È già sconvolgente che accada in un Paese dell'Unione Europea dove, comunque, da quando al governo c'è l'estrema destra, alcuni diritti civili sono stati pesantemente limitati. Ma la notizia che circola nelle ultime ore anche qui in Italia ha una portata a dir poco epocale. E terrificante. La denuncia arriva da Elisabetta Piccolotti, candidata alle prossime elezioni per Sinistra Italiana dichiarano infatti di avere "delle segnalazioni che in
Umbria stia già accadendo quanto accade nell'
Ungheria di Viktor Orbán, e cioè che le donne che chiedono
l'interruzione di gravidanza siano costrette ad
ascoltare il battito del feto". Se così fosse e, ribadiamo, al momento non ci sono certezze né riscontri, sarebbe l'ennesimo e durissimo attacco nel nostro Paese a un diritto - quello
all'aborto -sancito per legge oltre 40 anni fa, dopo lunghe e dolorose battaglie.
Piccolotti: "Umbria come Ungheria". Speranza: "Non ho conoscenza diretta, in caso ispettori"
Elisabetta Piccolotti, candidata alle elezioni per Sinistra italiana, lancia la denuncia in una conferenza stampa alla Camera
"In Umbria i
consultori familiari sono quasi smantellati e abbiamo avuto segnalazioni di donne e di associazioni femministe che sta già accadendo quello che accade in Ungheria. Dal 15 settembre ci sono
donne costrette, prima di interrompere la gravidanza, ad ascoltare il battito del feto, vengono addirittura fatte
tornare in ospedale più volte, perché all’inizio non si riesce ad ascoltarlo". Lo ha detto in una conferenza stampa alla Camera, insieme all’europarlamentare dei Verdi
Eleonora Evi,
Elisabetta Piccolotti, candidata alle prossime elezioni con Sinistra italiana. Lo stesso ministro della Salute,
Roberto Speranza, non ha "conoscenza diretta" di quanto denunciato dalle due esponenti politiche, e margine di un'iniziativa elettorale a Terni ha anche spiegato di "
non essere a conoscenza diretta della dichiarazione rilasciata". "Ma se ci sono elementi va valutata una eventuale ispezione" ha aggiunto. Secondo Speranza, infatti, l'ascolto del battito del feto prima dell'aborto, "è uno
scenario totalmente irricevibile, fuori dalla norma vigente che tutti dobbiamo rispettare". "C'è una
legge, la 194 - ha proseguito -, che noi difenderemo con tutte le energie di cui disponiamo". Il ministro ha anche sottolineato che se "c'è qualche forza politica che pensa di cambiarla, dovrà confrontarsi con il consenso delle persone che su questo tema, in modo chiaro, si sono già espresse e noi difenderemo questa legge e la sua applicazione".
La Regione nega: "Nessuna procedura irregolare riscontrata"
Palazzo Cesaroni, sede del Consiglio Regionale dell'Umbria
"In nessuna Azienda sanitaria o ospedaliera della Regione Umbria, risulta che le donne che chiedono l'interruzione di gravidanza siano costrette ad ascoltare il battito del feto, così com’è stato dichiarato stamani nel corso di una conferenza stampa". Lo fa sapere con una nota l'Assessorato regionale alla Salute. "Trattandosi di una
denuncia grave di un fatto, che lede fortemente i diritti delle donne e tocca una tematica delicata come quella dell’interruzione della gravidanza, sarebbe opportuno che coloro che hanno portato all’attenzione questa gravi fatti, li circostanziassero in modo da permettere alle autorità sanitarie di procedere con le
opportune verifiche - aggiunge la regione nel comunicato -. In caso contrario, ribadendo che anche dal riscontro chiesto tempestivamente oggi alle Aziende,
non risultano in Umbria fatti del genere, la Regione si vedrà costretta a dover tutelare nelle sedi opportune tutti i professionisti e gli operatori che lavorano con professionalità e correttezza, nel sistema sanitario regionale".
Guardare il dito e non la luna: la polemica e il disastro annunciato
E se queste dichiarazioni trovassero effettivo
riscontro nella realtà delle cose? L'ipotesi che si prospetta è agghiacciante. Non solo per tutte le donne che si trovano già oggi di fronte ad un
muro di no - fatto di ideologie, cultura patriarcale e conservatrice (oseremmo dire retrograda) - ad una
scelta che, in tutto e per tutto, riguarda esclusivamente il loro corpo. Ma anche per le ragazze, le adolescenti, le giovani che in futuro vorranno
far valere il proprio diritto di decidere liberamente chi essere. Perché quando si parla di aborto si parla, prima di tutto, della donna che sceglie di ricorrere alla procedura. Poi del feto, poi del figlio che non vuole o non può avere. Una vita per una vita, anche quando non c'è rischio per la salute della ipotetica madre. Che madre non sarà, per sua volontà, o sarà costretta ad essere, per volontà altrui. Certo è, d'altra parte, che la denuncia arriva a pochissimi giorni dalle elezioni, rischiando di far scoppiare un caso politico e sociale enorme. In Italia, quasi segno del destino, intanto ci concentra sulle parole - ancora una volta - di
Giorgia Meloni, che da un comizio a Genova ha lanciato una sorta di campagna anti-abortista, "Vogliamo dare il diritto alle donne che pensano che
l'aborto sia l'unica scelta che hanno, di
fare una scelta diversa. Non stiamo togliendo un diritto ma aggiungendolo", poi aggiungere "Non voglio abolire la 194, non voglio modificarla, ma applicarla integralmente anche nella parte che riguarda la prevenzione. Il che significa aggiungere diritti non toglierli". Speriamo solo di non star
guardando al dito (le polemiche sulla leader di Fratelli d'Italia)
e non alla luna (una
situazione nazionale al limite della legalità in materia d'aborto). Sarebbe semplicemente un disastro annunciato.