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Home » Scienze e culture » Tumori femminili: a Firenze le nuove frontiere di cura per le donne con la terapia immunologica

Tumori femminili: a Firenze le nuove frontiere di cura per le donne con la terapia immunologica

Motore Sanità ha presentato il convegno “Immunoncologia al femminile: focus sul carcinoma endometriale. Toscana, Marche e Umbria”. Al centro dei lavori prevenzione, diagnosi e nuove possibilità

Caterina Ceccuti
5 Novembre 2022
Ilenia Cardamone

Ilenia Cardamone, presidente di ACTO Toscana

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Il cancro dell’endometrio, che si forma nel rivestimento interno dell’utero, è purtroppo tra i più frequenti tumori femminili, se si considera che rappresenta il 5-6% di tutti i tumori che affliggono le donne e che è la terza neoplasia più frequente nelle signore di età compresa tra i 50 e i 70 anni. In Italia, le stime indicano attualmente 122.600 donne che sopravvivono ad una diagnosi di carcinoma dell’endometrio mentre, purtroppo, nel 2021 la mortalità è stata di 3.100 decessi. La buona notizia è che la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è passata dal 77% del 2017 al 79% del 2020.
Resta però il fatto che la prima arma efficace per combattere tutti i tipi di tumore, non soltanto quelli femminili, sono la prevenzione e la diagnosi tempestiva, come ha sottolineato anche Michele Maio, direttore del dipartimento oncologico e del centro di Immunoncologia dell’Azienda Ospedaliero-universitaria Senese, nel corso del convegno “Immunoncologia al femminile: focus sul carcinoma endometriale. Toscana, Marche e Umbria“, promosso da Motore Sanità all’Hotel NH di Firenze: “La diagnosi precoce e la prevenzione rappresentano un baluardo fondamentale, non solo per il trattamento del tumore all’endometrio ma per tutte le forme tumorali. Per quanto riguarda la cervice, un ruolo importante nella prevenzione lo hanno giocato anche le vaccinazioni alle adolescenti”. Ma anche sul fronte del trattamento delle patologie ormai già manifeste esistono importanti novità: “Nel 30% delle donne affette da tumore dell’endometrio – spiega Maio – è stata identificata una particolare caratteristica molecolare che lo rende responsivo alle terapie immunologiche. Si tratta di una cura a base di farmaci di vecchia generazione, ossia anticorpi monoclonali, che vengono somministrati per via endovenosa e che agiscono direttamente sul sistema immunitario del paziente, rendendolo più aggressivo nei confronti delle cellule tumorali”.

Dottor Maio, la terapia immunologica sostituisce o sostituirà quella chemioterapica?
“Solo in alcuni casi. Ma questo non significa che si possa abbandonare la chemioterapia: quando è necessaria, rimane la via da percorrere per il trattamento del cancro”.

Le due terapie possono essere somministrate contemporaneamente?
“In genere se viene somministrata una, non viene somministrata l’altra. Ma nel caso del cancro al polmone è emerso che l’associazione delle due terapie può dare risultati ancora migliori”.

La terapia immunologica dà effetti collaterali minori rispetto alla chemio?
“Si tratta di una terapia meno invasiva. Gli effetti collaterali ci sono, ma sono diversi e di intensità complessivamente minore. Permette una qualità di vita accettabile o addirittura migliore, complessivamente. Non si perdono i capelli, non si soffre di nausea né di vomito, insomma non si verificano le manifestazioni esterne tipiche del trattamento chemioterapico“.

Michele Maio
Michele Maio, direttore del dipartimento oncologico e del centro di Immunoncologia dell’AOU Senese

Al centro dei lavori del convegno organizzato da Motore Sanità c’è stata dunque l’analisi sul funzionamento del sistema immunitario nel paziente oncologico, da tempo al centro dell’attenzione dei ricercatori. Gli studi in questo campo hanno portato ad evidenziare alcune cause alla base del mancato funzionamento di un sistema immunitario non più in grado di riconoscere e contrastare le cellule neoplastiche da quelle sane. “Concentrandosi su queste cause – commenta Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità – la ricerca ha prodotto negli ultimi 5-6 anni una rapida e dirompente innovazione. Così già oggi, ad esempio, l’immunoterapia oncologica si è consolidata in molte tipologie di tumori come nuovo fondamentale approccio terapeutico in grado di portare speranze ai malati. Infatti grazie ai sorprendenti risultati ottenuti inizialmente in quelle forme refrattarie a tutte le terapie disponibili nel melanoma prima, nel polmone e nel rene successivamente, l’impegno nel continuare a far progredire la ricerca verso nuove indicazioni, è oramai uno degli obiettivi comuni per tutti i ricercatori al mondo”.

