremo, l’acqua che berremo o servirà per l’agricoltura. L’aria che respiriamo non conosce barriere architettoniche e arriverà il giorno in cui non potremo trovare rifugio o posto salubre per vivere. Chi appicca un incendio pensa di essere al sicuro per sempre e forse è specialmente vittima di un istinto autodistruttivo che va riequilibrato".
Tornare all’amore per la terra, alle sue radici, unito al piacere e alla fatica di piantare un albero per vederlo spuntare. C’è speranza che si possa tornare a forme di sensibilità e passione che sembrano prerogative di un passato remoto? "Credo che l’uso smisurato della tecnologia ci stia abituando a una dimensione virtuale e non so quanti di noi sappiano ormai come si arriva ad avere quello che mangiamo.
"L’unica cosa possibile è quella di educare le nuove generazioni a una nuova consapevolezza nei riguardi della cosa pubblica"
Siamo bravissimi a ordinare nel modo più veloce, mentre la natura ci insegna che i suoi tempi devono essere rispettati, perciò confido che la giusta cultura appresa fin già dalla giovane età possa migliorare lo stato delle cose".
In una bellissima fotografia si vede una formazione rocciosa a forma di cuore. Ne ha colto una sorte di presagio e a chi vorrebbe farne dono? "È stato un incontro fortuito: personalmente credo molto nel simbolismo legato agli incontri e attribuisco un certo valore ai segni. Soprattutto credo che ognuno di noi possa accedere alla dimensione più profonda dell’amore universale che necessariamente implica la precisa volontà di intraprendere un certo tipo di viaggio. Quella è un’immagine che vorrei regalare a tutti perché non si smetta mai di ricordare che
abbiamo un'umanità e dei valori da difendere".
Lei che ha girato il mondo è finalmente tornato nella sua ‘terra felix’ e, da innamorato, la sta facendo conoscere al mondo mostrando un volto nuovo, inedito, perfino inesplorato. Un impegno culturale che è anche una scommessa? "Non è sempre facile fare il percorso inverso, per ogni scelta ci sono cose che inevitabilmente perdiamo e altre che acquistiamo: eppure c’è un legame indissolubile che ci porta a tornare, forse per quella legge dell’appartenenza che Manlio Sgalambro evoca in un bellissima scena del film 'Perduto amor' diretto da Franco Battiato. Ogni figlio della Sicilia sperimenta quella legge sempre, prima o dopo il ritorno. Credo non sia un fatto casuale il luogo in cuoi nasciamo e mi piace tanto l’idea di restituire l’esperienza da me accumulata alla mia terra, alla mia gente. Adoro l’idea di contribuire a creare nuovi stimoli per questi ragazzi, sperando che ogni cosa funzioni meglio , felice di stare a contatto con tanta bellezza".