Amazzonia, deforestazione diminuita nella prima metà del 2023

I dati satellitari dell’agenzia spaziale nazionale brasiliana a giugno hanno mostrato un calo del 41% rispetto allo stesso mese di un anno fa

di DOMENICO GUARINO -
18 luglio 2023
I cercatori d'oro invadono le popolazioni dell'Amazzonia (Ansa)(1)

I cercatori d'oro invadono le popolazioni dell'Amazzonia (Ansa)(1)

I livelli di deforestazione in Brasile si stanno riducendo parecchio grazie agli sforzi messi in atto dal presidente Luiz Inacio Lula da Silva. Tanto che nell’Amazzonia brasiliana assistiamo a un crollo pari al 33,6% nei primi sei mesi del 2023.
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Da quando, all’inizio di quest’anno, il presidente brasiliano Lula ha preso il posto del suo predecessore Bolsonaro, la distruzione della foresta amazzonica è drasticamente calata

Il dato emerge dalle indagini dell’Istituto nazionale di ricerche spaziali brasiliane (Inpe), sulla base delle immagini satellitari: le aree verdi disboscate tra gennaio e giugno 2023 sono state pari a 2.649 km2, mentre nello stesso periodo di riferimento dello scorso anno la cifra era decisamente più elevata, ben 3.988 km2 di foresta amazzonica distrutta. Soltanto a giugno 2023 la deforestazione è diminuita del 41% rispetto allo stesso arco temporale del 2022. A tal proposito, secondo un’indagine condotta dalla rete di monitoraggio Global Forest Watch, nel 2022 era andata persa un’area di Amazzonia delle dimensioni pari a quelle della Svizzera. Non siamo dunque allo stop definitivo, ma certo a una marcata inversione di tendenza che fa ben sperare. Anche se – purtroppo – il numero degli incendi resta ancora elevato.
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Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva (Wikipedia)

Dietro questo promettente traguardo c’è la strategia politica del presidente del Brasile Lula, alla guida del Paese dallo scorso gennaio e che, già in campagna elettorale, aveva annunciato di volersi battere affinché la deforestazione in Amazzonia arrivi a quota zero. Parole tanto più significative dopo che negli ultimi anni la deforestazione, con Jair Bolsonaro alla presidenza, aveva fatto segnare un incremento del 75% rispetto alla media dell’ultimo decennio. La ministra dell’Ambiente, Marina Silva, ha dettagliato il suo piano di intervento: il sequestro immediato di metà delle aree sfruttate illegalmente all’interno di riserve protette e l’arricchimento di queste ultime con tre milioni di ettari entro il 2027, oltre all’assunzione di migliaia di specialisti del settore.
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La leader ambientalista brasiliana, Marina Silva (Ansa)

“Il Brasile sarà implacabile nella lotta contro i crimini ambientali. Combatteremo l’estrazione mineraria illegale e coloro che attaccano le popolazioni indigene” ha annunciato Lula negli scorsi giorni, chiedendo inoltre di organizzare la COP30 nello stato del Parà. "Stiamo raggiungendo un costante trend al ribasso nella deforestazione dell’Amazzonia" ha dichiarato soddisfatta la ministra dell'Ambiente, Marina Silva, aggiungendo che "il risultato è una prima, diretta conseguenza dell’impegno del presidente di combattere il cambiamento climatico e la deforestazione della più grande foresta pluviale del mondo”.
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La deforestazione in Amazzonia sta rallentando

Naturalmente la strada da fare è ancora lunga e tortuosa. Al netto, infatti, dell’enorme peso che la lobby dell’agrobusiness continua ad avere nel Paese, quel numero, 2.648 chilometri quadrati di foresta pluviale definitivamente resta comunque un prezzo altissimo che si continua a pagare.

Amazzonia, il principio del "marco temporal"

Poi c’è la questione della legge già approvata a fine maggio dalla Camera dei deputati, controllata dai conservatori (il presidente, Arthur Lira, è un fedelissimo di Bolsonaro) - ora all’esame della Corte Suprema brasiliana, e che solo successivamente passerà all’esame del Senato - che regola il principio del “marco temporal”. Si tratta di una norma assai gradita dagli “sfruttatori” dell’Amazzonia e assai meno dalle popolazioni indigene, che infatti hanno già inscenato proteste a Brasilia, le ultime dopo il pronunciamento dei parlamentari (che hanno approvato il testo con 283 voti a favore, 156 contrari).
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Il più grande polmone verde del Pianeta va protetto (Wwf)

Il marco temporal (limite temporale) è, in sostanza, una clausola che introduce il seguente principio: soltanto le terre abitate dai popoli indigeni al 5 ottobre 1988, data della promulgazione della Costituzione federale brasiliana, possano essere a loro affidate (le terre comunque appartengono allo stato e non possono essere rivendute o affittate, ma soltanto “gestite”). Un principio che non tiene però conto degli espropri sistematici perpetrati dai colonizzatori prima e poi dalla dittatura militare, che dal 1964 al 1985 ha guidato il Brasile. Il principio del marco temporal è contenuto in un più ampio testo di legge (denominato PL-490) che qualora fosse ritenuto idoneo dalla Corte Suprema, consentirebbe agli Stati brasiliani (sono 26) di sottrarre intere aree all’usufrutto esclusivo dei popoli indios qualora vi siano, ad esempio, “interessi minerari” oppure un "rilevante interesse pubblico”.