In effetti, benché piuttosto diffuso, il carcinoma endometriale presenta limitate opzioni di trattamento ed una prognosi sfavorevole. “Ma per ottenere il miglior risultato clinico dalla terapia immunologica – puntualizza Zanon -, secondo le evidenze emerse dagli studi clinici registrativi, la selezione della popolazione target deve avvenire attraverso un test di valutazione eseguito con la tecnica di sequenziamento NGS. Così, seppure ogni anno in Italia vi sia un’incidenza di circa 8.300 nuovi casi, prevalentemente in donne tra i 50 e i 65 anni, le stime ottenibili attraverso una proiezione dei dati registrativi sulla popolazione target selezionata dal test e da trattare con questa nuova terapia presentano numeriche notevolmente inferiori. Ecco perché Motore Sanità intende promuovere dei tavoli di discussione a livello delle principali regioni italiane che, analizzando l’attuale cambio di scenario nelle opportunità di cura di questo tumore, possano generare idee e buone pratiche per garantire un accesso rapido alle terapie più efficaci ed ai test necessari, mantenendo appropriatezza senza sprechi di risorse”.
Dopo i saluti istituzionali in apertura del convegno, Zanon ha introdotto i lavori e presentato gli interventi di Michele Maio e di Ilenia Cardamone, presidente di ACTO Toscana (Alleanza contro il tumore ovarico).

Dottoressa Cardamone, potrebbe spiegarci perché una diagnosi di endometriosi può cambiare la vita di una donna?
“Una diagnosi di questo tipo viene fatta dopo un controllo ginecologico, che purtroppo spesso e volentieri le donne cercano di evitare, perché percepito come invasivo della propria sfera intima. Le donne affette da endometriosi possono avere sofferenza e problematiche non solo fisiche ma anche di tipo psicologico, provocate per esempio dalla difficoltà a rimanere in cinta. Molto dipende, ovviamente, dallo stadio della malattia, ma essendo l’endometrio il tessuto di rivestimento dell’utero, quando questo si trova in condizioni alterate diminuisce le possibilità che l’embrione riesca ad aderire e a svilupparsi. Se lo stadio della malattia si trova a livelli molto avanzati, viene suggerito l’intervento chirurgico per l’asportazione dell’utero o comunque delle ovaie. In questo caso la donna andrà in contro a una serie di problematiche legate alla menopausa precoce, nel caso si trovi ancora in età fertile e, purtroppo, solitamente è in questa fase della vita di una donna che la malattia si presenta”.

Quali problematiche può comportare una menopausa precoce?
“Intanto stiamo parlando di un fatto che di per sé è contro natura. Alle donne che vanno in menopausa precoce per colpa di un’operazione, e che quindi si trovano a vivere in maniera brusca e repentina una condizione che, in natura, dovrebbe avvenire gradualmente, vengono somministrate terapie ormonali di accompagnamento, per contrastare gli squilibri ormonali dovuti all’asportazione delle ovaie. Spesso e volentieri devono essere introdotti anche altri farmaci, per evitare complicazioni parallele come l’osteoporosi e, in generale, l’invecchiamento precoce del corpo della donna che provoca conseguenze anche psicologiche. Altra questione, che per alcune donne rappresenta un problema e per altre no, sono le classiche caldane. Le difficoltà da affrontare, dunque, possono variare da caso a caso e, come dicevo, in base alla gravità della malattia. Per esempio, una paziente di mia conoscenza affetta da endometriosi durante il parto ha subito la rottura della vescica, a seguito delle cicatrici che l’endometriosi le aveva procurato”.

