Nessuna politica del figlio unico, via anche i controlli sul numero dei nuovi nati. Quello che sta accadendo in Russia è, attualmente, l’esatto opposto di ciò che l’alleato cinese ha provato e sta provando a contrastare. Ad accomunare i due Stati, infatti, è la forma del problema, ma non il suo contenuto. Troppi figli a Pechino, troppo pochi invece quelli che nascono a Mosca. E le lungimiranti - si fa per dire - scelte geopolitiche di Vladimir Putin non hanno fatto altro che aggravare un quadro, quello della natalità, che ormai da tre decenni preoccupa le - poche - persone che hanno posto il loro nome sulla porta degli uffici con vista sulla Piazza Rossa.
Il controllo della natalità, profondamente in contrasto con i diritti umani in funzione dei suoi metodi attuativi, è una delle aspirazioni principali dei regimi non democratici. Intrecciandosi, in particolar modo, con molteplici aspetti dal carattere economico, ogni regime ha provato a sfruttare la rispettiva posizione di dominio e controllo sulla popolazione nel tentativo di influenzarne le scelte private. Alle medaglie di latta erogate durante il ventennio fascista per aumentare la popolazione è seguita, qualche decennio dopo, la politica del figlio unico cinese emanata nel 1979 da Deng Xiaoping.
Il bando al movimento Childfree mette a rischio le donne
Una lunga coda repressiva che sembra trovare, sotto questo e molti altri punti di vista, una valida alleata nella Duma di Stato dove, pochi giorni fa, la deputata Elvira Aitkoulova ha sostenuto con fermezza la volontà di mettere al bando le idee sostenute dal movimento “Childfree”. La corrente, nata tra Stati Uniti e Gran Bretagna a partire dagli anni ’70, vuole combattere gli stigma sociali ai quali sono sottoposte, in particolare, le donne che scelgono di non avere figli. Una pressione che, spesso, porta ad un’esclusione delle stesse donne da numerosi contesti sociali, oltre all’accredito nei loro confronti di giudizi negativi e pressioni non desiderate.
La libertà di non fare figli, ancora oggi, non è stata raggiunta neanche in occidente, con aspetti religiosi e tradizionali che spesso si scontrano e influenzano la volontà di non riprodursi. Anche un mancato sistema di assistenza alle persone anziane, in Italia, preoccupa molte coppie che, forzate dal contesto sociale, decidono comunque di avere figli. Un problema che la Russia ha deciso di arginare per legge, nel tentativo di correre ai ripari da quella che lo stesso Cremlino ha definito una situazione “catastrofica per il futuro della nazione”.
L’intransigenza russa contro le ‘derive estremiste’
Ma quella adottata dalla Duma col plauso di Vladimir Putin, in realtà, è una legge che riprende lotte che si diramano in molte più direzioni. Una linea di pensiero anti-occidentale e tradizionalista che anche in Europa, considerata tendenzialmente uno dei continenti con più libertà al mondo, ha permesso al leader russo di porsi sul trono dei conservatori eurasiatici. Il tutto, purtroppo, con non pochi emulatori.
La legge contro i sostenitori e sostenitrici del movimento, infatti, segue le precedenti condanne contro la comunità Lgbt e, in generale, contro tutto ciò che viene considerato una deriva estremista del liberalismo presente al di là dell’ex cortina di ferro. Una censura, nel corso degli ultimi mesi, giunta ad oscurare perfino i testi di Pasolini nei quali traspariva il suo orientamento sessuale. Un pensiero distopico che ci ricorda quante libertà diamo ad oggi per scontate, e quante ancora necessiterebbero di essere implementate anche nel mondo occidentale.