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Home » Spettacolo » Torna “Blinde Date”, il concerto al buio per supportare bambini e adulti colpiti da cecità evitabile

Torna “Blinde Date”, il concerto al buio per supportare bambini e adulti colpiti da cecità evitabile

Massimo Maggio: "Raccontiamo così la metafora di ciò che fa CBM nei Paesi del Sud del mondo, dove i bimbi che non vedono non hanno un futuro”

Edoardo Martini
1 Novembre 2022
Il pianista Cesare Picco

Il pianista Cesare Picco

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Un viaggio nel buio per scoprire il valore della luce. È questo il “Blind Date – Concerto al buio”, lo speciale spettacolo ideato dal pianista e compositore Cesare Picco che, organizzato da CBM Italia onlus (l’Organizzazione umanitaria impegnata nella cura e prevenzione della cecità) accompagna il pubblico in un’esperienza unica di immersione nel buio dove viene stravolto l’uso comune dei sensi. Il concerto si terrà mercoledì 2 novembre, alle ore 21, al Teatro Alfieri di Torino e venerdì 4 novembre, alle ore 21, al Conservatorio Verdi di Milano.

“Blind Date – Concerto al buio”, lo spettacolo di qualche anno fa

Far tornare alla vi(s)ta milioni di persone cieche: la mission di CBM

Avvolto da un’iniziale penombra, il pubblico in sala verrà lentamente condotto al buio più assoluto da un’improvvisazione pianistica che farà perdere i propri punti di riferimento e susciterà emozioni nuove e forti. Dalla completa oscurità, in cui saranno immersi sia il pianista che il pubblico, tornerà poi la luce, illuminante nel suo far comprendere in nuovo modo la realtà.

Il “Blind Date – Concerto al buio” esprime perfettamente la mission di CBM: l’alternanza luce-buio-luce rappresenta il ritorno alla vita di milioni di persone cieche aiutate da CBM nei Paesi del Sud del mondo che, grazie a una semplice operazione chirurgica o ad attività di prevenzione e cura della vista, possono tornare a vedere e a credere in un futuro. Nel concreto sono bambini e adulti, oltre un milione in un anno in 9 Paesi del Sud del mondo, che vengono riportati alla luce grazie alle cure oculistiche dedicate, come dichiarato dalla campagna di sensibilizzazione “Fuori dall’ombra, per il diritto di vedere ed essere visti” lanciata da CBM Italia a ottobre in occasione della Giornata Mondiale della Vista.

“Ci sono delle cose uniche al mondo, una di queste è il ‘Blind Date – Concerto al buio’: la musica si confonde con il buio che si confonde con la luce, raccontando così la metafora di quello che CBM si impegna a fare ogni giorno nel mondo, soprattutto nei Paesi del Sud del mondo dove i bambini che non vedono hanno il diritto di essere inclusi e avere un futuro” spiega Massimo Maggio, direttore di CBM Italia. “Attraverso l’arte, che è bellezza, con l’amico Cesare Picco raccontiamo ciò che usualmente non è considerato bellezza: dal buio alla luce in teatro, dal buio alla luce nei Paesi poveri del mondo”.

Il pubblico presente durante l’edizione di qualche anno fa

“La pandemia ci ha fatto conoscere il buio”

L’artista Cesare Picco ha commentato così il lavoro di CBM: “Conoscere il buio per comprendere la luce: questo viaggio sensoriale che parte dalla luce, fa vivere e conoscere il buio più profondo fino alle tenebre e poi fa tornare alla luce aiuta a comprendere il valore della luce e il senso profondo del lavoro di CBM. È ciò che ci è accaduto anche negli ultimi due anni di vita a tutti i livelli e in tutto il mondo: la pandemia ci ha fatto conoscere l’isolamento, l’immobilità, in una parola il buio. Oggi stiamo tornando alla luce, consapevoli di conoscere un po’ di più la nostra realtà. Perché nel buio si vedono tantissime cose, molte di più di quelle che si possono immaginare”.