Che tipo di sintomatologia deve mettere in allarme una donna?
“Non sempre è facile riconoscere dei sintomi precisi. Per esempio, le parlo da paziente, per quanto riguarda il carcinoma ovarico che io stessa ho avuto, non esistono sintomi particolari, se non lievi e blandi, che solo i medici sono in grado di riconoscere. Nel mio caso la scoperta precoce è stata fatta durante un controllo ginecologico di routine. Nel caso del carcinoma all’endometrio, invece, possono verificarsi sanguinamenti. Bisogna tenere conto che per certi tipi di tumore non esiste una prevenzione specifica, come quella prevista per il controllo del collo dell’utero attraverso il Pap test. Ecco perché le donne devono entrare nell’ottica di farsi visitare almeno una volta l’anno, con una visita ginecologica interna”.

Claudio Zanon
Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità

A concludere il pomeriggio di lavori all’Hotel NH di Firenze è stata la tavola rotonda “Immunoncologia nel tumore dell’endometrio: cosa cambia nei percorsi assistenziali?”, moderata da Claudio Zanon, nella quale sono stati affrontati i temi “La rete come strumento di accesso rapido ed equo all’innovazione”; “Quali test, quali codifiche, quali rimborsi, quali risorse e su quale budget allocare?”; “Terapia agnostica e ruolo di NGS: l’esempio dell’immunoncologia in pazienti con MSI-H e dMMR nel tumore dell’endometrio avanzato o ricorrente” e “Luci ed ombre dei PDTA: come stare al passo dell’innovazione e semplificare l’accesso”. Erano presenti Gianni Amunni, coordinatore della rete oncologica Regione Toscana; Rossana Berardi, presidente dell’associazione Women for Oncology Italy; Erminia Caccese, farmacista dirigente gestione settore farmaci ESTAR Firenze; Andrea Caprodossi, dirigente farmacista ASUR Marche Area Vasta 2; Francesca Castiglione, consigliere regionale Siapec; Massimiliano Fambrini, professore in ginecologia e ostetricia all’AOU di Careggi; Francesca Chiara Giorgi, dirigente I livello presso UOC oncologia medica nell’ospedale civile Madonna del Soccorso; Francesca Martella, direttore oncologia medica Empoli; Maria Cristina Petrella, dirigente medico oncologia medica AOU Careggi e Angelo Sidoni, direttore anatomia e istologia patologica nell’azienda ospedaliera di Perugia.

