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Home » Lifestyle » Iran, vietati gli animali domestici: sia il proprietario che l’amico a quattro zampe rischiano il carcere

Iran, vietati gli animali domestici: sia il proprietario che l’amico a quattro zampe rischiano il carcere

Prima della rivoluzione erano diventati simbolo della vita cittadina, ora sono considerati creature impure nella tradizione islamica e alcuni li vedono come un simbolo di "occidentalizzazione".

Marianna Grazi
25 Luglio 2022
divieto animali domestici iran

L'Iran vuole approvare una legge che limita fortemente il possesso di animali domestici

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Il parlamento iraniano approverà presto un disegno di legge intitolato ‘Protezione dei diritti del pubblico contro gli animali‘, con cui limitare o proibire il possesso di animali domestici. Mentre in generale, altrove, l’adozione o l’acquisto di un cane, di un gatto o di un qualsiasi compagno a quattro (o meno) zampe viene incentivato e promosso, per contrastare fenomeni come abbandono e randagismo che non conoscono confini, nel Paese islamico invece possedere un animale domestico viene visto come “Simbolo di occidentalizzazione” e quindi sarà presto un reato.
“Mi guardano con occhi innocenti e bellissimi. Mi chiedono di accompagnarli a fare una passeggiata, ma io non posso. Ci arrestano”. Mahsa abita a Teheran e ha alcuni cani che però è costretto a tenere chiusi in casa perché se li portasse fuori rischierebbe di fine come quei proprietari a cui fa riferimento, che sono stati imprigionati e a cui gli animali sono stati sequestrati. La polizia della capitale iraniana ha recentemente annunciato che portare a spasso i cani nei parchi cittadini è un “crimine”, giustificando il divieto come una misura per “proteggere la sicurezza del pubblico”.

Le sanzioni previste

multa proprietari cani iran
I possessori di cani potranno essere multati fino a 800 dollari e rischiano perfino il carcere

Secondo i termini del nuovo disegno di legge, il possesso di animali domestici è soggetto a un permesso rilasciato da un comitato speciale. Nella proposta si fissa anche una multa minima di circa 800 dollari per “l’importazione, la compravendita, il trasporto e la detenzione” di alcuni animali, compresi quelli domestici più comuni come gatti, tartarughe e conigli. “Il dibattito intorno a questa legge è iniziato più di dieci anni fa, quando un gruppo di parlamentari iraniani ha cercato di promuovere una legge per sequestrare tutti i cani e darli agli zoo o lasciarli nel deserto“, ha dichiarato alla BBC il dottor Payam Mohebi, presidente dell’Associazione veterinaria iraniana e fermo oppositore della legge. “Nel corso degli anni, hanno cambiato idea un paio di volte e hanno persino discusso di punizioni corporali per i proprietari di cani. Ma il disegno di legge non andrà avanti”, aggiunge Mohebi, annunciando una dura opposizione.

“Hanno persino creato una prigione per gli animali e abbiamo sentito molti orrori da quel posto”, aggiunge. “Gli animali vengono tenuti per molti giorni in aree aperte, senza cibo o acqua adeguati, mentre i proprietari dei cani devono affrontare ogni tipo di problema legale“. Anche la ripresa economica dell’Iran, dopo anni di sanzioni occidentali, gioca un ruolo chiave nell’approvazione della nuova legge. Le autorità infatti già vietano le importazioni di cibo per animali domestici da tre anni, nell’ottica di preservare le riserve di valuta estera del Paese. In un contesto dominato dalle marche straniere, questo significa un’impennata dei prezzi, soprattutto dopo la creazione di un mercato clandestino. “Dipendiamo fortemente dalla merce che introduciamo di nascosto – ha spiegato il proprietario di una clinica veterinaria nella città di Mashhad -. I prezzi ora sono cinque volte superiori a quelli di pochi mesi fa”. I gestori delle cliniche affermano che il cibo per animali prodotto localmente non è all’altezza degli standard. “La qualità è molto scarsa. Le fabbriche usano carne o pesce a basso costo, persino ingredienti scaduti“.

Simbolo della vita urbana iraniana

Cani simbolo vita cittadina Iran
I cani diventano un simbolo della vita urbana dell’Iran nel corso del XX secolo e persino la famiglia reale li aveva

La detenzione di cani non è sempre stata una pratica comune nelle aree rurali iraniane, ma gli animali sono diventati un simbolo della vita urbana del XX secolo. L’Iran è stato uno dei primi Paesi del Medio Oriente ad approvare leggi sul benessere degli animali, nel 1948, e il governo ha finanziato perfino un’istituzione per rafforzare i loro diritti. Persino la famiglia reale ha avuto i suoi cani. Ma la rivoluzione islamica del 1979 ha trasformato molti ambiti della vita dei cittadini iraniani e anche, di conseguenza, dei cani. Gli animali sono considerati impuri per la tradizione islamica e agli occhi del nuovo regime, i cani diventano anche un simbolo dell’occidentalizzazione che le autorità cercano di limitare. “Non esiste un regolamento chiaro sul possesso di un cane”, ha dichiarato il dottor Ashkan Shemirani, un veterinario di Teheran. “Le forze di polizia arrestano le persone che portano a spasso i cani o addirittura li trasportano in auto, in base alla loro interpretazione dei simboli dell’occidentalizzazione”.

