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Animali in via di estinzione: oltre 44mila specie a rischio. Ma c'è qualche buona notizia

Anfibi e pesci d'acqua dolce minacciati dal cambiamento climatico e dall'innalzamento delle acque. E poi leoni, tartarughe, pinguini e salmoni atlantici: la biodiversità è in pericolo

di DOMENICO GUARINO -
9 gennaio 2024
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Dal salmone atlantico alle tartarughe verdi, dal leone africano, ai delfini di fiume: sono oltre 44mila le specie animali considerate a rischio di estinzione. Quasi 2mila in più rispetto al 2022. Si tratta di oltre un terzo delle 157mila inserite nella lista rossa globale dell'International Union for Conservation of Nature (IUCN).

Il report dell'Iucb

I dati sono contenuti nel rapporto pubblicato dalla Iucn durante la Cop28 a Dubai, che si concentra in particolare sulle conseguenze del cambiamento climatico e che per la prima volta include anche la valutazione globale dei pesci d'acqua dolce. Un mondo che, come vedremo, risulta particolarmente in sofferenza e sul quale le azioni di tutela sono molto scarse al momento. Stando a quanto scrivono gli esperti del Wwf nel rapporto, oggi l'estinzione procede a una velocità circa 100 volte superiore a quella del passato, tanto che le condizioni di circa 6.700 specie minacciate di estinzione stanno peggiorando in maniera preoccupante.

Animali a rischio: ecco i più minacciati

Rane, salamandre e altri anfibi sono quelle che stanno soffrendo di più. Ma secondo il Wwf, tra le specie a rischio ci sono anche animali come aquile, avvoltoi, balenottere, elefanti, falco pescatore, fenicottero, foca monaca, gatto selvatico e ghepardo.
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La popolazione dei leoni in Africa è scesa di un quarto rispetto a 15 anni fa © Richard Barrett - WWF-UK

In Africa la popolazione di leoni è stimata ammontare a circa 23.000 esemplari, in diminuzione di un quarto rispetto a 15 anni fa. Mentre oltre 200 delfini di fiume del Rio Delle Amazzoni (sia il delfino rosa di fiume che il tucuxi, grigio e leggermente più piccolo) hanno perso la vita dal settembre 2023. Il 10% di loro è morto in una sola settimana, probabilmente a causa delle elevate temperature dell'acqua, fino a 39,1° C, a determinare la morte di questi mammiferi di fiume, oltre alle centrali idroelettriche e all'inquinamento da mercurio. E poi i Pinguini di Humboldt, decimati dall’aviaria con oltre 3.000 dei circa 10.000 esemplari che si riproducevano in Cile, sterminati. E la tartaruga verde del Pacifico centro-meridionale e orientale, che ha visto aumentare il rischio di sparire a causa dell'innalzamento del livello dei mari che inondano i nidi, impedendo alle uova di schiudersi, e mettendo in pericolo le riserve alimentari. Infine il salmone atlantico, che, sebbene non è ancora minacciato di estinzione, ha visto ridurre il numero di esemplari di quasi un quarto dal 2006 al 2020, questa specie è ora considerata “quasi minacciato”.

Il cambiamento climatico minaccia la biodiversità

"Il cambiamento climatico sta minacciando la biodiversità del nostro pianeta e mette in crisi la capacità della natura di soddisfare i bisogni umani fondamentali", ha affermato Grethel Aguilar, direttrice generale dell'Iucn. "Questo aggiornamento della lista rossa Iucn evidenzia i forti legami tra i mutamenti climatici e il calo della biodiversità, crisi che devono essere affrontate congiuntamente.
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Strage di delfini rosa e tucuxi del Rio delle Amazzoni