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“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Il cancro dell'endometrio, che si forma nel rivestimento interno dell’utero, è purtroppo tra i più frequenti tumori femminili, se si considera che rappresenta il 5-6% di tutti i tumori che affliggono le donne e che è la terza neoplasia più frequente nelle signore di età compresa tra i 50 e i 70 anni. In Italia, le stime indicano attualmente 122.600 donne che sopravvivono ad una diagnosi di carcinoma dell’endometrio mentre, purtroppo, nel 2021 la mortalità è stata di 3.100 decessi. La buona notizia è che la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è passata dal 77% del 2017 al 79% del 2020. Resta però il fatto che la prima arma efficace per combattere tutti i tipi di tumore, non soltanto quelli femminili, sono la prevenzione e la diagnosi tempestiva, come ha sottolineato anche Michele Maio, direttore del dipartimento oncologico e del centro di Immunoncologia dell’Azienda Ospedaliero-universitaria Senese, nel corso del convegno "Immunoncologia al femminile: focus sul carcinoma endometriale. Toscana, Marche e Umbria", promosso da Motore Sanità all'Hotel NH di Firenze: "La diagnosi precoce e la prevenzione rappresentano un baluardo fondamentale, non solo per il trattamento del tumore all'endometrio ma per tutte le forme tumorali. Per quanto riguarda la cervice, un ruolo importante nella prevenzione lo hanno giocato anche le vaccinazioni alle adolescenti". Ma anche sul fronte del trattamento delle patologie ormai già manifeste esistono importanti novità: "Nel 30% delle donne affette da tumore dell'endometrio - spiega Maio - è stata identificata una particolare caratteristica molecolare che lo rende responsivo alle terapie immunologiche. Si tratta di una cura a base di farmaci di vecchia generazione, ossia anticorpi monoclonali, che vengono somministrati per via endovenosa e che agiscono direttamente sul sistema immunitario del paziente, rendendolo più aggressivo nei confronti delle cellule tumorali". Dottor Maio, la terapia immunologica sostituisce o sostituirà quella chemioterapica? "Solo in alcuni casi. Ma questo non significa che si possa abbandonare la chemioterapia: quando è necessaria, rimane la via da percorrere per il trattamento del cancro". Le due terapie possono essere somministrate contemporaneamente? "In genere se viene somministrata una, non viene somministrata l'altra. Ma nel caso del cancro al polmone è emerso che l'associazione delle due terapie può dare risultati ancora migliori". La terapia immunologica dà effetti collaterali minori rispetto alla chemio? "Si tratta di una terapia meno invasiva. Gli effetti collaterali ci sono, ma sono diversi e di intensità complessivamente minore. Permette una qualità di vita accettabile o addirittura migliore, complessivamente. Non si perdono i capelli, non si soffre di nausea né di vomito, insomma non si verificano le manifestazioni esterne tipiche del trattamento chemioterapico".
Michele Maio
Michele Maio, direttore del dipartimento oncologico e del centro di Immunoncologia dell'AOU Senese
Al centro dei lavori del convegno organizzato da Motore Sanità c'è stata dunque l'analisi sul funzionamento del sistema immunitario nel paziente oncologico, da tempo al centro dell’attenzione dei ricercatori. Gli studi in questo campo hanno portato ad evidenziare alcune cause alla base del mancato funzionamento di un sistema immunitario non più in grado di riconoscere e contrastare le cellule neoplastiche da quelle sane. "Concentrandosi su queste cause - commenta Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità - la ricerca ha prodotto negli ultimi 5-6 anni una rapida e dirompente innovazione. Così già oggi, ad esempio, l’immunoterapia oncologica si è consolidata in molte tipologie di tumori come nuovo fondamentale approccio terapeutico in grado di portare speranze ai malati. Infatti grazie ai sorprendenti risultati ottenuti inizialmente in quelle forme refrattarie a tutte le terapie disponibili nel melanoma prima, nel polmone e nel rene successivamente, l’impegno nel continuare a far progredire la ricerca verso nuove indicazioni, è oramai uno degli obiettivi comuni per tutti i ricercatori al mondo". In effetti, benché piuttosto diffuso, il carcinoma endometriale presenta limitate opzioni di trattamento ed una prognosi sfavorevole. “Ma per ottenere il miglior risultato clinico dalla terapia immunologica - puntualizza Zanon -, secondo le evidenze emerse dagli studi clinici registrativi, la selezione della popolazione target deve avvenire attraverso un test di valutazione eseguito con la tecnica di sequenziamento NGS. Così, seppure ogni anno in Italia vi sia un'incidenza di circa 8.300 nuovi casi, prevalentemente in donne tra i 50 e i 65 anni, le stime ottenibili attraverso una proiezione dei dati registrativi sulla popolazione target selezionata dal test e da trattare con questa nuova terapia presentano numeriche notevolmente inferiori. Ecco perché Motore Sanità intende promuovere dei tavoli di discussione a