Violenza domestica: rinnovato il Protocollo Zeus. Cos’è e come funziona

Il nuovo progetto messo in campo della Questura di Prato e il centro Cam (Centro Ascolto Maltrattanti) di Firenze. Ne parliamo con la psicologa Alessandra Pauncz

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
23 giugno 2024
La psicologa Alessandra Pauncz

La psicologa Alessandra Pauncz

Adesso tocca agli uomini cambiare. Per una società migliore, per un rapporto tra i generi fondato davvero sulla parità e il massimo rispetto. Un obiettivo che potrebbe non essere più così lontano e utopistico, anche grazie al protocollo sottoscritto un mese fa tra la Questura di Prato e il centro Cam (Centro Ascolto Maltrattanti) di Firenze nell’ambito del progetto "Zeus" dedicato al recupero di uomini violenti.

Fondatrice e presidente del Cam è la psicologa Alessandra Pauncz che spiega nei dettagli il progetto, sostenuto e riconosciuto anche dal Consiglio della Regione Toscana con una legge di recente approvazione: “Il Protocollo Zeus è un accordo di collaborazione tra le Questure e i CUAV firmato per la prima volta nel 2018. L’ obiettivo principale è quello di intercettare precocemente i comportamenti che potrebbero sfociare in violenza di genere, quando non configurano ancora un reato, e agire in modo tempestivo per scongiurare l'escalation della violenza e tutelare le donne potenziali vittime”.

Come funziona il Protocollo Zeus

Rinnovato il "Protocollo Zeus" contro la violenza domestica
Rinnovato il "Protocollo Zeus" contro la violenza domestica

L’articolazione ruota intorno ad alcuni stadi imprescindibili. Il primo passo consiste nell’Attivazione, grazie alla quale chiunque, compresa la vittima, può segnalare alla polizia una situazione a rischio di violenza. La Questura procede con una raccolta di informazioni sul caso e valuta se procedere all’ammonimento. In altri casi è la Polizia di Stato a procedere di iniziativa. Per esempio, durante un intervento per un episodio di violenza o stalking, può attivare il protocollo se ritiene che l'autore necessiti di un percorso di rieducazione.

Il secondo stadio è quello dell’Ammonimento, mediante il quale il Questore convoca l'autore della violenza con una notifica offrendo a quest’ultimo informazioni sull’esistenza del programma di rieducazione presso un CUAV, che elabora un programma per l'autore della violenza con un percorso individuale o di gruppo.

Infine completa il percorso il Monitoraggio da parte di Questura e CUAV con lo scopo di tenere sotto controllo costantemente il percorso dell'autore per verificarne l'adesione e l'efficacia.

I vantaggi del Protocollo Zeus sono: intervento precoce per un intervento prima che la violenza si aggravi, aumentando la sicurezza delle donne; prevenzione attraverso la rieducazione degli autori di violenza, riducendo il rischio di recidiva; infine la tutela delle vittime che offre alle donne vittime di violenza un supporto concreto e strumenti per uscire dalla situazione di abuso.

Dottoressa Pauncz, qual è la natura profonda di un uomo portato al maltrattamento?

“Non credo che si possa parlare di una ‘natura profonda’ di un uomo maltrattante. Il fenomeno della violenza è complesso e multifattoriale e non esiste una risposta semplice. Il modello che permette una spiegazione che renda conto della complessità è il modello ecologico di Urie Bronfenbrenner, una teoria dello sviluppo umano che descrive come ambiente e fattori personali si influenzino a vicenda nello sviluppo di un individuo. Il modello è rappresentato da una serie di sistemi concentrici, ognuno dei quali influenza l'individuo in modo diverso. Si tratta di comprendere come un livello personale (possibili traumi, problemi di salute mentale o di dipendenza) si inserisca in un contesto relazionale e in un contesto di comunità sociale. Nel complicato intreccio di questi fattori si innesta il fenomeno della violenza che deve innanzitutto essere compreso nella sua dimensione sociale e culturale.”

In quale momento un uomo violento chiede il vostro aiuto?

“Gli uomini chiedono aiuto sull’onda di una crisi. Può essere una conflitto con la compagna che minaccia di andarsene oppure un episodio di violenza grave. Può essere qualcosa di legato ai figli, quando si rendono conto di averli spaventati, oppure si accorgono di conseguenze inerenti a problemi scolastici, riconducibili a quanto sta accadendo a casa. In molti casi gli uomini sono sollecitati dagli stessi avvocati quando c’è un procedimento in corso, nella speranza che un patteggiamento o anche una condanna offra la possibilità di sospendere la pena. In questi casi, sulla base della legge 19/2019, il Codice Rosso, un uomo con pena sospesa è obbligato ad intraprendere un percorso nei nostri centri. Un'altra tipologia da noi seguita è quella di uomini in carcere, con attività di rieducazione nelle Case Circondariali di Firenze, Prato e Pistoia. In questo caso i percorsi sono volontari e a volte basati sul passa parola.”

La psicologa Alessandra Pauncz
La psicologa Alessandra Pauncz

Un celebre musicista italiano parlava nelle sue canzoni di senso del possesso. Che ruolo ha ancora oggi in una relazione?