Il declino delle specie è una delle emergenze provocate dal cambiamento del clima. Abbiamo la possibilità di fermarlo, con un'azione urgente e ambiziosa, per mantenere il surriscaldamento entro 1,5 gradi", ha aggiunto Aguilar. Per quanto riguarda i pesci, va detto che, oltre ai cambiamenti climatici, le specie ittiche devono affrontare e superare anche i rischi creati dall'uomo, dalle dighe alle acque inquinate. In totale un quarto delle specie di pesci d'acqua dolce, 3.086 su 14.898 valutate, è a rischio di estinzione. “Almeno il 17% delle specie ittiche d'acqua dolce minacciate sono colpite dai cambiamenti climatici, tra cui la diminuzione del livello dell'acqua di fiumi e laghi e l'innalzamento del livello del mare che causa l'ingresso dell'acqua salata nei fiumi (cuneo salino). A ciò si aggiungono i pericoli derivanti dall'inquinamento, che colpisce il 57% delle specie d'acqua dolce a rischio; l'estrazione intensiva dell'acqua e gli effetti delle dighe, che riguarda il 45% delle specie; la pesca eccessiva, che ne minaccia il 25%, e le specie invasive e le malattie, che colpiscono il 33% dei pesci d'acqua dolce”, spiega ancora la Iucn.

Gli anfibi sono in pericolo

Situazione critica anche per gli anfibi. Secondo uno studio pubblicato su Nature, infatti, ben il 41% è a rischio estinzione. E mentre tra il 1980 e il 2004 i fattori che incidevano negativamente sulla vita dei questi animali erano per il 91% le malattie e la perdita di habitat, dal 2004, ad oggi a pesare per il 39% sono gli effetti dei cambiamenti climatici.
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Gli anfibi sono tra le specie più a rischio estinzione

Lo studio, intitolato "Ongoing declines for the world's amphibians in the face of emerging threats", si basa sulla valutazione di 8.011 specie e ha evidenziato come gli anfibi siano la classe di vertebrati più minacciata. A determinare lo stato di salute degli esemplari è stato un team di oltre mille esperti provenienti da tutto il mondo, guidato da scienziati dall'Amphibian Specialist Group. Ne è emerso che lo stato degli anfibi si sta deteriorando a livello globale, in particolare per le salamandre, e specialmente nella regione neotropicale che è una delle sette ecozone in cui è suddivisa la superficie terrestre, comprendendo l'intero Sudamerica, le isole dei Caraibi, l'America centrale, il Messico meridionale e buona parte delle regioni costiere del Messico, la Florida meridionale. Già 4 le specie anfibie estinte dal 2004: il rospo arlecchino di Chiriquí (Atelopus chiriquiensis) del Costa Rica, la rana diurna dal muso appuntito (Taudactylus acutirostris) dell'Australia, il Craugastor myllomyllon e la salamandra del falso ruscello Jalpa (Pseudoeurycea exspectata), entrambi del Guatemala. Altre ventisette specie a rischio critico sono ora considerate estinte, portando il totale a più di 160 anfibi.

Qualche buona notizia

Per fortuna però ci sono anche notizie positive che testimoniano come, con politiche e strategie accorte si possano produrre effetti benefici sulla conservazione delle specie e dunque della biodiversità. La valutazione ha infatti rilevato che 120 specie hanno migliorato il loro stato di salute dal 1980: 63 specie hanno beneficiato di azioni di conservazione e la maggior parte di queste è migliorata grazie alla protezione e alla gestione dell'habitat.
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Esemplari di leopardo delle nevi: la specie è  in costante ripresa demografica

I rinoceronti bianchi dell’Africa, ad esempio, il cui numero dopo dieci anni di declino ha per la prima volta ricominciato a aumentare di ben il 5%, raggiungendo circa 16.800 esemplari. O il bisonte del Caucaso che è tornato a muoversi nelle foreste, con cifre in aumento anche nel 2023. Come le antilopi saiga in Asia centrale che non figurano più nell’elenco della Lista Rossa come “in pericolo critico”, con una popolazione che in pochi anni è aumentata da poco meno di 100.000 a circa 1,3 milioni di esemplari grazie agli intensi sforzi di conservazione. Stesso discorso per i leopardi delle nevi in Bhutan, o per le tigri indiane, anch’esse in costante ripresa demografica grazie ai programmi di conservazione e protezione degli habitat. Il numero di gru antigone in Nepal, grazie agli intensi sforzi di conservazione, dal 2010 è raddoppiato, arrivando a oltre 700 esemplari. All'epoca, nel Paese erano rimasti solo 350 di questi maestosi uccelli. Tuttavia, la specie continua a essere considerata vulnerabile in tutto il mondo. Buone notizie anche per la raganella e il cervo nobile in Svizzera, che rischiavano di scomparire in toto e che ora sono considerate una specie solo vulnerabile.