Migranti alla scoperta del mare buono: a Procida "22 nodi" per superare la paura e sperare nel futuro

Il progetto ha coinvolto uomini, donne e bambini approdati sull'isola dopo la traversata dall'Africa, per insegnare loro che dietro il pericolo c'è un'opportunità di riscatto

di MARIANNA GRAZI
24 dicembre 2022
procida 22

procida 22

Cosa rappresenta il mare per chi, da bambino, se non da neonato, ha dovuto attraversarlo su mezzi di fortuna, probabilmente non comprendendo nemmeno il perché di quel viaggio disperato, al freddo, con pochissimo cibo, per giorni e giorni? Cos'è quella distesa immensa d'acqua scura, che la mamma o il papà guardano preoccupati, per chi ha vissuto fino ad allora in terre aride, dove il mare era solo una parola lontana, forse mai nemmeno sentita pronunciare? Quella  distesa d'acqua che, troppo spesso, diventa cimitero, inghiotte esseri umani come un mostro senza forma. Ma, una volta approdati a terra, quella agognata, desiderata, sognata, il mare può diventare anche qualcosa di diverso, di meno pauroso.

Un bambino accolto dal Sia di Procida scruta il mare

È da questa volontà di riscoperta che è nato il progetto "22 nodi", organizzato nell'ambito del programma di Procida capitale italiana della Cultura 2022. L'obiettivo, semplice ma ambizioso, è quello di far superare il trauma della traversata scoprendo il 'mare buono', imparando a scoprire che questo può offrire anche opportunità di vita. Ai giovani migranti arrivati in Italia sui barconi e ospiti della piccola isola del golfo di Napoli, grazie al Sistema accoglienza integrazione (Sai), gestito sul posto dalla cooperativa Less, sono state quindi offerte competenze di navigazione e di pesca, da spendere professionalmente nella terra che li ha accolti. Così Joseph, Grace, Success, Augustine, Comfort, Gift, insieme ai piccoli Nancy ed Emmanuel, sono stati coinvolti in un percorso che permetterà loro di apprendere i mestieri del mare, attraverso un percorso laboratoriale "open air", con battute di pesca e sessioni in barca a vela.

Il gruppo di migranti coinvolto nel progetto "22 nodi" può apprendere nozioni di pesca e navigazione

Solo così queste persone, che nella loro giovane età hanno già vissuto esperienze terribili, potranno superare quel sentimento di terrore, arrivando a comprendere che, invece, il mare può essere loro amico, e regalare quella speranza di futuro tanto desiderata. "Con il percorso '22 Nodi' il mare si è trasformato da barriera in opportunità e ancora una volta, in questo anno straordinario, la cultura ha contribuito in modo determinante a cucire ferite anche profonde", spiega Agostino Riitano, direttore di Procida 2022. "Ancora una volta la nostra isola - evidenzia il sindaco procidano Dino Ambrosino - ha confermato, in linea con la sua storia millenaria, la sua vocazione all'accoglienza, che ci aveva già suggerito, nel 2018, l'apertura del primo Sprar d'Italia su una piccola isola".

I giovani migranti sul peschereccio di Antonio Trapanese che insegna loro le tradizionali tecniche di pesca

Jospeh ed i suoi amici sono stati accolti a bordo di un peschereccio gestito da Antonio Trapanese, tra i più giovani pescatori dell'isola, ultimo di una famiglia che da tre generazioni si guadagna da vivere con i frutti del mare. Trapanese ha spiegato ai suoi ospiti alcune delle più tradizionali tecniche di pesca e mostrato i luoghi più ricchi di pesce della zona. L'idea alla base del progetto "22 nodi" è infatti quella di riabituarsi al mare, senza più considerarlo un pericolo o una barriera invalicabile: con la collaborazione della società Bluedream, questo gruppo di migranti ha potuto vivere l'esperienza di affrontare le acque dello splendido golfo di Napoli in traversate con barca a vela e a motore, e di imparare nozioni di navigazione e cartografia. Nel progetto è stata coinvolta anche la sezione isolana della Lega Navale.