Davide Obino: “Dal calcio al basket e non solo, amo lo sport in tutte le sue sfumature”

Il 28enne milanese, nonostante la nazionale paralimpica di pallacanestro abbia mancato la qualificazione sarà ai Giochi da spettatore con fly2paris

di MARIANNA GRAZI -
9 luglio 2024
Davide Obino, azzurro di basket in carrozzina (Ph. Augusto Bizzi)

Davide Obino, azzurro di basket in carrozzina (Ph. Augusto Bizzi)

Calcio, basket, snowboard, scherma, padel, Sliderking… e l’elenco è destinato a non fermarsi qui. La sperimentazione come modo per alzare l’asticella, scoprire il nuovo in se stessi e in ciò che il meraviglioso mondo dello sport può offrire. Con questo spirito Davide Obino, nato a Milano il 21 aprile del 1996, si dedica a ciò che per lui rappresenta una spinta, una filosofia di vita che lo accompagna da tempo nella sua carriera.

Il suo viaggio inizia con il calcio, dove già a 6 anni si piazza tra i pali per difendere la porta. Poi, il 20 agosto 2009, tutto cambia con un incidente che gli causa l’amputazione di una parte della gamba sinistra. Ma la passione, quella vera, non conosce ostacoli troppo alti. La storia sportiva di Davide, così, riparte e prosegue a spron battuto, trovando nel basket in carrozzina la via maestra da seguire, con piccole e temporanee deviazioni verso altri mondi sempre possibili.

Verso Parigi 2024 per tifare i compagni di fly2

Gli atleti di art4sport durante il raduno alla Technogym (Ph. Augusto Bizzi)
Gli atleti di art4sport durante il raduno alla Technogym (Ph. Augusto Bizzi)

L’Italia del basket in carrozzina, purtroppo, non sarà protagonista ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024, avendo fallito la qualificazione nel PreOlimpico con il Canada. Facendo però parte del team di fly2paris, il progetto dell’Associazione art4sport onlus creata nel 2009 da Bebe Vio Grandis insieme ai genitori Teresa Grandis e Ruggero Vio, Obino potrà comunque assaporare l’atmosfera della rassegna a cinque cerchi. L’iniziativa, che coinvolge complessivamente 17 atleti, prevede infatti la presenza nella capitale francese di tutti i membri della squadra, anche coloro che non si sono qualificati nelle rispettive discipline.

Parliamo di Paralimpiadi. L’Italia del basket non è riuscita a qualificarsi, ma come atleta del progetto fly2paris potrà essere comunque a Parigi. Cosa si aspetta da questa avventura?

“Le Paralimpiadi restano un obiettivo per il futuro, più che un sogno, per la Nazionale Italiana di basket in carrozzina, che sono sicuro riuscirà a qualificarsi ai prossimi giochi di Los Angeles. Dal punto di vista personale, per Parigi, non so cosa aspettarmi, sono emozionatissimo già oggi al solo pensiero. Sicuramente immagino un tripudio di sport, dove si potrà apprezzare l’eccellenza e la ‘maestosità’ degli atleti professionisti, che arrivano a questo appuntamento dopo allenamenti estenuanti e ai massimi livelli”.

Qual è stato il primo ricordo dopo il risveglio post incidente?

“Mi sono reso conto ben presto che, se fossi sopravvissuto, avrei dovuto vivere con una parte di gamba in meno. Anche nei primissimi momenti, però, quando ancora non era chiaro se ce l’avrei fatta o no, la mia preoccupazione è andata subito all’eventualità di non poter più giocare a calcio. Lo sport ha fatto capolino nella mia mente sin dai primi istanti dopo l’incidente, era la mia vita allora come lo è adesso”.

Da allora sono passati molti anni. A che punto ritiene sia il progresso dello sport paralimpico?

“Il cambiamento è stato indubbiamente importante. Il lavoro di art4sport è stato fondamentale, sotto certi aspetti pionieristico, perché ha reso lo sport paralimpico più coinvolgente, attraverso le varie iniziative come gli eventi del movimento WEmbrace. Teresa Grandis, Ruggero Vio e tutta l’associazione hanno reso partecipe e incluso letteralmente anche l’atleta normodotato, che a sua volta ha conosciuto davvero ed è diventato consapevole del lavoro svolto da chi pratica sport paralimpico. Il paradigma è cambiato, il normodotato ora apprezza le qualità e il talento del paralimpico, non c’è più quel distacco dettato dal vecchio pensiero ‘Guarda che forza di volontà, questi ragazzi, e che cosa riescono a fare nonostante la disabilità’”.

Obino durante il raduno alla Technogym con art4sport (Ph. Augusto Bizzi)
Obino durante il raduno alla Technogym con art4sport (Ph. Augusto Bizzi)

Parigi arriva dopo un’annata sportiva passata a Rimini. Qual è il suo bilancio della stagione e che cosa auspica per la prossima?