livello delle principali regioni italiane che, analizzando l’attuale cambio di scenario nelle opportunità di cura di questo tumore, possano generare idee e buone pratiche per garantire un accesso rapido alle terapie più efficaci ed ai test necessari, mantenendo appropriatezza senza sprechi di risorse”. Dopo i saluti istituzionali in apertura del convegno, Zanon ha introdotto i lavori e presentato gli interventi di Michele Maio e di Ilenia Cardamone, presidente di ACTO Toscana (Alleanza contro il tumore ovarico). Dottoressa Cardamone, potrebbe spiegarci perché una diagnosi di endometriosi può cambiare la vita di una donna? "Una diagnosi di questo tipo viene fatta dopo un controllo ginecologico, che purtroppo spesso e volentieri le donne cercano di evitare, perché percepito come invasivo della propria sfera intima. Le donne affette da endometriosi possono avere sofferenza e problematiche non solo fisiche ma anche di tipo psicologico, provocate per esempio dalla difficoltà a rimanere in cinta. Molto dipende, ovviamente, dallo stadio della malattia, ma essendo l'endometrio il tessuto di rivestimento dell'utero, quando questo si trova in condizioni alterate diminuisce le possibilità che l'embrione riesca ad aderire e a svilupparsi. Se lo stadio della malattia si trova a livelli molto avanzati, viene suggerito l'intervento chirurgico per l'asportazione dell'utero o comunque delle ovaie. In questo caso la donna andrà in contro a una serie di problematiche legate alla menopausa precoce, nel caso si trovi ancora in età fertile e, purtroppo, solitamente è in questa fase della vita di una donna che la malattia si presenta". Quali problematiche può comportare una menopausa precoce? "Intanto stiamo parlando di un fatto che di per sé è contro natura. Alle donne che vanno in menopausa precoce per colpa di un'operazione, e che quindi si trovano a vivere in maniera brusca e repentina una condizione che, in natura, dovrebbe avvenire gradualmente, vengono somministrate terapie ormonali di accompagnamento, per contrastare gli squilibri ormonali dovuti all'asportazione delle ovaie. Spesso e volentieri devono essere introdotti anche altri farmaci, per evitare complicazioni parallele come l'osteoporosi e, in generale, l'invecchiamento precoce del corpo della donna che provoca conseguenze anche psicologiche. Altra questione, che per alcune donne rappresenta un problema e per altre no, sono le classiche caldane. Le difficoltà da affrontare, dunque, possono variare da caso a caso e, come dicevo, in base alla gravità della malattia. Per esempio, una paziente di mia conoscenza affetta da endometriosi durante il parto ha subito la rottura della vescica, a seguito delle cicatrici che l'endometriosi le aveva procurato". Che tipo di sintomatologia deve mettere in allarme una donna? "Non sempre è facile riconoscere dei sintomi precisi. Per esempio, le parlo da paziente, per quanto riguarda il carcinoma ovarico che io stessa ho avuto, non esistono sintomi particolari, se non lievi e blandi, che solo i medici sono in grado di riconoscere. Nel mio caso la scoperta precoce è stata fatta durante un controllo ginecologico di routine. Nel caso del carcinoma all'endometrio, invece, possono verificarsi sanguinamenti. Bisogna tenere conto che per certi tipi di tumore non esiste una prevenzione specifica, come quella prevista per il controllo del collo dell'utero attraverso il Pap test. Ecco perché le donne devono entrare nell'ottica di farsi visitare almeno una volta l'anno, con una visita ginecologica interna".
Claudio Zanon
Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità
A concludere il pomeriggio di lavori all'Hotel NH di Firenze è stata la tavola rotonda “Immunoncologia nel tumore dell’endometrio: cosa cambia nei percorsi assistenziali?”, moderata da Claudio Zanon, nella quale sono stati affrontati i temi "La rete come strumento di accesso rapido ed equo all’innovazione"; “Quali test, quali codifiche, quali rimborsi, quali risorse e su quale budget allocare?”; “Terapia agnostica e ruolo di NGS: l’esempio dell’immunoncologia in pazienti con MSI-H e dMMR nel tumore dell’endometrio avanzato o ricorrente” e “Luci ed ombre dei PDTA: come stare al passo dell’innovazione e semplificare l’accesso”. Erano presenti Gianni Amunni, coordinatore della rete oncologica Regione Toscana; Rossana Berardi, presidente dell'associazione Women for Oncology Italy; Erminia Caccese, farmacista dirigente gestione settore farmaci ESTAR Firenze; Andrea Caprodossi, dirigente farmacista ASUR Marche Area Vasta 2; Francesca Castiglione, consigliere regionale Siapec; Massimiliano Fambrini, professore in ginecologia e ostetricia all'AOU di Careggi; Francesca Chiara Giorgi, dirigente I livello presso UOC oncologia medica nell'ospedale civile Madonna del Soccorso; Francesca Martella, direttore oncologia medica Empoli; Maria Cristina Petrella, dirigente medico oncologia medica AOU Careggi e Angelo Sidoni, direttore anatomia e istologia patologica nell'azienda ospedaliera di Perugia.
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