In Marocco si va verso la stretta finale sulla revisione del codice della Famiglia, la cosiddetta Mudawana. Il processo, avviato nel 2023, è stato fortemente spinto e sostenuto da re Mohammed VI, che nei giorni scorsi ha riunito un consiglio di gabinetto nel palazzo reale di Casablanca per proporre gli emendamenti finali che il governo dovrà promulgare. Ma perché dovrebbe interessarci ciò che accade al di là dello stretto di Gibilterra? Basta dare un’occhiata alle misure previste per capirlo.
Tra le principali novità, ad esempio, viene messa in discussione la poligamia, perché il dissenso della prima moglie sarà fissato sul contratto matrimoniale e dovrà essere tenuto in conto; in senso progressista viene introdotto il divorzio consensuale senza mediazione giudiziaria e si sancisce la fine dei matrimoni precoci, fissando l'età matrimoniale a 18 anni per entrambe i generi. L'ambizione del re del Marocco è quella di puntare alla parità di genere, nonché a proteggere i diritti dei minori e salvaguardare la dignità dei sudditi.
La strada non è semplice, perché i conservatori remano contro, convinti che le norme religiose siano sufficienti a garantire diritti per tutti. Tra le proposte considerate rivoluzionarie, figurano poi la concessione della tutela legale dei figli anche alle madri, durante e dopo il matrimonio, e il riconoscimento del contributo del lavoro domestico delle donne alla ricchezza e alla proprietà accumulate durante il matrimonio. Le donne divorziate manterranno la custodia dei loro figli anche se decidono di risposarsi. Gli espatriati marocchini potranno sposarsi anche senza la presenza di due testimoni musulmani se è impossibile soddisfare questo requisito.
Per il ministro della Giustizia Abdellatif Ouahbi i nuovi emendamenti mirano ad affrontare alcune delle sfide e degli squilibri emersi durante il proprio mandato, con l'obiettivo finale di creare una regolamentazione adatta al “Marocco di oggi, in grado di rispondere agli sviluppi sociali che sta vivendo”. I religiosi hanno accettato molte clausole ma si oppongono invece strenuamente ad altre, ad esempio al test del Dna per il riconoscimento dei figli, e all'abolizione del ‘Taasib’, una regola islamica sulla che dà priorità ai parenti maschi nella trasmissione dell'eredità, ad esempio ai fratelli o zii paterni, in assenza di eredi maschi diretti. Consentito anche il passaggio dell'eredità tra musulmani e non musulmani.