Il coraggio di vedere, sentire e parlare. Di non rimanere più in silenzio ma di cacciare fuori la propria voce dopo aver subito troppo. La Rina di Denny Mendez torna ancora una volta sul palco nello spettacolo "Cose di ogni giorno” di David Norisco, per la regia di Francesco Branchetti in scena il 9 marzo a San Vincenzo (Livorno) e il 22 e 23 aprile al Teatro Le Laudi di Firenze. A interpretare questa donna dalle mille sfaccettature c’è lei, Denny Mendez, 44 anni, ex modella e attrice, originaria di Santo Domingo che a 11 anni si trasferì in Italia, proprio in Toscana a Montecatini Terme. E poi fece la storia, diventando la prima Miss Italia di origine straniera a essere eletta nel 1996, suscitando non poche polemiche per il fatto che, essendo di origine straniera non incarnava la femminilità italiana. Polemiche che investirono anche Enzo Mirigliani, patron del concorso. E che però non hanno scalfito volontà e la determinatezza di Denny, decisa a realizzare i suoi sogni e a far sentire la sua voce proprio come Rina.
La protagonista dello spettacolo è una donna che per anni ha fatto finta di non vedere le continue infedeltà del marito per tenere unita la famiglia e trasmettere ai figli i valori in cui crede. Poi quando la figlia, sposata, decide di separarsi perché scopre la relazione di suo marito con una trans e il figlio le rivela di essere omosessuale, tutte le certezze del mondo borghese a cui appartiene le crollano. "Essere donna, moglie e madre cercando a tutti i costi di mantenere l’armonia in famiglia è un compito non semplice - afferma la Méndez -, c’è una frase che mi ha colpita che credo sintetizzi perfettamente il profondo senso di oppressione dell'essere umano ed è quando Rina dice: 'Era il tempo di cadere dalle nuvole e di mettere i piedi a terra, di non considerarmi più una donna che non vede, non sente e non parla. Sicuramente vedevo e sentivo ma è pur vero che non ho mai parlato'". Cosa ha apprezzato di Rina e cosa invece ha fatto più fatica ad accettare? "Riscopro qualcosa di nuovo ogni volta che la interpreto. Amo i suoi sforzi di preservare la fiducia all’interno della famiglia, quella tra lei e il marito, tra lei e i suoi figli. Resiste a tutto ciò che le accade, alle angherie del marito, sacrificandosi in molti casi, un sacrificio che per lei è positivo. Diversamente da lei io avrei il coraggio di ribellarmi a determinate situazioni". A un certo punto quell’immagine di perfezione a tutti i costi crolla, no? "Il problema è che pensiamo di avere determinate certezze che ci sono state trasmesse dalla nostra di famiglia. Quando poi uno si costruisce il proprio nucleo familiare, si sgretolano ed è come ripartire da zero".
Cosa avete in comune? "Sicuramente il fatto di provare a risolvere i problemi tra di noi in famiglia senza ricorrere ad aiuti esterni. Vengo da una famiglia ampia, siamo tre sorelle, abbiamo sempre cercato di supportarci a vicenda". Che madre sente di essere oggi? "Sono una che ascolta e osserva molto. Mia figlia ha sei anni, è ancora piccola però uno degli insegnamenti che cerco di trasmetterle già da ora è l’indipendenza, perché è un valore molto importante da trasmettere alle donne di oggi che lottano per i loro diritti". Le capita di ripensare a quel momento in cui è salita sul podio di Miss Italia? "Sì spesso rivedo anche il filmato e le interviste. Devo dire che pur sentendomi un po’ spaesata, ricordo la bellezza della mia ingenuità in quel periodo. E anche se ancora non sapevo dove la vita mi avrebbe portata, ero consapevole di chi fossi e di cosa volevo dire, pur non essendo affatto maliziosa".
Pregiudizi ne ha subiti dopo la vittoria e tutte le polemiche? "Sì ci sono stati, non posso negarlo però non sono stati così feroci come lo sarebbero stati oggi. Sono stata fortunata perché non c’erano i social, oggi è tutto molto forte e provo empatia per chi subisce questi attacchi". C’è qualcosa nel suo lavoro che vorrebbe fare e che non ha ancora fatto? "C’è un corto che ho scritto e che vorrei girare come regista. Si intitola 'La scafista' e la protagonista è una donna. Il riferimento è alle tragedie che succedono nei nostri mari, però vorrei raccontarlo dal punto di vista di chi guida i barconi. Questo perché c'è una storia anche lì, può essere che quelle persone siano state costrette a fare questo, hanno subito violenze e non hanno avuto altra scelta".