“La mia filosofia è che, se non si vince, si impara. Nelle difficoltà cerco di prendere spunti per capire chi voglio diventare, dove posso migliorare. Non sono più un ragazzino, però quest’anno ho capito che cosa devo fare per sbloccare il prossimo step di crescita. In campo, originariamente, nasco come pivot, un ruolo molto statico a livello di movimenti, dove si sfrutta l’altezza sotto canestro per andare a punto. La mia statura, però, non è particolarmente elevata, dal momento che sono alto 175 cm, per cui quest’anno mi sono trasformato in ala grande con discreti risultati. Credo che questa sia la strada giusta per me per arrivare ai giochi di Los Angeles nel 2028”.

Un punto di forza e un punto debole come giocatore?

“Penso che si possa sempre migliorare in tutto, non mi sento di dire che esistano ambiti in cui ho una base tale per cui non ci siano margini di crescita. Sicuramente ritengo di saper gestire meglio la fase difensiva rispetto a quella offensiva, proprio perché in questi anni ho avuto questa ambivalenza tra il ruolo di pivot e quello di ala grande che non mi ha permesso di lavorare in maniera specifica sull’attacco. Vorrei migliorare la mia comunicazione in campo, la mia capacità di guidare i miei compagni di squadra nell’interpretazione delle fasi del gioco e dei momenti della partita, far capire quali situazioni sfruttare per spingere al massimo e quali utilizzare per riprendere fiato”.

Lei è uno sperimentatore, le piace provare sempre sport diversi. Che sensazioni le dà la novità?

“Di recente mi sono cimentato con la scherma, è stata una bella scoperta che mi ha dato molta soddisfazione! La voglia di sperimentare è figlia del mio percorso. Passando dallo sport per normodotati a quello paralimpico ho iniziato costantemente a chiedermi fin dove potessi arrivare e fin dove potessi spingermi. Ogni volta che provo e riesco mi dico: ‘Allora posso farcela, posso fare qualsiasi cosa!’ È una continua scoperta, un modo per mettere alla prova se stessi e vivere esperienze ed emozioni sempre nuove. Con il giusto mezzo le possibilità sono illimitate, in questo ringrazio l’incontro con art4sport, che da tanti anni si impegna a rendere concretamente lo sport accessibile a tutti”.

Essendo appassionato di molti sport, ha uno o più idoli o punti di riferimento?

“Il mio idolo, sin da quando ero ragazzino, è Daniele De Rossi, sia dal punto di vista sportivo che umano. Poi ci sono tanti altri atleti che apprezzo, faccio fatica a identificare un preferito, perché in ogni disciplina ha i suoi aspetti di eccellenza. Nel basket poi c’è LeBron James. La sua straordinarietà è dettata dal fatto che da ormai 20 anni si conferma ai massimi livelli. Le sue doti atletiche, oltre alla qualità tecnica, sono impressionanti quanto la sua costanza e la sua fame”.

Obino durante il raduno alla Technogym con art4sport (Ph. Augusto Bizzi)
Obino durante il raduno alla Technogym con art4sport (Ph. Augusto Bizzi)

Da tifoso romanista, quali sono le sue sensazioni sull’immediato futuro?

“In attesa di capire come si svilupperà il progetto, tra le tante incertezze abbiamo una sicurezza, ovvero quella di avere un vero tifoso in panchina come Daniele De Rossi. A prescindere dal risultato, quindi, mi aspetto che la squadra rispecchi e rispetti con le prestazioni in campo la storia e i valori del club e la passione del popolo giallorosso”.

Come immagina invece il suo futuro nello sport?

“Mi piacerebbe molto fare l’allenatore di basket, in questo senso sto già cercando informazioni e valutando eventuali corsi da svolgere. Alla fine della mia carriera sul campo, che spero arrivi il più tardi possibile, vorrei provare a mettere in pratica le idee che ho sviluppato nel tempo, dal momento che ho una passione vera e propria per lo studio del gioco e la tattica”.

Con i compagni del team del progetto fly2paris state vivendo un’esperienza unica tutti insieme. Quant’è importante il gruppo anche per la crescita personale?

"La vicinanza con queste ragazze e questi ragazzi che praticano sport diversi fa nascere un’atmosfera di confronto e scambio di conoscenze sia a livello umano che tecnico, tra le varie tipologie di preparazioni atletiche e mentali. Gli allenamenti e i ritiri ci fanno sentire molto uniti. Si creano una forza e una voglia di migliorarsi che non hanno paragoni, c’è la consapevolezza di essere lì non solo per se stessi, ma anche per gli altri che stanno condividendo l’avventura con te. Essendo stato tra i primi a entrare in art4sport, conosco tanti dei compagni da molto tempo. Il gruppo è meraviglioso, ci vogliamo tutti un gran bene. Con Alessandro Sbuelz, che come me gioca a basket, siamo stati anche compagni di squadra per un anno, abbiamo vissuto tanto insieme. Tra gli ultimi arrivati ho legato molto con Christian Volpi”.

Infine per quanto riguarda i “suoi” sport qual è la prossima sfida in cui si lancerà?

“Ho iniziato da poco con il padel, mi sto trovando molto bene e nei prossimi giorni sarò a Parma per un torneo. E poi vorrei provare la canoa, magari con Christian (Volpi, ndr)”.