Negli anni il “Blind Date – Concerto al buio” ha riscosso un grande successo in ogni teatro in cui è andato in scena, come l’Hangar Bicocca di Milano, il Teatro Petruzzelli di Bari, il Teatro Pavarotti di Modena. L’ingresso è libero con obbligo di prenotazione, per info: https://www.cbmitalia.org/partecipa/blind-date

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Un viaggio nel buio per scoprire il valore della luce. È questo il "Blind Date - Concerto al buio", lo speciale spettacolo ideato dal pianista e compositore Cesare Picco che, organizzato da CBM Italia onlus (l'Organizzazione umanitaria impegnata nella cura e prevenzione della cecità) accompagna il pubblico in un’esperienza unica di immersione nel buio dove viene stravolto l’uso comune dei sensi. Il concerto si terrà mercoledì 2 novembre, alle ore 21, al Teatro Alfieri di Torino e venerdì 4 novembre, alle ore 21, al Conservatorio Verdi di Milano.
"Blind Date - Concerto al buio", lo spettacolo di qualche anno fa

Far tornare alla vi(s)ta milioni di persone cieche: la mission di CBM

Avvolto da un’iniziale penombra, il pubblico in sala verrà lentamente condotto al buio più assoluto da un’improvvisazione pianistica che farà perdere i propri punti di riferimento e susciterà emozioni nuove e forti. Dalla completa oscurità, in cui saranno immersi sia il pianista che il pubblico, tornerà poi la luce, illuminante nel suo far comprendere in nuovo modo la realtà. Il “Blind Date - Concerto al buio” esprime perfettamente la mission di CBM: l’alternanza luce-buio-luce rappresenta il ritorno alla vita di milioni di persone cieche aiutate da CBM nei Paesi del Sud del mondo che, grazie a una semplice operazione chirurgica o ad attività di prevenzione e cura della vista, possono tornare a vedere e a credere in un futuro. Nel concreto sono bambini e adulti, oltre un milione in un anno in 9 Paesi del Sud del mondo, che vengono riportati alla luce grazie alle cure oculistiche dedicate, come dichiarato dalla campagna di sensibilizzazione “Fuori dall’ombra, per il diritto di vedere ed essere visti” lanciata da CBM Italia a ottobre in occasione della Giornata Mondiale della Vista. "Ci sono delle cose uniche al mondo, una di queste è il ‘Blind Date - Concerto al buio’: la musica si confonde con il buio che si confonde con la luce, raccontando così la metafora di quello che CBM si impegna a fare ogni giorno nel mondo, soprattutto nei Paesi del Sud del mondo dove i bambini che non vedono hanno il diritto di essere inclusi e avere un futuro" spiega Massimo Maggio, direttore di CBM Italia. "Attraverso l’arte, che è bellezza, con l’amico Cesare Picco raccontiamo ciò che usualmente non è considerato bellezza: dal buio alla luce in teatro, dal buio alla luce nei Paesi poveri del mondo".
Il pubblico presente durante l'edizione di qualche anno fa

"La pandemia ci ha fatto conoscere il buio"

L'artista Cesare Picco ha commentato così il lavoro di CBM: "Conoscere il buio per comprendere la luce: questo viaggio sensoriale che parte dalla luce, fa vivere e conoscere il buio più profondo fino alle tenebre e poi fa tornare alla luce aiuta a comprendere il valore della luce e il senso profondo del lavoro di CBM. È ciò che ci è accaduto anche negli ultimi due anni di vita a tutti i livelli e in tutto il mondo: la pandemia ci ha fatto conoscere l’isolamento, l’immobilità, in una parola il buio. Oggi stiamo tornando alla luce, consapevoli di conoscere un po’ di più la nostra realtà. Perché nel buio si vedono tantissime cose, molte di più di quelle che si possono immaginare". Negli anni il “Blind Date - Concerto al buio” ha riscosso un grande successo in ogni teatro in cui è andato in scena, come l’Hangar Bicocca di Milano, il Teatro Petruzzelli di Bari, il Teatro Pavarotti di Modena. L’ingresso è libero con obbligo di prenotazione, per info: https://www.cbmitalia.org/partecipa/blind-date
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