A differenza della maggior parte dei Paesi europei, l’Italia non ha mai varato una legge per tutelare le registrazioni alla nascita dei
figli delle coppie omogenitoriali. Tanto che la Corte costituzionale l’anno scorso ha fatto un
richiamo ufficiale ai politici e ai legislatori (quindi al Parlamento) sottolineando il
vuoto giuridico che lascia senza tutela i figli delle coppie dello stesso sesso, creando di fatto bambini di serie A e bambini di serie B.
Strade diverse, stessi ostacoli
Margherita con le sue mamme Francesca e Mary
Come hanno fatto, fino a ora, le coppie omogenitoriali? Ognuna di loro ha scelto di far valere i diritti nei confronti dei figli seguendo
strade diverse, appellandosi alle leggi esistenti e chiedendo di adattarle al loro caso. In pratica, dipendeva dalla 'creatività' delle coppie o degli avvocati e dalla disponibilità dei tribunali. È per questo che alcuni sindaci, fra cui
Torino e
Milano, avevano deciso di riconoscere all’anagrafe i bambini e i genitori delle
famiglie cosiddette arcobaleno. Ma il governo ha recentemente stabilito che la scelta dei sindaci non era corretta, lasciando fra l’altro un grande dubbio: è una decisione retroattiva? Anche i bambini già iscritti a quell’anagrafe tornano nel limbo?
Le iniziative dei tribunali
Due madri di Roma hanno recentemente ottenuto dal tribunale ordinario il riconoscimento di entrambe sui documenti della figlia
Nel frattempo anche i
tribunali si erano mossi per riempire il vuoto. Nel 2014 ha cominciato il Tribunale di Roma, concedendo l’adozione "in casi particolari", una forma limitata prevista dalla legge che permette di tutelare un "preesistente rapporto stabile e duraturo" tra un adulto e il minore. Le
madri intenzionali "adottano" così il loro figlio, partorito dalla compagna o moglie, acquisendo però diritti e doveri limitati (madri di serie B). Nel 2017 i giudici hanno poi iniziato a far
trascrivere gli atti di nascita americani che riportavano due padri (per ora solo Canada e Stati Uniti permettono alle coppie gay italiane di accedere alla maternità surrogata).
E quelle dei sindaci
La famiglia Tumino De Florio: Carlo, Christian, Sebastian e Julian
Ad aprire la strada ai sindaci è stata invece
Chiara Appendino, a Torino, che basandosi su un’interpretazione della legge 40 sulla
fecondazione assistita (secondo cui basta il consenso all’eterologa fatta all’estero, dove è legale, per diventare genitori), ha permesso ai padri e alle madri omosessuali di essere riconosciuti come
genitori all’atto dell’iscrizione all’anagrafe.
Le decisioni più recenti
Ma i colpi di scena non finiscono mai, e a dicembre la Corte di Cassazione ha sancito che i bambini nati all’estero con la maternità surrogata da due padri gay non devono essere riconosciuti con la trascrizione all’anagrafe bensì con
l’adozione dei "casi particolari". E nel gennaio scorso il ministero dell’Interno ha ordinato ai prefetti di far applicare la sentenza nei Comuni di loro competenza, chiedendo l’annullamento di eventuali riconoscimenti alla nascita. Fino all’ultimo capitolo, che ora
vieta l’iscrizione di questi figli al regolamento europeo sui diritti per tutti i bambini. In Europa solo Italia e Grecia non riconoscono il matrimonio egualitario e
parità di diritti ai genitori dello stesso sesso.