Problemi con i gatti: “I persiani sono paria

veterinario iran
Payam Mohebi, presidente dell’Associazione veterinaria iraniana

Ma la nuova legislazione non riguarda solo i cani. Anche i gatti sono stati inclusi in un elenco di animali ‘proibiti’, dove sono stati menzionati persino i coccodrilli. L’Iran è anche noto per essere il luogo di nascita dei gatti persiani, una delle razze più famose al mondo. “Ci credete che ora i gatti persiani non sono più sicuri per la loro patria?”, ha aggiunto il veterinario di Teheran alla BBC. “Non c’è logica dietro questa legge. Gli integralisti vogliono mostrare il pugno di ferro contro i gatti”, conclude. Il dottor Mohebi, presidente dell’Associazione veterinaria iraniana, ha definito la proposta di legge “imbarazzante“.
“Se il parlamento approva la legge, le prossime generazioni ci ricorderanno come i criminali che vietano i cani perché sono cani e che vietano i gatti perché sono gatti”. I proprietari come Masha sono sinceramente preoccupati per il futuro dei loro animali. “Non ho il coraggio di chiedere il permesso per quello che considero mio figlio – ha detto -. E se rifiutassero la mia domanda? Non posso lasciarlo per strada“.

 

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

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  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

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Il parlamento iraniano approverà presto un disegno di legge intitolato 'Protezione dei diritti del pubblico contro gli animali', con cui limitare o proibire il possesso di animali domestici. Mentre in generale, altrove, l'adozione o l'acquisto di un cane, di un gatto o di un qualsiasi compagno a quattro (o meno) zampe viene incentivato e promosso, per contrastare fenomeni come abbandono e randagismo che non conoscono confini, nel Paese islamico invece possedere un animale domestico viene visto come "Simbolo di occidentalizzazione" e quindi sarà presto un reato. "Mi guardano con occhi innocenti e bellissimi. Mi chiedono di accompagnarli a fare una passeggiata, ma io non posso. Ci arrestano". Mahsa abita a Teheran e ha alcuni cani che però è costretto a tenere chiusi in casa perché se li portasse fuori rischierebbe di fine come quei proprietari a cui fa riferimento, che sono stati imprigionati e a cui gli animali sono stati sequestrati. La polizia della capitale iraniana ha recentemente annunciato che portare a spasso i cani nei parchi cittadini è un "crimine", giustificando il divieto come una misura per "proteggere la sicurezza del pubblico".

Le sanzioni previste

multa proprietari cani iran
I possessori di cani potranno essere multati fino a 800 dollari e rischiano perfino il carcere
Secondo i termini del nuovo disegno di legge, il possesso di animali domestici è soggetto a un permesso rilasciato da un comitato speciale. Nella proposta si fissa anche una multa minima di circa 800 dollari per "l'importazione, la compravendita, il trasporto e la detenzione" di alcuni animali, compresi quelli domestici più comuni come gatti, tartarughe e conigli. "Il dibattito intorno a questa legge è iniziato più di dieci anni fa, quando un gruppo di parlamentari iraniani ha cercato di promuovere una legge per sequestrare tutti i cani e darli agli zoo o lasciarli nel deserto", ha dichiarato alla BBC il dottor Payam Mohebi, presidente dell'Associazione veterinaria iraniana e fermo oppositore della legge. "Nel corso degli anni, hanno cambiato idea un paio di volte e hanno persino discusso di punizioni corporali per i proprietari di cani. Ma il disegno di legge non andrà avanti", aggiunge Mohebi, annunciando una dura opposizione. "Hanno persino creato una prigione per gli animali e abbiamo sentito molti orrori da quel posto", aggiunge. "Gli animali vengono tenuti per molti giorni in aree aperte, senza cibo o acqua adeguati, mentre i proprietari dei cani devono affrontare ogni tipo di problema legale". Anche la ripresa economica dell'Iran, dopo anni di sanzioni occidentali, gioca un ruolo chiave nell'approvazione della nuova legge. Le autorità infatti già vietano le importazioni di cibo per animali domestici da tre anni, nell'ottica di preservare le riserve di valuta estera del Paese. In un contesto dominato dalle marche straniere, questo significa un'impennata dei prezzi, soprattutto dopo la creazione di un mercato clandestino. "Dipendiamo fortemente dalla merce che introduciamo di nascosto - ha spiegato il proprietario di una clinica veterinaria nella città di Mashhad -. I prezzi ora sono cinque volte superiori a quelli di pochi mesi fa". I gestori delle cliniche affermano che il cibo per animali prodotto localmente non è all'altezza degli standard. "La qualità è molto scarsa. Le fabbriche usano carne o pesce a basso costo, persino ingredienti scaduti".

Simbolo della vita urbana iraniana

Cani simbolo vita cittadina Iran
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La detenzione di cani non è sempre stata una pratica comune nelle aree rurali iraniane, ma gli animali sono diventati un simbolo della vita urbana del XX secolo. L'Iran è stato uno dei primi Paesi del Medio Oriente ad approvare leggi sul benessere degli animali, nel 1948, e il governo ha finanziato perfino un'istituzione per rafforzare i loro diritti. Persino la famiglia reale ha avuto i suoi cani. Ma la rivoluzione islamica del 1979 ha trasformato molti ambiti della vita dei cittadini iraniani e anche, di conseguenza, dei cani. Gli animali sono considerati impuri per la tradizione islamica e agli occhi del nuovo regime, i cani diventano anche un simbolo dell'occidentalizzazione che le autorità cercano di limitare. "Non esiste un regolamento chiaro sul possesso di un cane", ha dichiarato il dottor Ashkan Shemirani, un veterinario di Teheran. "Le forze di polizia arrestano le persone che portano a spasso i cani o addirittura li trasportano in auto, in base alla loro interpretazione dei simboli dell'occidentalizzazione".

Problemi con i gatti: "I persiani sono paria

veterinario iran
Payam Mohebi, presidente dell'Associazione veterinaria iraniana
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