Crocchette o umido? Un dilemma che chi ha un animale domestico si pone da sempre. È meglio nutrirli con cibo secco o con i bocconcini? Ampia e contrastante la letteratura, tanti i mix tentati anche su consiglio dei veterinari, in base alle caratteristiche del nostro amico a 4 zampe. Ma oggi c’è una risposta in più. Ed indiscutibile! Parliamo di ambiente, cioè di quanto sia sostenibile il consumo dei croccantini e dei bocconcini. A fare la tara circa l’impatto ambientale delle diete di cani e gatti domestici è stata la rivista Nature, che ha compiuto uno studio relativo agli animali domestici del Brasile, e il risultato non lascia spazio a dubbi: secondo la ricerca infatti il cibo umido produrrebbe otto volte più emissioni di riscaldamento climatico rispetto al cibo secco. Nel mezzo c’è il cibo “fatto in casa, che dunque sarebbe esso stesso preferibile ai classici bocconcini. L’analisi è stata compiuta con la stessa metodologia che si usa per calcolare l’impronta ecologica di un essere umano, ed ha esaminato un totale di 938 diete, 618 per cani e 320 per gatti. Nello specifico, un cane di 10 kg che mangia circa 500 calorie al giorno di cibo secco comporta 828 kg di emissioni di CO2 all’anno. Se invece la sua dieta fosse prevalentemente umida produrrebbe 6.541 kg di CO2 equivalente all’anno, quasi quanto il cittadino brasiliano medio, la cui impronta di carbonio è di 6.690 kg di CO2 equivalente all’anno. E siccome in Brasile ci sono più cani che bambini, ovvero 52,2 milioni, l’emissione totale è compresa tra 0,04 e 0,34 Gt di CO2 equivalente l’anno, che rappresenta dal 2,9 al 24,6% dell’emissione totale stimata per tutto il paese, ovvero 1,38 Gt. Uno dei motivi principali che rende il cibo umido così impattante è che il 90% delle calorie proviene da ingredienti di origine animale, rispetto al 45% nelle diete secche. Sulle etichette sono stati trovati in totale 212 ingredienti, di cui il 46,2% di origine animale e il 53,8% di origine vegetale. Gli ingredienti delle diete umide e secche commerciali erano per il 49,5% da fonti animali e per il 50,5% da fonti vegetali. Infine, gli ingredienti delle diete “casalinghe” erano per il 45,3% di origine animale e per il 54,7% di origine vegetale,