Un contributo al dibattito su fluidità di genere e diritti nel nostro Paese senza avere la pretesa di “cambiare le teste”. E’ quanto si propone di fare “Prisma”, nuova serie tv originale italiana di Prime Video, in otto episodi disponibili dal 21 settembre. Protagonisti, dunque, i ragazzi della Gen Z messi sotto la lente d’ingrandimento da Ludovico Bessegato e Alice Urciuolo, reduci dal successo della quinta stagione di “Skam Italia”.
“Prisma” racconta le storie di un gruppo di adolescenti di Latina concentrandosi sulla complessa relazione tra l’identità, le aspirazioni, l’aspetto fisico e gli orientamenti sessuali. Protagonisti del racconto sono due gemelli, Marco e Andrea (interpretati entrambi dall’esordiente Mattia Carrano), identici nell’aspetto ma profondamente diversi per temperamento e inquietudini che esprimono. Le avventure che vivranno durante il loro viaggio di formazione saranno sia gioiose sia turbolente, coinvolgendo nella scoperta di sé anche i vari amici, ciascuno impegnato a trovare la propria identità.
“Volevamo fare qualcosa che dimostrasse che non eravamo stati solo dei bravi adattatori ma eravamo in grado di offrire una nostra prospettiva su quel mondo” spiega Ludovico Bessegato, ideatore e sceneggiatore di "Prisma" (già regista di Skam Italia e anche sceneggiatore della quinta stagione). “Siamo partiti da un fatto. Tutti quegli anni ad incontrare persone più giovani di noi ci avevano mostrato chiaramente come molti dei dualismi che fino alla mia generazione erano stati dei dogmi inscalfibili, per loro non lo erano più” racconta Bessegato, precisando: “E non parliamo solo di orientamento sessuale e identità. Parliamo di una generazione che sembra vivere e scegliere gli spazi di mezzo nel senso più esteso possibile. Una generazione e un mondo in cui lo stesso concetto di diversità sembra non essere più in grado di descrivere il reale. Perché se non c’è più convergenza rispetto a un’idea di normalità, non può esserci nemmeno rispetto a quella di diversità. Non più normali, non più diversi. Solo un’infinità di esistenze uniche”. E per rappresentare in una sola parola tutto ciò “abbiamo preso a prestito l’immagine del Prisma ottico, che riesce a scomporre la luce, solo apparentemente bianca, nell’infinito spettro di colori che la compone. Il bianco, il canone, non esiste. È solo una sintesi affollata” spiega Bessegato, convinto che questo progetto sia la cosa “più bella che ho fatto. Davvero” come scrive sul suo profilo Instagram.
“Prisma”, però, non è un manifesto politico. La serie affronta temi come la fluidità di genere, l’orientamento sessuale e altre tematiche care al mondo Lgbtqi+, argomenti di forte attualità nel nostro Paese. “Non vorrei vedere strumentalizzata una serie come ‘Prisma’. Non ci tiriamo indietro a raccontare certi temi e certi personaggi, ma quello che volevamo fare era una serie universale. Non ci interessa fare una serie manifesto, anche perché la società cambia e speriamo che certi temi vengano superati dalla storia” puntualizza Bessegato. Poi aggiunge: “Vorremmo che la nostra serie, fatta di personaggi e conflitti, rimanga. La nostra ambizione era fare un romanzo di formazione: abbiamo parlato semplicemente delle cose che sono nella mente e nelle priorità dei ragazzi. Non penso che una serie da sola possa cambiare le teste, non c'è questa ambizione”. E sempre sul tema Lgbtqi+ e l’utilizzo di attori nei panni di personaggi queer, Bessegato ricorda che “è illegale chiedere a un colloquio o a un provino di definire il proprio orientamento o la sua identità. Quindi ci sono dei casi in cui le persone hanno fatto dei coming out pubblici e altri casi in cui questa informazione riguarda quello che la persona ha o meno voglia di comunicare”. Nella serie “Prisma” ci sono dei personaggi che si definiscono “ma la maggior parte non si definisce e questa è la caratteristica della nostra serie. Parlare della non-binarietà, della fluidità”.