“La gelosia e la possessività sono spesso confuse, ma è importante comprenderne le differenze in una relazione. La gelosia sana è una emozione normale, che nasce dal desiderio di proteggere il legame con una persona cara. Può essere motivata da insicurezze o esperienze passate, ma non porta a comportamenti di controllo o manipolazione. Si manifesta in modo proporzionato alla minaccia percepita e non soffoca l'indipendenza del partner. La possessività, invece, è un comportamento che mira a controllare e dominare l'altro ed è basato su paure profonde di perdita e insicurezza. Nel caso degli uomini maltrattanti si combina spesso con la percezione di ‘aver diritto’ all’accesso ed al controllo della propria compagna. Così come la gelosia sana viene gestita in modo costruttivo e non mina la relazione, le relazioni abusive di tipo possessivo si manifestano con comportamenti manipolativi, aggressivi e umilianti.”

Che prospettive di successo esistono per chi si rivolge al vostro centro?

“La ricerca dimostra che un trattamento efficace per gli uomini autori di violenza domestica può ridurre significativamente i tassi di violenza e migliorare la sicurezza delle vittime. I programmi più efficaci sono centrati su un approccio culturale basato sulla lettura della violenza nella disparità di genere: l’approccio è di natura cognitivo-comportamentale e si concentra sull'identificazione e la modifica dei pensieri, atteggiamenti e comportamenti violenti. È importante sottolineare come il trattamento non sia una soluzione garantita, perciò alcuni uomini possono continuare ad essere violenti nonostante partecipino a un programma. Il CAM aderisce ad un protocollo di valutazione validato ed utilizzato in tutta Europa, mentre i dati ci dicono che il programma porta ad una significativa riduzione della frequenza e gravità dei comportamenti violenti. Inoltre riguardo alla sicurezza si registra una significativa riduzione delle chiamate alla polizia e una diminuzione della paura delle donne verso gli uomini.”

La violenza psicologica può essere più pericolosa di quella fisica?

“Violenza fisica e psicologica sono due facce della stessa medaglia, entrambe capaci di infliggere danni profondi e devastanti alla vita delle vittime. Se la violenza fisica può causare danni sul corpo, dall'altro quella psicologica aggredisce la psiche minando la fiducia in sé stesse, l'autostima e il senso di sicurezza. Le conseguenze della violenza psicologica possono essere molto gravi. Ansia, depressione, paura, senso di colpa e persino disturbo post traumatico da stress (Ptsd) sono solo alcuni dei possibili effetti che questo tipo di abuso può avere sulla vittima. L'inganno e la manipolazione, spesso alla base della violenza psicologica, rendono ancora più difficile riconoscere la situazione di abuso e chiedere aiuto.”

Qual è il percorso indicato dal vostro progetto?

“L’Intesa Stato Regioni definisce con precisione le modalità di risposta agli uomini che intraprendono un percorso presso un CUAV. Il CAM prevede un intervento e attività sia individuali che di gruppo per una durata minima di 60 ore, su un arco di almeno 12 mesi. I programmi sono attivi per utenti maggiorenni, motivo per cui la presa in carico di minorenni prevede la necessità di sviluppare programmi ad hoc. Il primo accesso viene effettuato tramite centralino telefonico, mail, segnalazioni da parte dei Servizi della rete o giudiziari, colloqui informativi e/o conoscitivi. I colloqui di valutazione iniziali sono finalizzati a verificare che sussistano le condizioni necessarie per l'avvio di un programma ad hoc.”

Il "Protocollo Zeus" contro la violenza domestica
Il "Protocollo Zeus" contro la violenza domestica

Dove, quando e come avvengono generalmente gli atti persecutori?

“Lo stalking, fenomeno purtroppo sempre più diffuso, rappresenta una grave minaccia alla libertà e alla sicurezza delle persone. Si tratta di una serie di condotte reiterate, messe in atto da un individuo (lo stalker) nei confronti di un altro soggetto (la vittima), che provocano nella stessa un perdurante stato di ansia o paura, o un fondato timore per la propria incolumità o di chi le è vicino. Gli atti persecutori possono avvenire ovunque, in qualsiasi momento e con diverse modalità. Luoghi tipici sono l'abitazione della vittima, il posto di lavoro, le scuole, i mezzi di trasporto o i luoghi da lei frequentati abitualmente. Lo stalker può colpire in qualsiasi momento del giorno o della notte, soprattutto quando la vittima è da sola o in periodi di fragilità emotiva. Le modalità utilizzate sono varie: telefonate, messaggi e email ossessivi, pedinamenti, appostamenti, minacce, insulti, danneggiamenti a proprietà della vittima, fino alla diffusione di informazioni false o calunniose e al monitoraggio online. Lo stalking può avere conseguenze devastanti sulla vita della vittima, causando seri danni psicologici, emotivi e fisici e in alcuni casi può sfociare in violenze fisiche che possono culminare nel femminicidio.”

Quando potremo dire di aver vinto la battaglia contro i maltrattamenti?

“Sconfiggere definitivamente i maltrattamenti è un'impresa complessa che richiede un impegno costante e su più fronti. Possiamo forse identificare alcuni passi fondamentali verso questo obiettivo: sviluppare la sensibilizzazione e la prevenzione, offrire supporto alle vittime con focus sugli autori della violenza e infine sviluppare un intervento coordinato di rete attraverso la formazione adeguata degli operatori fornendo loro opportuni strumenti di valutazione del rischio.”