Hijab si o hijab no? In Toscana si torna a parlare di velo islamico, in particolare per quanto riguarda le bambine e ragazze di fede islamica, che abitano e frequentano le scuole in questa regione. Per la Lega Toscana la risposta è una sola: assolutamente no.
Si intitola infatti “In classe con la testa libera” l’iniziativa promossa dall’europarlamentare della Lega Susanna Ceccardi, dalla sezione regionale del Carroccio e dal gruppo consiliare leghista toscano, presentata martedì 12 novembre nella ‘Sala del Centrodestra’ del consiglio regionale a Firenze.
L’obiettivo, com’è facilmente intuibile, è quello di vietare l’uso dell’hijab a queste studentesse quando si trovano all’interno degli spazi scolastici. Insomma queste giovani ragazze, una volta arrivate a scuola, dovrebbero scoprirsi la testa per l’intera durata delle lezioni, tornando poi a indossare il velo non appena messo piede fuori dai cancelli. Una deroga temporanea e quotidiana, insomma, ai dettami della loro fede per rispettare invece una legge regionale. Ma perché imporre questa pratica così poco inclusiva?
Quel velo è un simbolo di fede religiosa, di una cultura che è sì diversa dalla nostra ma che, grazie alla loro presenza a scuola, si integra perfettamente in quella italiana, rendendole di fatto uguali a tutte le altre studentesse, parte di una comunità variegata, multietnica e soprattutto rispettosa di ogni credo, così come imposto – se non basta il buon senso – dalla nostra Costituzione (agli artt.8 e soprattutto 19)
Ceccardi: “Vietare quel segno di oppressione”
“Il velo per le bambine non è un’innocua tradizione religiosa ma un segno di oppressione, discriminazione e sessualizzazione – sostiene invece Ceccardi –. Col velo, le bambine vengono marchiate e limitate nella possibilità di partecipare in modo paritario alla vita scolastica, con pesanti conseguenze in termini di salute psicofisica”. Secondo la parlamentare europea, inoltre, l’uso dell’hijab fin da bambine le “condiziona al punto che difficilmente saranno in grado di togliere il velo quando saranno adolescenti e adulte. Per questo vogliamo che crescano ‘con la testa libera’.
I diritti dei minori e la possibilità di un loro sviluppo libero e autodeterminato nella società sono tra i principi fondanti e inderogabili della nostra democrazia. Servono norme nazionali e anche comunitarie che vietino il velo tra i banchi – afferma –. E serve una campagna di sensibilizzazione su questo tema, anche tramite un messaggio forte come quello che ho voluto lanciare con i manifesti affissi a Roma dalla Lega e dal gruppo Patriots for Europe”.
Baroncini: “Tutelatre l’identità e i valori italiani”
Un’iniziativa che si ripeterà anche in Toscana, come spiega il segretario regionale dlela Lega Luca Baroncini, dove saranno affissi proprio i manifesti di sensibilizzazione già diffusi nella Capitale, intitolati ‘è questo il futuro che vuoi per tua figlia?’. “Organizzeremo una specifica raccolta firme sul territorio il 14 e 15 dicembre e inseriremo questo argomento nel programma della Lega per le prossime elezioni regionali – afferma –. Nel nostro Dna c’è, infatti, la piena difesa dell’identità”. Ecco svelato il motivo principale quindi: l’hijab non fa parte del codice di abbigliamento occidentale, cristiano, e quindi rappresenta un pericolo per l’incolumità della razza, pardon, dell’identità italiana.
Inevitabile, quindi, anche il riferimento allo Ius Scholae, che è sostenuto da qualcuno nel Centrodestra, come ammette lo stesso Baroncini, “per non parlare della sinistra che si è completamente scordata degli italiani”. “Noi invece – precisa – anche tramite la costituzione un apposito Dipartimento, ci occupiamo di tutelare la nostra cultura, le nostre radici cristiane e la nostra identità, valori sui quali non siamo disposti ad arretrare”.
“Ringrazio pubblicamente Susanna Ceccardi per aver toccato questa delicata tematica che condivido completamente – ha detto la capogruppo Lega in consiglio regionale della Toscana Elena Meini –. Questo sembrerebbe, a prima vista, un argomento a noi lontano e invece è tutt’altro che distante dai cittadini. Nessuna strumentalizzazione, dunque, ma la ferma volontà, anche tramite una mozione che presenteremo a breve in consiglio regionale, di preservare la laicità della nostra scuola. Noi tutti Consiglieri regionali, quindi, sosterremo questa iniziativa”. ù
E viene da chiedersi allora se, nel nome della laicità a cui ci si appella, sarà allora imposto di togliere il crocefisso dalle aule delle scuole pubbliche. Chissà...