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Home » Lifestyle » Fare sesso anche controvoglia? Per i giovani è la regola. La vecchia scusa del mal di testa non funziona più

Fare sesso anche controvoglia? Per i giovani è la regola. La vecchia scusa del mal di testa non funziona più

Una recente indagine contraddice la crisi generale dei rapport: le nuove generazioni si confermano tenerone, amanti di baci e coccole, e vorrebbero che di sessualità e affettività se ne parlasse anche a scuola

Maurizio Costanzo
20 Agosto 2022
giovani sesso
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La scusa più usata per negarsi a una notte di passione è stata, per generazioni, il famoso mal di testa. Le emicranie di moglie e fidanzate facevano spesso finire a bocca asciutta mariti e compagni. Questo almeno valeva fino a qualche tempo fa. Ora è tutto diverso e lo dimostra un dato: pur di far felice il partner e accontentarlo, i giovani dicono Sì anche controvoglia.

L’indagine Intimità e sessualità

Dall’indagine “Intimità e sessualità”, condotta dalla Federazione italiana di sessuologia scientifica, emerge che il 50,7% dei giovani asseconda la richiesta di sesso del partner anche controvoglia

È quanto emerge dall’indagine “Intimità e sessualità”, condotta dalla Federazione italiana di sessuologia scientifica in occasione della Settimana del Benessere sessuale, che ha realizzato interviste in tutta Italia. A rispondere all’indagine online è stata soprattutto la fascia di popolazione che va dai 20 ai 30 anni, e in totale le risposte sono state 2.140. I dati parlano chiaro: la maggioranza dei giovani, pari al 50,7% del campione, ha detto di assecondare “qualche volta” il partner nella sessualità anche quando non ne ha voglia, lo fa “spesso” il 22% e questo accade “sempre” per il 9,5% degli intervistati. Chi dice di non accontentare mai il partner è il 18,5%, mentre solo il 4% ha dichiarato di essere in astinenza. Le nuove generazioni risultano molto attive sotto le lenzuola, il 65% degli intervistati non ha avuto difficoltà sessuali negli ultimi sei mesi e il 32% di loro ha dichiarato di lasciarsi andare ogni due o al massimo tre giorni, che è poi la frequenza di rapporti ideale secondo il 44% del campione. Sul piano della qualità, il 48,5% si considera “soddisfatto“, il 34% si dice “molto” soddisfatto mentre solo il 4% non lo è “per nulla”. Non solo ottimi amanti: i giovani di oggi sono a tutti gli effetti un popolo di teneroni, tanto che sono soliti scambiarsi baci e carezze affettuose con il proprio partner più volte al giorno, e questo vale per il 62% degli intervistati. Solamente il 5% si lascia andare a dolci effusioni una volta a settimana, mentre chi è più restio e confessa di fare coccole “molto raramente” è solo l’8,5%.

Cade il tabù del sesso, almeno a parole

sessualità
Tra le generazione più giovani non esiste quasi più il tabù del sesso nella comunicazione di coppia

Se per generazioni toccare l’argomento intimità era tabù, per i nostri giovani non è più così. Ben il 74% degli intervistati, maschi e femmine, si trova a proprio agio a parlare di sesso col proprio partner e solo il 18% è in imbarazzo. Una bassissima percentuale, pari al 2,6%, confessa di sentirsi a disagio quando si scivola in certi argomenti, mentre chi evita e finisce per non parlarne mai è solo il 4,5%. Non solo argomenti hot, i giovani si sentono liberi anche di esprimere i propri sentimenti, ed è così per il 49% degli intervistati, mentre è il contrario solo per il 12,5% del campione. Tutti concordi su un punto però: la priorità sta nell’educazione a sessualità e affettività, considerata come una necessità portarla tra i banchi di scuola.
“Da questa indagine emergono vari aspetti interessanti – spiega la presidente della Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica, Roberta Rossi – tra i giovani c’è tenerezza e comunicazione. È importante un gioco delle parti e un venirsi incontro che crea il momento di intimità, e da questa fotografia emerge un assecondare l’altro nella sessualità anche quando non si ha voglia. Le nuove generazioni sembrano avere acquisito una modalità funzionale ed intima di rapporto a due, ma molti di loro non sono sposati, quindi non vivono la condizione di quotidianità che a volte può incidere sulla comunicazione e sulla disponibilità. Un quadro che in parte contraddice l’idea di una crisi generale di rapporti. L’intimità e la sessualità sono ancora dei punti fermi del rapporto a due”.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
La scusa più usata per negarsi a una notte di passione è stata, per generazioni, il famoso mal di testa. Le emicranie di moglie e fidanzate facevano spesso finire a bocca asciutta mariti e compagni. Questo almeno valeva fino a qualche tempo fa. Ora è tutto diverso e lo dimostra un dato: pur di far felice il partner e accontentarlo, i giovani dicono Sì anche controvoglia.

L'indagine Intimità e sessualità

Dall'indagine "Intimità e sessualità", condotta dalla Federazione italiana di sessuologia scientifica, emerge che il 50,7% dei giovani asseconda la richiesta di sesso del partner anche controvoglia
È quanto emerge dall’indagine "Intimità e sessualità", condotta dalla Federazione italiana di sessuologia scientifica in occasione della Settimana del Benessere sessuale, che ha realizzato interviste in tutta Italia. A rispondere all’indagine online è stata soprattutto la fascia di popolazione che va dai 20 ai 30 anni, e in totale le risposte sono state 2.140. I dati parlano chiaro: la maggioranza dei giovani, pari al 50,7% del campione, ha detto di assecondare "qualche volta" il partner nella sessualità anche quando non ne ha voglia, lo fa "spesso" il 22% e questo accade "sempre" per il 9,5% degli intervistati. Chi dice di non accontentare mai il partner è il 18,5%, mentre solo il 4% ha dichiarato di essere in astinenza. Le nuove generazioni risultano molto attive sotto le lenzuola, il 65% degli intervistati non ha avuto difficoltà sessuali negli ultimi sei mesi e il 32% di loro ha dichiarato di lasciarsi andare ogni due o al massimo tre giorni, che è poi la frequenza di rapporti ideale secondo il 44% del campione. Sul piano della qualità, il 48,5% si considera "soddisfatto", il 34% si dice “molto” soddisfatto mentre solo il 4% non lo è “per nulla”. Non solo ottimi amanti: i giovani di oggi sono a tutti gli effetti un popolo di teneroni, tanto che sono soliti scambiarsi baci e carezze affettuose con il proprio partner più volte al giorno, e questo vale per il 62% degli intervistati. Solamente il 5% si lascia andare a dolci effusioni una volta a settimana, mentre chi è più restio e confessa di fare coccole "molto raramente" è solo l’8,5%.

Cade il tabù del sesso, almeno a parole

sessualità
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